Home | Back | 20 Centimetri | A History Of Violence | Arrivederci amore ciao | Batman Begins | Be Cool | Clean | Crimen Perfecto | Cursed | Danny The Dog | Donnie Darko | I Fratelli Grimm | Good Night, and good luck | Il Caimano | Inside Gola Profonda | Lady in the water | La foresta dei pugnali volanti | Last Days | Le tre sepolture | Mare Nero | Million Dollar Baby | Natural City | Nuovomondo | Old Boy | Quo Vadis Baby? | Red Eye | Romanzo Criminale | Saw | Silent Hill | Sin City | The Black Dahlia | The Grudge | The Ring 2 | The Woodsman | Viva Zapatero! | Archivio Cinema In primo piano: Aspettando Abel | Land of the Dead 1, Land of the Dead 2 | Lavorare con lentezza: Recensione, Alice in paradiso, La rivoluzione di chi? | Russ Meyer: L'occhio nel rituale autoerotico, Grazie di tutto(non solo per le tette) | Tarantino: Kill Bill-Vol.1 , Kill Bill-Vol.2 | XXV edizione del Fantafestival | Speciale Linda Fiorentino: Articolo e Gallery , Filmografia |
||||||||||||||||||||
DANNY THE DOG |
||||||||||||||||||||
Prendi un orfano di quattro anni, allevalo nella ferocia come un pitbull da combattimento e togligli il collare quando serve: ecco che vita ha fatto Danny (Jet Li) alla corte dello spregevole “zio” Bart, gangster scozzese cinico e iroso con le fattezze e la gestualità di un eccellente Bob Hoskins. Se qualcuno non paga, Danny usa mani e piedi per frantumargli le ossa. Se c’è un’arena clandestina con tanto di scommettitori intorno, il cane da guardia viene buttato dentro per ridurre in polpette il gladiatore di turno. L’ordine è: «Uccidili tutti!» L’animale esegue colpo su colpo senza soffermarsi a riflettere: uno al cranio, due ai genitali della vittima, un altro allo stomaco e avanti il prossimo. Bart incassa sterline e festeggia con qualche puttana di lusso, Danny mangia roba schifosa in scatolette. Di notte la selvaggia macchina di morte fa la cuccia in una misera gabbia: non c’è più violenza nei suoi occhi, solo un’immensa tristezza, una solitudine tragica che richiama alla memoria tanto la Anne Parillaud di Nikita quanto Takeshi Kitano in Brother. Un giorno, durante uno dei soliti giri di riscossione, Danny incontra Sam (Morgan Freeman) nella bottega di un antiquario. Uomo mite e onesto, privo della vista dopo un incidente, Sam è un accordatore di pianoforti che vive in un piccolo appartamento con la figliastra Victoria (Kerry Condon): gente semplice, lontana dallo sporco e dal sangue che insozzano le strade. Persone vere che ricordano a Danny tutte le possibilità che l’ombra della morte gli ha negato dal giorno in cui una mano misteriosa uccise brutalmente sua madre. Flashback: un bambino gioca ai piedi di un pianoforte, sotto lo sguardo amorevole di una bellissima donna dagli occhi a mandorla. Arrivano i cattivi. Tutto si tinge di nero. Danny The Dog (uscito negli States con il titolo di Unleashed) è un action spettacolare con le sequenze di lotta coreografate dal maestro Yuen Wo-Ping (The Matrix Reloaded; Kill Bill) e musica dei Massive Attack. Accelerazioni cinetiche improvvise, sparatorie, dialoghi in puro stile hard boiled, eroi e villains che si imprimono facilmente nella memoria e una resa dei conti finale da antologia. Scritto e prodotto da quel Besson che credevamo disperso dietro a progetti per bambini (è atteso per il 2006 il suo Arthur and the Minimoys), al contrario ancora in grado di scalare montagne pensando ad un cinema in cui velocità e ritmo prestano servizio all’elemento drammatico. Dietro la macchina da presa c’è il trentaduenne parigino Louis Leterrier (The Transporter, 2002), qui impegnato a sviluppare una storia che ha lo stesso mood dei due classici bessoniani per eccellenza: Nikita e Léon. Il risultato è entusiasmante: cinema robusto, sganciato dal verosimile; poesia muscolare che omaggia John Woo e Bruce Lee ma anche il Truffaut de L’Enfant sauvage a sua volta ispirato dal testo ottocentesco Mémoire et rapport sur Victor de l’Aveyron di Jean Itard. Jet Li, divo emerso con Arma Letale 4 e Kiss of the Dragon, recentemente consacrato da Hero, offre una prova di recitazione fino a ieri impensabile, uscendo così dai panni dell’acrobata prestato ad Hollywood: un po’ Tarzan, un po’ creatura di Frankeinstein quando ripercorre e somma tutti gli orrori che la malavita gli ha fatto commettere: «Non voglio più uccidere», dice ad un certo punto, sapendo di essere stato fino ad allora uno schiavo senza futuro, la vittima di un microsistema fondato sul sopruso, uno sventurato killer in balia dei capricci di uno psicopatico. La mano di Leterrier è sicura, a suo agio perfino quando il film imbocca temporaneamente la strada della commedia per raccontare il modo in cui Danny recupera per gradi e in maniera impacciata tratti comportamentali più umani. Una menzione speciale la merita anche il lavoro fotografico di Pierre Morel: luci livide, appena più calde negli interni della casa di Sam e sua figlia per marcare la differenza tra un accogliente focolare domestico e il magazzino-tana di Bart. Luci che fanno risaltare l’opera dello scenografo Jacques Bufnoir (La Capra: Kiss of the dragon) e si legano intimamente allo score dei Massive Attack. Duro e malinconico, forgiato nel metallo e nella memoria cinefila tout-court: ecco da dove riparte il cinema francese. (N.G.D’A.) |
||||||||||||||||||||
|