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ROCKNROLLA

Titolo originale: id.
Regia: Guy Ritchie
Interpreti: Gerard Butler, Tom Wilkinson, Toby Kebbell, Thandie Newton, Mark Strong, Idris Elba, Karel Roden, Ludacris, Jeremy Piven, Gemma Arterton, Geoff Bell, Morne Botes, Jimi Mistry, Dragan Micanovic, Matt King, Tom Hardy, Jamie Campbell Bower, Bronson Webb, Scott McNess, Robert Stone
Sceneggiatura: Guy Ritchie
Fotografia:  David Higgs
Scenografia: Richard Bridgland
Costumi: Suzie Harman
Musica: Steve Isles
Montaggio:  James Herbert
Produzione: Dark Castle Entertainment
Paese: UK  Anno: 2008
Durata:  114'
Distribuzione:  Warner Bros
Sito ufficiale: http://rocknrolla.warnerbros.com

Lungo, sconclusionato, beffardo e schizzato. In una sola parola: rock’n roll. Ecco l’ultima storia di balordi e criminali pazzi firmata Guy Ritchie prima del tuffo nell’epoca vittoriana del prossimo Sherlock Holmes. Un film che mantiene tutte le promesse del titolo e che comincia con una disquisizione del fulminatissimo rocker-filosofo Johnny Quid (l’attore Toby Kebbell, visto in Control di Anton Corbijn) sul concetto di ‘Rocknrolla’.

   Siamo nella Londra dei misfatti finanziari, della feroce speculazione edilizia, della riorganizzazione delle  periferie in zone ad alto tasso di “coolness”: tutti vogliono tutto, senza esclusione di colpi. Il mattone è bollente, le mazzette viaggiano alla velocità della luce, le vecchie canaglie come il baldanzoso Lenny (Tom Wilkinson) fanno affari con la rampante mafia russa. Quelli della vecchia scuola come lui si fanno assistere da guardaspalle del calibro di Archy (Mark Strong, già apprezzato in Nessuna Verità di Ridley Scott) e disprezzano gli “immigrati”, non perdono occasione per ricordare loro che Londra appartiene ai lupi londinesi, ma tanto per cambiare pecunia non olet, ti tappi il naso, butti giù un bicchierone di whisky ed è più facile ricordare che il mondo gira intorno a strette di mano che sanciscono transazioni spericolate.

   Poi c’è Johnny Quid, figliastro ribelle di Lenny che per dispetto ruba al patrigno un prezioso dipinto di proprietà del romantico e pericoloso Uri Omovich (Karel Roden). E c’è un gruppo di malavitosi dei bassifondi che si fa chiamare ‘Il Mucchio Selvaggio’. Li guida Mr. One Two (Gerard Butler), a sua volta in contatto mooolto stretto con Stella (Thandie Newton), raffinata, incantevole commercialista di Uri pronta a fregare il suo cliente appena possibile. Sette milioni di euro sono una buona possibilità. Quattordici, una meravigliosa chance. Stella è avida. Stella sa come circuire un macho come Mr. One Two.

   Intorno ai personaggi principali, Ritchie dispone un coro esemplare di grugni nel solco già tracciato con Lock, Stock and Two Smoking Barrels (1999) e l’inarrivabile Snatch (2000). Tossici, spacciatori, ladri, indistruttibili tirapiedi, manager della scena musicale britannica e molte altre figure e figurette che con mezza battuta, una comparsata al bancone del pub, rendono più potente un affresco che emana glamour ad ogni fotogramma. Vertiginoso. Sguaiato. Granitico. “Una storia di sesso, gangster e rock’n roll”, proprio come recita lo strillo sulla locandina. Un’action-comedy con grandi lampi di adrenalina che piacerebbe allo scrittore americano Elmore Leonard.

   Il suono della pellicola, potente e diretto come un uppercut, è quello di The Subways, The Sonics, The Clash, Lou Reed, The Hives. Fotografia, scenografie e montaggio fanno la parte del leone, così come i dialoghi (memorabile la lezione sullo schiaffo impartita da un gangster al suo sottoposto; da antologia la sequenza in cui il perfido Lenny blandisce l’assessore al circolo del tennis offrendogli sigaro pregiato, accendino e una sventola più che disponibile a fargli le fusa).

   Questo film è il Never Mind The Bollocks del cinema. God save Guy Ritchie!

 

(N.G.D’A.)