"Troppe risse, e troppo
sesso, alcol, marijuana, benzedrine e seconal, e troppa, davvero troppa
rabbia ridicola e paralizzante contro le minuscole frustrazioni del
disgustoso mondo letterario. Un mondo necrofilo fino all'osso, in cui si
uccide uno scrittore e poi se ne decora la tomba." Così scriveva Norman Mailer negli anni Cinquanta, riflettendo su se stesso e sul mondo
editoriale in cui si era ritrovato a vivere una condizione a dir poco
problematica con due romanzi alle spalle e un terzo (Il Parco dei
cervi) rifiutato ad oltranza dalle case editrici. Se nel 1948 Il
Nudo e il morto lo aveva portato a beneficiare di una discreta fama,
i passi successivi non furono esattamente rose e fiori: una lotta
apparentemente infinita (con i due premi Pulitzer e il National Book
Award ancora lontani) per ottenere un più che meritato posto tra i
giganti. Ecco allora che, all’interno di questa corposa raccolta di
saggi, articoli, pezzi teatrali, riflessioni assortite ripubblicata in
Italia da Baldini Castoldi Dalai dopo un lungo oblìo, lo scrittore del
New Jersey scomparso nel 2007 mette a fuoco un momento particolare della
sua vita professionale. Una crisi che assume i contorni di un greve
vaticinio, se pensiamo a ciò che è diventata oggi l’editoria, ovvero un
non-luogo all’interno del quale l’idea di investire tempo, denaro,
energie su un vero scrittore è stata progressivamente accantonata per
far posto alla commercializzazione del nulla (le eccezioni risultano
drammaticamente sempre più infrequenti).
“La personalità
dell’autore può aiutare o danneggiare il successo dei suoi libri, e
talvolta il fatto che il pubblico non abbia un’idea chiara della sua
statura è fatale al suo talento. Il modo di salvare il proprio lavoro e
di conquistarsi nuovi lettori consiste nel farsi pubblicità, rubando la
pagina preferita da quel libro non scritto di Hemingway che è Appunti di
Papa su come può farsi strada un romanziere.” Pubblicità intesa da Mailer anche come occasione per svelare qualcosa di se stesso, passioni,
idiosincrasie e ripensamenti inclusi: aspri e talora lapidari i giudizi
su alcuni colleghi (Bellow, Beckett, Kerouac e Vidal), di particolare
rilievo l’articolo datato 1954 e apparso sulla rivista di cultura gay
One intitolato Il Cattivo omosessuale, in cui l’autore rivela
di essersi liberato da un pregiudizio sociale che nell’America degli
anni Cinquanta aveva un peso consistente (il Rapporto Kinsey,
uscito nel 1947 aveva procurato al biologo Alfred Kinsey accuse di
pornografia, pedofilia e omosessualità, tutte definizioni che all’epoca,
negli Stati Uniti infarciti di nevrosi antidemocratica risultavano
sinonimi di comunismo).
Scrive di guerra,
bebop, Hollywood, marxismo e Picasso, il futuro autore de I Duri non
ballano e Antiche sere. Scrive come un pugile dall’anima di
un poeta, tormentato, acuto e sfrontato, nudo come un verme davanti al
lettore. Ma le pagine dedicate al travagliato viaggio verso la
pubblicazione de Il Parco dei cervi basterebbero da sole a far
morire di vergogna qualunque fabbricante e qualsiasi consumatore di
spazzatura in forma di libro. In un mondo più intelligente, meno votato
a sguazzare nella superficialità, sarebbero sufficienti a far cambiare
mestiere o a mettere in condizione di valutare l’ipotesi del suicidio a
non pochi editor attualmente in circolazione. Leggi Norman Mailer e da
ultimo ti rendi conto che al momento la carta igienica più costosa non
si trova al supermercato ma in libreria: pile infinite di ordinaria
carta da culo posizionata in spazi precedentemente occupati da opere di
genio.
(N.G. D’A.) |