Home | Back | 20 Centimetri | A History Of Violence | Arrivederci amore ciao | Batman Begins | Be Cool | Clean | Crimen Perfecto | Cursed | Danny The Dog | Donnie Darko | I Fratelli Grimm | Good Night, and good luck | Il Caimano | Inside Gola Profonda | Lady in the water | La foresta dei pugnali volanti | Last Days | Le tre sepolture | Mare Nero | Million Dollar Baby | Natural City | Nuovomondo | Old Boy | Quo Vadis Baby? | Red Eye | Romanzo Criminale | Saw | Silent HillSin City | The Black Dahlia | The Grudge | The Ring 2 | The Woodsman | Viva Zapatero! |  Archivio Cinema

In primo piano: Aspettando Abel | Land of the Dead 1, Land of the Dead 2 | Lavorare con lentezza: Recensione, Alice in paradiso, La rivoluzione di chi? | Russ Meyer: L'occhio nel rituale autoerotico, Grazie di tutto(non solo per le tette)  | Tarantino: Kill Bill-Vol.1 , Kill Bill-Vol.2 | XXV edizione del Fantafestival | Speciale Linda Fiorentino: Articolo e Gallery , Filmografia


Davide Catallo parla di

LINDA FIORENTINO     Gallery di Linda Fiorentino

 

Bisogna essere incappati all’età di tredici anni nei fotogrammi di La fiamma del peccato (1944, Billy Wilder). Bisogna aver visto quella caviglia abbracciata da una delicata cavigliera scendere negli inferi della sensualità. Uno scalino dietro l’altro, lentamente e con grazia felina, come carezze fatte con i piedi. Attrazione feticista nell’immacolata verginità di un adolescente. Bisogna aver pensato a tutte le donne e a nessuna in particolare nell’attesa di scoprire quale volto appartenesse a quelle gambe ammaliatrici. E bisogna aver tremato, quando Barbara Stanwyck guarda per la prima volta Fred MacMurray, un uomo che in quel caso era tutti gli uomini. Dodici o tredici anni, non di più, la fiamma del peccato si accende e l’immaginario cinematografico dell’intera tua vita è inesorabilmente segnato da una magnifica ossessione: la dark lady. E così, anno dopo anno, si procede di visione in visione alla ricerca della lady perduta.

Negli anni ’80 ci s’illude di averla trovata nella splendida icona narrata in Brivido caldo da Lawornce Kasdan, ma l’attrice Kathleen Turner non ha mai assecondato gli angoli più neri della sua arte. Qualche folgorazione come Virginia Madsen in The Hot spot di Dennis Hopper, o qualche speranza perduta come Jennifer Jason Leigh, ma nulla di serio.

Fino a quando un giorno, senza troppo clamore e prima che l’età adulta ridefinisse l’ossessione di cui sopra, l’occhio va a cadere sul volto spigoloso e scuro di Linda Fiorentino. Già il nome, sembra il frutto della casualità o del destino, in realtà si può pensare che un nome, piuttosto che un altro, assecondi meglio una determinata carriera piuttosto che un’altra. Kim basinger, Kate Beckinsale, Sharon Stone... non potrebbero mai essere i nomi di una dark lady perfetta, non rimandano ad una doppia natura, sono figli di una stessa origine.

Linda: secco, breve e conciso.

Fiorentino: lungo, latino e musicale.

Linda Fiorentino, suona bene, ma è anche ambiguo, proprio come una femme fatale, e proprio come Barbara Stanwyck.

Barbara: una carezza fatta con tre sole lettere.

Stanwyck: uno schiaffo dato con sei consonanti su otto lettere.

Corto/lungo, carezza/schiaffo, freddo/caldo... sono i binomi entro cui si genera la dialettica ambigua di una vera dark lady: Linda Fiorentino, che però non è il suo vero nome.

Clorinda Fiorentino, è questo il suo nome di battesimo, nasce a Philadelphia il 9 marzo del 1960. Cresciuta nel New Jersey (con genitori di origine italiana, due fratelli e ben cinque sorelle) seguendo i dettami di una fervida educazione cattolica (“io sono convinta che mia madre abbia fatto sesso solamente otto volte”, dichiarerà qualche anno dopo), presto baratterà il suo destino da brava ragazza cristiana con un’effimera carriera d’attrice.

Dietro consiglio del suo professore di filosofia politica, dopo un diploma in scienze politiche e la convinta intenzione di studiare legge per poi diventare avvocato, abbandona l’idea di laurearsi e decide di percorrere la via della recitazione.

Vendendo l’anima al cinema, ma mai a Hollywood (luogo da lei particolarmente odiato).

New York, primi anni 80.

Linda Fiorentino si guadagna da vivere lavorando come barista, e nel tempo libero studia recitazione frequentando il Circle in the Square Theatre School. Nel locale, fra i suoi colleghi di lavoro, troviamo anche un Bruce Willis ancora sconosciuto, i due peraltro, oltre che condividere il sogno di una carriera artistica, vivono nello stesso appartamento. Qualche anno dopo, in un colloquio-intervista, ricorderanno quel periodo:

LF: Io non faccio il nome di chi potrebbe avermi rovinato la vita (si riferisce al professore che le consigliò la carriera d’attrice). Forse io sarei stata più felice come avvocato.

BW: Non ho nulla contro gli avvocati, ma penso che tu abbia fatto la scelta giusta. Linda, noi condividemmo un appartamento agli inizi della nostra carriera. Io ancora sono un pò arrabbiato con te perchè hai avuto una parte prima di me. (Linda Fiorentino ride).

Fu proprio così, alle 4:00 a.m. di un giorno qualsiasi, degli agenti hollywoodiani entrarono nel  bar e le comunicarono che era stata scelta per il ruolo da protagonista nel film Vision quest (1985), al fianco di un giovane Matthew Modine.

Qualche giorno prima, Linda era volata a Hollywood per un provino (“...sembrò un tale spreco di tempo che io non immaginavo di avere la parte”), evidentemente si sbagliava, dato che sbaragliò la concorrenza di ragazzette agguerrite come Demi Moore, Rebecca De Mornay e Rosanna Arquette. Vision Quest (in Italia, Crazy for you) è un mediocre film che si lascia ricordare ai posteri giusto per una fugace apparizione di Madonna. Nello stesso anno è la volta di Gotcha!, spy-comedy non eccelsa che vede nel cast la presenza di Alex Rocco, attore che iniziò la carriera in Motorpsycho (1965) di Russ Meyer. Nel novembre del 1985, Linda Fiorentino prese parte ad un episodio (The night caller) all’interno della serie: Alfred Hitchcock Presents. Sempre nello stesso anno, viene scelta da Martin Scorsese per interpretare il ruolo di Kiki Bridges in Fuori orario (After hours), splendido viaggio kafkiano che porta Paul Hackett (Griffin Dunne) a vivere una notte da incubo a fronte di una sognante routine quotidiana.

Tutto in un anno, il 1985, a voler credere alle coincidenze astrali o alle strane corrispondenze, si potrebbe affermare che Linda Fiorentino nell’anno della sua nascita artistica, sia stata benedetta e segnata da quella femminilità sensuale ma a suo modo femminista (Madonna), quella femminilità fisicamente prorompente che usa le proprie curve per dominare (Alex Rocco e di conseguenza le “tettone” di zio Russ), quella femminilità ambigua ed evanescente (la donna nell’universo Hitchcockiano) e la femminilità intellettuale ed intelligente (la scultrice nel film di Scorsese). Forse è solo un gioco, anzi lo è, ma s’è appena fatto l’elenco delle quattro caratteristiche fondamentali di una vera dark lady: sensualità, aggressività (a volte nascosta dietro un’apparente fragilità), ambiguità ed intelligenza.

Dopo Fuori orario, erano in molti a scommettere su l’inizio di una folgorante carriera, ma le cose per Linda Fiorentino non andarono esattamente così. Furono le ragazzotte agguerrite (quelle sbaragliate al provino per Vision quest) ad iniziare un’irrefrenabile ascesa. Demi Moore, Rossana Arquette e Rebecca de Mornay, loro divennero delle stars, o quasi. Linda Fiorentino no, lei aveva altri sentieri da percorrere.

Dal 1985 al 1994, per nove lunghi anni e prima della svolta (?), la carriera della Fiorentino sarà costellata da mediocri film che poco aggiungono alla qualità del suo palmares ed ancora meno alle casse dei produttori hollywoodiani. L’unica pellicola degna di sguardo in questo periodo è The Moderns (1988) di Alan Rudolph, opere come Sognando Manhattan (1990), L’infiltrato (1992), Impulso omicida (1993) ed altre ancora, non avrebbero motivo d’esistere se non fosse per la sua presenza, ma il 1994 è vicino, è lì, è dietro l’angolo. È arrivato.

1994. John Dahl, un regista non particolarmente dotato, la sceglie per il ruolo di Bridget Gregory nel film Last seduction (l’ultima seduzione). È un film medio. È un film nato per il circuito via cavo che grazie ad un inaspettato successo finirà nelle sale. Ma è anche il film in cui il concetto di dark lady viene portato all’estremo, in cui Linda Fiorentino è pornografica, sexy e spietata. È l’opera che ha dato un senso alla carriera di colei che fuma come una puttana e scruta il prossimo come uno scienziato. Colei che dopo L’ultima seduzione è divenuta un icona cult e che verrà ricordata ai posteri, se non altro, per la scena del recinto, o quella del bar, o magari per quel sorriso finale. Fra qualche anno il Mollica di turno ricorderà l’accavallamento di gambe della Stone in qualche “servizietto” per il tg 1, ma per la strada, dove i tombini fumano, a qualcuno tornerà alla mente il volto blasfemo di Bridget Gregory. Devono pensarla così in molti, considerando che Chaz Palminteri in una intervista disse: (...) Quando parlando con degli uomini, dico che sto lavorando con Linda Fiorentino, loro subito esclamano: Oh mi Dio il recinto!(...).

Il film che Linda Fiorentino stava girando con Palminteri era Jade (1995) per la regia di William Friedkin (L’esorcista, Vivere e morire a Los Angels...) e la sceneggiatura di Joe Eszterhas (Basic Instict). Jade è un thriller psicologico di discreta fattura che contribuì ancora una volta ad ipotizzare un successo planetario. Ci riprova, senza troppo speranze, ancora con John Dahl in Unforgetable (1996), gira il pessimo Un colpo di fulmine (1997) al fianco di James Woods e finalmente arriva al grande pubblico grazie a Men in Black (1997) insieme a Will Smith e Tommy Lee Jones. La leggenda vuole che la Fiorentino ottenne la parte battendo a poker il regista Barry Sonnenfield e naturalmente, oltre al ruolo, ebbe modo di guadagnarsi sfacciatamente 1200 $.

In seguito, sarà l’angelo di Dio in Dogma (1999) di Kevin Smith, farà girare la testa a Paul Newman nel gradevole e sexy Per amore dei soldi (2000), prenderà parte in Da che pianeta vieni?(2000) del sempre verde Mike Nichols, e passando per Un perfetto criminale (2000) si arriverà all’ultimo ed inguardabile film: Liberty Stands Still (2002).

Ad osservarla bene la carriera di questa attrice non è poi un granché, perlomeno stando alla qualità artistica dei film a cui ha prestato il volto. Allora perchè un articolo su Blackmailmag? Solo per il lontano Fuori orario o per il cult Last Seduction? Solo ottusa predisposizione per l’underground?

Assolutamente no, è la predestinazione ad osservare dietro le quinte, quei volti persi nell’infinita profondità dell’immagine, quel tizio lì in terza fila tra il pubblico, o quella comparsa che non sorride ad una gag di Charlie Chaplin. È questo l’occhio che si è posato su Linda Fiorentino ed è questa la penna che sta tentando di comunicarlo.

Non si è dark lady per caso. Forse grazie ad una formula alchemica o ad un incastro di crismi deviati, è difficile dirlo, di certo, essere dark lady non significa banalmente interpretarne il ruolo. Linda Fiorentino sarebbe tale anche in una commedia rosa. Lo è perchè nella vita come sullo schermo la sua personalità è sempre in tensione. E lo è perchè non incarna l’ambiguità, ma la vive.

Lei, piccola ragazzina cattolica divenuta nell’immaginario cinematografico una mangia uomini sexy e diabolica, che mai si libererà del personaggio interpretato in Last seduction nella misura in cui Anthony Perkins, pur provandoci, non svestì mai i panni di Norman Bates (Psycho).

Lei che dichiara candidamente: nella vita vera sono la persona più timida che io conosca (...), ma anche: Io vado a letto con uomini non ragazzi (...) e in ogni caso, si lascia fotografare in atteggiamento sensuale accanto alla frase: sono io l’unico vero uomo che conosco.

Lei che non sa riconoscersi (o finge?) bella: ho sempre pensato che le mie cinque sorelle fossero più attraenti di me (...) fui sorpresa di constatare che le persone mi trovavano bella.

Linda che, da una parte, scandalizza la propria famiglia dichiarando di desiderare un figlio pur non volendosi sposare, dall’altra, ci tiene a precisare: "Non lo voglio come fece Madonna, e non sto sfogliando riviste per uomini e donne sole"

Linda che dimora sul confine con un piede nel peccato e l’altro nella redenzione, un bacio ed una pistola, poco chiara o molto furba nelle interviste quanto ambigua negli sguardi lanciati sullo schermo. Una donna che sa come alimentare il mistero che le aleggia attorno.

Linda Fiorentino, una delle poche attrici per cui valga la pena sopportare la visione di un film mediocre, è lì, da tre anni e dall’alto della sua consapevolezza (a partire dalla deformazione del suo vero nome), in attesa d’interpretare un altro trascurabile ruolo.

E da qualche parte nel mondo, quell'uomo che all’età di tredici anni rimase scottato dalla fiamma del peccato è lì, in qualità di vittima designata e un po' stupidamente, che aspetta.