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JAMES REASONER: Il Vento del Texas  (Meridiano Zero, pp.192, € 13,50; traduzione di Marco Vicentini)
 

JAMES REASONER: Il Vento del Texas

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È indubbio che tra i grandi meriti della casa editrice Meridiano Zero ci sia al primo posto il progetto, sviluppato con successo ormai da più di un decennio, di recuperare il meglio della produzione noir internazionale del passato riproponendo (o talora presentandole per la prima volta nella nostra lingua) opere di autori poco o per nulla conosciuti da noi. È il caso dei magistrali lavori di Derek Raymond, ma anche de Il Vento del Texas, romanzo del 1980 dell’americano James Reasoner, oggi nella traduzione di Marco Vicentini che di Meridiano Zero è anche il fondatore.

   Reasoner, nato a Fort Worth (la cittadina texana che ha dato i natali tra gli altri ad Ornette Coleman, ai tamarrissimi ZZ Top e a Mark Chapman, l’assassino di John Lennon) ha pubblicato una mole incredibile di opere (molte sotto fantasiosi pseudonimi come  Hank Mitchum, Jon Sharpe, Justin Ladd, Brett Halliday e Dana Fuller Ross) esplorando di volta in volta il western, l’hard-boiled di scuola Hammett-Chandler, il genere storico (con il ciclo Civil War Battle Series incentrato su una famiglia di agricoltori della Virginia e altri tre sulla seconda guerra mondiale), la saggistica (Draw: the greatest  gunfights of  the American West). Nel cuore di molti estimatori è però proprio Il Vento del Texas ad aver assunto nel tempo lo status di un romanzo di culto, invisibile per anni dopo una prima pubblicazione curata da una piccola casa editrice di New York. Una storia che ha come protagonista il detective privato Cody alle prese con la scomparsa di una ragazza di nome Mandy, cantante dei Friendship, fan di John Denver, Willie Nelson e Linda Ronstadt  e figlia di Austin Traft, un uomo molto ricco che, apprendiamo dalle prime pagine, al momento della sparizione della giovane era fuori città. Si dice che lei abbia tagliato la corda da Fort Worth insieme al suo ragazzo per inseguire il sogno romantico di una vita migliore, forse una carriera come duo country. Oppure potrebbe essere finita in guai grossi, magari rapita da qualcuno. Questo l’avvio (con una scena iniziale a dir poco classica: l’investigatore che riceve l’incarico nella dimora del cliente, in questo caso la matrigna di Mandy). Più avanti, non mancheranno i pugni, le pistolettate né i misteri da risolvere vincendo la reticenza di amici e conoscenti della scomparsa. Una volta chiuso il libro, l’impressione sarà quella di aver letto un romanzo piacevole, in verità non all’altezza del culto tributatogli per anni (siamo lontani dalla polvere, le ombre e i pugni allo stomaco di un Jim Thompson), eppure non del tutto privo di un certo fascino. Reasoner è un buon artigiano: abile nel muoversi nel mainstream e sul filo del melodramma, refrattario a premere il piede sull’acceleratore ogni volta che sarebbe opportuno deragliare dall’impianto pulito, romantico, consolidato, da quella tradizione americana oggi diventata cliché (ci sono cascati anche Crumley e Lansdale, a ben vedere) . Così, Il Vento del Texas è un soft-boiled sostenuto essenzialmente da dialoghi di buona fattura, una lettura d’altri tempi con Chandler nel cuore e la vera sporcizia americana (Ellroy) portata via da una squadra delle pulizie prima dell’incipit.

 

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Nino G. D'Attis