Dopo
In fondo agli occhi del gatto, uscito nel 2007, Marsilio
propone la traduzione italiana di Y, romanzo pubblicato per la
prima volta in Francia nel 1991 dalle Éditions Métailié e prima parte di
una trilogia che comprende anche Rue de la Cloche (1992) e La
Forcenée (1993, uscito nel 2001 per Mondadori con il titolo
L'assassina di Belleville e un’introduzione di Andrea Camilleri).
Opera complessa ma non ostica (siamo pur sempre nel campo del
thriller ad alta tensione con tanto di intrecci, inseguimenti e
ribaltamenti calibrati ad arte), Y mette in scena personaggi
curiosi alternando punti di vista e stili narrativi (talora con azzardi
gusto dopa sarcastici e pungenti che accostano la penna di Quadruppani a
quella di un Hunter S. Thompson) in un susseguirsi di dettagli visivi
montati abilmente, quasi in una fusione a freddo tra cinema e
letteratura. Il lettore vede le strade, i palazzi, i rigagnoli, gli
appartamenti di Parigi, le cabine dei sex- shop dove maschi solitari si
segano a pagamento guardando un video o una ragazza che fa un peep-show.
E ascolta le voci di Claude, lo sballato, indolente figlio di un papà
che lo ha messo nei guai fino al collo; di Adèle, ambigua giornalista e
sorta di sexy guerrigliera urbana, e dell’ex superpoliziotto con walkman
e cuffiette Emile K (conosciuto anche come capitano Krachevski).
Tutto comincia quando il banchiere dai molti intrallazzi Alexandre
Varga, Cavaliere della Legion d’Onore, sparisce nel nulla lasciando a
Claude una lettera che contiene un testamento e un enigma che interessa
troppe persone pericolose. Così Claude incontra Adèle ed Emile (ma anche
la .357 Magnum dello sbirro Le Cloarec e quella di Guido, obeso killer
italiano che discetta di poesia e filosofia). Ci sono i Servizi. Ci sono
gli hezbollah. C’è un deputato che per natura si porta dietro un
insopportabile tanfo di merda. C’è la mafia. C’è di mezzo la famigerata
polvere d’angelo (o Pcp, acronimo di phenciclidina). Vi serve un
esempio? Ecco qui:
“Al piano di sotto, c’è Attila sbarcato al villaggio. Quando arrivo in
cima alla scala, lo zietto Gimenez, una chiappa sul bracciolo della
poltrona Luigi XV riservata agli ospiti di Alex, sfoglia un dossier
preso da una pila per metà crollata ai suoi piedi. Due suoi uomini, due
fusti villosi con catenine d’oro che si intravedono sotto i giubbotti
costosi, stanno per capovolgere il baule di legno medievale in fondo
alla scala.”
Si decolla alla grande e si atterra senza aeroporti intermedi solo
all’ultima parola in un incalzante repertorio narrativo, in
un’alternanza di scene esplosive e passaggi più introspettivi
(l’incontro tra Emile K. e Abou Ahmed, un anziano informatore nel
retrobottega di quest’ultimo). Action e preveggenza di sconvolgimenti
geopolitici (dieci anni prima del crollo delle Twin Towers a New York).
Action e scandali internazionali, traffici da spy-story di ampio respiro
cui fa da sfondo un quadro storico reale, un Grande Nulla insulso e
avvilente che appartiene al nostro tempo, al nostro quotidiano.
Ancora una volta, lo scrittore francese si conferma sovrano assoluto
della pagina, tanto sotto il profilo della costruzione linguistica e
temporale quanto nella capacità di sollevare il margine psicologico
dell’umano, rivelandone al lettore il verso violento e caotico ma anche
quello grottesco. Quadruppani vive lo spazio del romanzo come luogo del
rischio e della scommessa.
(N.G.D’A.) |