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BE COOL |
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Con un cambio della guardia sulla poltrona del regista (da Barry Sonnenfeld al giovane F. Gary Gray, autore di The Italian Job e Il Negoziatore) Chili Palmer, impeccabile, irresistibile canaglia, è di nuovo in azione. Dieci anni dopo le vicende di Get shorty, che per la carriera artistica di John Travolta rappresentarono il colpaccio n.2 della fase di rilancio cominciata con Pulp fiction, l’ex strozzino partorito dalla fantasia dello scrittore Elmore Leonard (tra i produttori esecutivi del film, insieme a Danny “Vista lunga” De Vito) abbandona la via della produzione cinematografica e si butta a pesce nel mondo dello star-system discografico prendendo a cuore il talento e le vicissitudini della giovane cantante r’n’b Linda Moon (Christina Milian, autentica promessa della musica nera).
Più vecchio ma non per questo meno furbo e determinato, Chili ne ha
abbastanza del cinema, della “Hollywood da decalcomania” e sta drizzando le
antenne per cercare nuovi stimoli. L’illuminazione arriva nei primi minuti
del film, quando il nostro eroe con la fissa del “cool” assiste comicamente
distaccato all’omicidio dell’amico Tommy davanti a un ristorante di Beverly
Boulevard. Scena irresistibile: un killer russo sui generis e primo di una
lunga serie di omaggi cinematografici (ma anche musicali) che
Chili fa presto a scoprire che l’ambiente musicale non è meno sporco di quello degli Studios hollywoodiani. Il talento non basta: bisogna farsi largo a spallate, guardarsi da iene del calibro di Nicky Carr (Harvey Keitel) e del suo schizzato quanto incapace socio Raji (Vince Vaughn). Si innamora di Edie, conquistato dall’energia della vedova, dalla sua intelligenza e dal tatuaggio impresso appena sopra il suo incantevole fondoschiena. Balla con lei, rievocando l’analoga scena madre di Vincent Vega e Mia Wallace nel più grosso successo di Quentin Tarantino. Balla come solo Travolta sa fare, per sempre Tony Manero, oggi all’altezza dei divi del passato esattamente come Uma Thurman. Cosa c’è di travolgente in Be Cool? Molto, se non tutto. I dialoghi fanno girare la testa, le gags arrivano a raffica più delle pallottole, le sorprese per lo spettatore non finiscono mai (da puro delirio la comparsata di Steve Tyler e dei suoi Aerosmith nei panni di se stessi). Il ritmo cede in qualche punto ma è poca cosa rispetto ad un risultato finale che se non è da fuochi d’artificio poco ci manca.
Sia gloria al genio di Leonard per i personaggi: da The Rock nei panni di
Elliott, tirapiedi effeminato al guru hip hop Sinclair Sin LaSalle (Cedric
the Entertainer), passando per André Benjamin degli Outkast
53.000.000 di dollari di budget, 55.181.399 incassati negli States. Sequel ispirato, cast azzeccatissimo, colonna sonora da sturbo (brani di Earth, Wind & Fire, Black Eyed Peas, James Brown, Kool & The Gang, William DeVaughn, Baby Bash, Elis Regina, Sonny & Cher). Se ancora non l’avete visto, siete decisamente fuori dalla nobile categoria dei tipi “cool”.
Veronica Lago |
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