Titolo originale: id. |
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Regia: Richard Shepard |
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Interpreti: Richard Gere, Terrence Howard, James Brolin, Ljubomir
Kerekeš, Kristina Krepela, Snezana Markovic, Aleksandra Grdic, Joy Bryant,
Goran Kostic, Branko Smiljanic, Mark Ivanir, Diane Kruger, Dylan Baker |
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Soggetto: Richard Shepard |
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Sceneggiatura: Richard Shepard |
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Fotografia: David Tattersall |
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Scenografia: Jan Roelfs |
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Costumi: Beatrix Aruna Pasztor |
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Musica: Rolfe Kent |
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Montaggio: Carole Kravetz |
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Produzione: Intermedia, The Weinstein Company, Cherry Road Films,
Cherry Hill Productions, Jadran Film, QED International, Scout Film |
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Paese: USA, Croazia, Bosnia-Herzegovina Anno: 2007 |
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Durata: 103" |
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Distribuzione: Mikado |
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Sito ufficiale:
www.thehuntingpartymovie.com
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“Dove sono finite tutte le
belle ragazze? Domandai al soldato dell’Onu.
Al cimitero, ridacchiò lui.
Devi soltanto procurarti una pala, e poi ci puoi fare quello che vuoi, con
loro.”
(William T. Vollmann, Come
un’onda che sale e che scende)
“Funziona a meraviglia la
nuova formula usata per controllare i giornalisti, lo embedding, cioè
incorporare i giornalisti nelle unità combattenti perché facciano vedere molto,
senza spiegare niente”.
(Vittorio Zucconi, La Repubblica, 23
marzo 2003)
Sullo schermo campeggia
la frase: “Solo le parti più assurde di questa storia sono vere”.
L’assurdo, ciò che sembra impossibile al teledipendente medio, a chi è
avvezzo a mandare giù come un bicchier d’acqua fresca la “verità”
raccontata dal notiziario delle 20:00. Non ciò che saremmo naturalmente
portati a liquidare come invenzione cinematografica, frutto della
fantasia dello sceneggiatore. L’assurdo è quanto si attiene alla sfera
del reale, a quella porzione di fatti mutuati dall’esperienza di Scott
Anderson, Sebastian Junger e John Falk, giornalisti che in Bosnia,
nell’estate del 2000, arrivarono casualmente ad un passo dalla cattura
di Radovan Karadžić, il criminale di guerra più ricercato d’Europa con
una taglia di 5 milioni di dollari sulla testa e l’accusa di genocidio
emessa dal Tribunale Penale Internazionale per l'ex-Jugoslavia. Ci
arrivarono maledettamente vicini e scoprirono che, per qualche
imperscrutabile motivo, la comunità internazionale (Stati Uniti, Europa,
Onu) ha un approccio moderato (per usare un eufemismo) nel gestire la
caccia ai responsabili di crimini contro l'umanità della risma di
Karadžić.
L’assurdo, appunto. E se
qualcuno ti dice che un giorno è arrivato un certo Osāma bin Lāden e ha rubato
la scena a tutti, rispondigli pure: “Ah, Ok. In effetti non ci avevo proprio
pensato.” Poi fatti una risata, chiaro.
Dalle prime sequenze capisci
che questo film, passato fuori concorso per l’ultima Mostra del cinema di
Venezia e, più di recente, per l’ottava edizione del Festival 'Human Rights
Nights' a Bologna, ti frega con la scusa del prodotto leggero. L’ha scritto e
diretto il regista emergente Richard Shepard (The Matador), mentre ad
interpretarlo c’è un eccellente Richard Gere, attore e attivista a capo della
International Campaign for Tibet.
L’inizio, dicevo: bombe,
macerie, proiettili vaganti, musica pompata nelle orecchie dello spettatore.
Come un Salvate il soldato Ryan girato da Guy Ritchie, per capirci. Lo
stile è quello: macchina a mano, stacchi rapidi tra campo lungo e primissimo
piano, voce fuori campo che ti sbatte al centro del racconto. Sulle montagne
russe. In prima linea.
Una commedia? Non esattamente.
Simon Hunt (Richard Gere) è il
miglior reporter televisivo sulla piazza. Lavora in coppia con l’amico Duck (Terrence
Howard), cameraman professionista sopravvissuto come lui a bombe e fischi di
pallottole nelle principali zone calde del mondo. Zone di guerra e di massacri.
Zone di dolore collettivo e privato: in diretta dall’orrore del conflitto
nazionalista bosniaco, tra stupri e mutilazioni, Hunt perde la testa e si gioca
in pochi attimi la fino ad allora brillante carriera. Le alte sfere del network
americano graziano Duck, mentre al suo collega non resta altro da fare se non
rivendersi a prezzi stracciati a qualche emittente via cavo lontana dal grande
circuito mediatico. Fino al giorno in cui il destino – o più semplicemente lo
sporco lavoro – rimette insieme la coppia negli stessi luoghi, tra gli stessi
fantasmi: a Sarajevo, Hunt il fuso di testa è ossessionato dall’idea di trovare
il criminale di guerra Boghdanovic, conosciuto anche come ‘La Volpe’. E i soldi
non sono la ragione principale, benché il reporter sia ormai pieno di debiti.
Duck si lascia trascinare nell’impresa, portandosi dietro Benjamin Strauss (Jesse
Eisenberg) un odiosissimo novellino fresco di laurea in giornalismo e per giunta
figlio di papà.
Action, road movie
avventuroso, thriller: elementi che Shepard riesce a calibrare molto bene in un
racconto lineare dove i picchi di ironia e denuncia non risultano mai sopra le
righe.
Nove settimane di riprese tra
Sarajevo e Zagabria, nove spettatori in sala (incluse due vecchie carampane che
hanno rotto i sacrosanti con le loro chiacchere da parrucchiere per tutta la
durata del film). La gente, si sa, preferisce 3ciento - Chi l'ha duro… la
vince e Step up 2 - La strada per il successo.
Nino G. D’Attis
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