JAMES G. BALLARD: Millennium people (Feltrinelli, pp. 265, € 16,50; traduzione di Delfina Vezzoli) |
L’edizione italiana del mensile Rolling Stone titola sul numero di marzo: ‘MEETING MR. APOCALYPSè. Un ottimo modo per salutare l’arrivo in libreria di Millennium people di James Graham Ballard, anello più recente di una vasta produzione narrativa che comprende gli ormai classici Foresta di cristallo (1966), La Mostra delle atrocità (1970), Crash (1973) e, in anni più vicini, Cocaine nights (1996), Il Paradiso del diavolo (1997), Super-Cannes (2000).Farsa e thriller politico: ecco gli ingredienti base di un’ opera dalla trama solida inzuppata di humour nero che in patria ha riscosso un meritatissimo successo fin dalla prima tiratura. Una volta di più, il settantaquattrenne scrittore inglese l’ha fatta grossa tracciando un altro segno indelebile sulla mappa letteraria di un inesorabile declino sociale, buttandosi senza risparmio alcuno nella realistica, dissacrante analisi di una civiltà-serraglio nella quale l’umano è al capolinea di un processo cominciato con la postmodernizzazione e proseguito con la conseguente metamorfosi delle relazioni vitali determinata dalla fusione di scienza, linguaggio, comunicazione nelle forze produttive e dai coevi fondamenti della globalizzazione neo-liberale. "Da bravo professionista obbediente, arrivai puntuale al mio appuntamento con la rivoluzione." Psicopatie e soluzioni estreme: Wilder Penrose, lo psichiatra di Super-Cannes non prescriveva medicinali ma atti perversi ai suoi top managers in down di autostima. Da sempre, Ballard racconta di soggetti paranoici, disturbati fino alla disperazione dall’assenza di vie di fuga reali. In Millennium people fotografa la condizione di una moltitudine depressa, incerta e insicura che, perduta ogni legittimità, traduce in ansia e paura il difetto di controllo su ciò che le accade e tenta in extremis di riappropriarsi di una coscienza in necrosi. Il risultato è spietatamente nitido: borghesi, addirittura. Gente quieta e giudiziosa che con un repentino colpo di coda si mette ad assaltare ‘disciplinatamentè videonoleggi, cineteche, agenzie di viaggio, gallerie d’arte in una sorta di nuovo luddismo non dettato dalle medesime condizioni di vita al limite della sopravvivenza che nell’Inghilterra tra la fine del ‘700 e i primi decenni dell’800 portarono bande di operai a distruggere nottetempo i grandi telai, le trebbiatrici meccaniche stipate nelle fabbriche e, nel 1831, i minatori in sciopero del Northumberland a fare a pezzi gli impianti di ventilazione. "Una Volvo carbonizzata giaceva per strada, ma vigevano ancora le regole del buon vivere ed era stata spinta nell’area di parcheggio."Il luogo del disastro è l’Inghilterra dei nostri giorni. Chelsea Marina, per la precisione: zona residenziale al centro di Londra dove Robert Gould, pediatra, è alla testa di una rivolta di quel "ceto dei professionisti istruiti, colonna portante della società" che una volta guardava con orrore alla rivoluzione operaia e che oggi si ritrova a fare i conti con i mutamenti imposti dalla new economy. Massa intenzionata a farsi soggetto politico sospinta dall’immanenza dell’apatia, dalla minaccia della routine. Dissanguata dalle tasse, frustrata dalla continua corsa verso i sogni effimeri del consumismo, la classe media ha sostituito il proletariato sulla scena sociale e adesso, a modo tutto suo, ne incarna il furore ammutinandosi all’autorità e riconoscendo improvvisamente in quest’atto qualcosa di salutare: mi sento sfruttato, quindi mi ribello. Il confine tra bisogno e capriccio è molto labile e Ballard, forse più che in ogni suo libro precedente (fatta eccezione per Hello America, apparso da noi nel 1989 e da allora introvabile) non fa niente per occultarlo. "Avevano fatto piazza pulita del loro mondo in tutta tranquillità, come se avessero messo fuori la spazzatura da ritirare."Tutto ha avuto inizio con un attentato dinamitardo al Terminal 2 dell’aereoporto di Heathrow e, per lo psicologo David Markham, io narrante del romanzo, con la morte della ex moglie Laura, uccisa da una scheggia del timer della bomba. Alla ricerca degli assassini (dopo essere stato reclutato come spia dei servizi segreti dal maggiore Tulloch), Markham entra in contatto con un gruppo formato da Dexter, ex missionario nelle Filippine; Kay Churchill, insegnante di cinema alla South Bank University; Joan Chang, addetta alle pubbliche relazioni presso la Royal Academy. Sono gli istigatori della rivoluzione dei ‘nuovi poveri’, gli artificieri che hanno scelto di accendere la miccia che riempirà il grande vuoto avvertito dalla middle class inglese. Nel mirino: la BBC, Legoland, la tomba di Marx, la Tate Modern. Le forze dell’ordine e l’opinione pubblica vanno in tilt. E il romanzo decolla, fino all’ultima pagina. Un romanzo che verbalizza gli impulsi di una società in scacco, le crepe di un edificio che nel crollo ricadrà su se stesso. Collasso, rifiuto, riciclo. Chiuso il libro, viene da chiedersi: "Terrorista a chi?"
Nino G. D’Attis sul web: Sito ufficiale Videointervista sul sito Feltrinelli www.solaris-books.co.uk/Ballard/ |
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