“Imboccai la Florida
Tumpike con il cadavere decapitato di Rollo Kramer nel bagagliaio della
Chrysler, continuando a ripetermi mentalmente che avrei dovuto stenderci
sotto un telo di plastica.”
Sentite come
suona in originale: “I turned the Chrysler onto the Florida Turnpike
with Rollo Kramer's headless body in the trunk, and all the time I'm
thinking I should've put some plastic down.”
Sembra di ascoltare Jon
Spencer con la sua Blues Explosion in forma smagliante. Ma non è il punk
blues di Jon Spencer. Cosi scrive Victor Gischler da Baton Rouge,
Louisiana. Autore di quattro romanzi, il primo dei quali è proprio La
Gabbia delle scimmie (Gun Monkeys, uscito negli USA nel
2001), l’ultimo Go-Go Girls of the Apocalypse. Hard boiled di
malavita, gente marcia e disgraziata, pistolettate, pugni in faccia,
litri di roba da bere (preferibilmente Chivas, altrimenti whisky da
quattro soldi per le situazioni d’emergenza) giusto per star su un’altra
notte nello schifo del mondo. Se no come fai? Schiacci il grilletto.
Schiacci il piede sull’acceleratore. Metti il turbo. Metti un altro
caricatore e fai BUM! BUM!! BUM!!! E vaffanculo. Vampate di umorismo
dark come nel cinema di Quentin Tarantino o nella serie a fumetti
Preacher di Garth Ennis e
Steve Dillon. Cool. Abbastanza cool. E,
sì, se ve lo state chiedendo, i debiti sono tanti, a cominciare da
quello con gli zii James Crumley per la caratterizzazione dei personaggi
ed Elmore Leonard per i dialoghi. Ma cercate di non pensare a questo. Né
alla copertina bruttina che al massimo susciterà l’invidia di Andrea
Pinketts. Pensate all’estate, e a letture più indicate per un pigro
pomeriggio sulla veranda di una splendida villa abusiva a tre metri
dalla spiaggia. Roba leggera, veloce, divertente. Insomma, non proprio
Alle origini della filosofia contemporanea. Wilhelm Dilthey.
Antinomie dell'esperienza, fondazione temporale del mondo umano,
epistemologia della connessione.
Una Chrysler, dunque.
E la Florida. E un tizio che si chiama Charlie Swift,
quarantenne, di
professione sicario sul libro paga di Stan, un vecchio gangster di
Orlando, la città del Walt Disney World Resort, dell’ Universal Studios
Escape e di Wesley ‘Quanto ti devo?’ Snipes. Clima subtropicale caldo e
umido. Justin Timberlake dice di adorarla. Ma Charlie Il Sarto non è
Justin e non credo che Madonna si sognerebbe mai di scambiare due
chiacchiere con lui. Non con un soggetto poco raccomandabile che si
ritrova con un mucchio di guai spalmati su 24 capitoli più un epilogo.
BUM! BUM!! BUM!!! A Charlie, i casini piovono addosso come niente:
rivali in affari, oppure piedipiatti. I Federali, addirittura. Come se
non bastasse quel pezzo grosso di Miami che si è messo in testa di fare
le scarpe al suo capo. E pensare che lui, Charlie, ha addirittura una
fidanzata (Marcie, neanche lei è esattamente a posto) e si porta sempre
dietro una vecchia copia del National Geographic (a ciascuno i
suoi feticci).
Bel ritmo. Buona
storia di fughe, inseguimenti, cose che vanno puntualmente storte. Metti
su Jon Spencer, o in alternativa i Detroit Cobras e hai la colonna
sonora giusta. Gischler preferisce gli Abba (Uuuuhhh!) e Johnny Cash
(adesso ragioniamo), ma chi se ne frega.
(J.R.D.) |