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CRIMEN PERFECTO |
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In originale, il “perfecto” del titolo hitchcockiano è storpiato in “ferpecto”, tributo a una celebre storia di Asterix nella quale un Obelix completamente sbronzo ripeteva: «Ferpettamente!» Sulla carta, potrebbe sembrare dunque simpatico il modo in cui Álex de la Iglesia ha provato a farsi perdonare dal pubblico il grande scivolone del 2000 con l’imbarazzante La Comunidad, interpretato da Carmen Maura e il mezzo passo falso di 800 Balas, realizzato in Almeria nel 2002. Il cineasta nato a Bilbao nel 1965 e laureatosi in Filosofia all'Università di Deusto si è rivelato con opere disturbanti, autentiche meraviglie visionarie come Accion mutante (1992); El dia de la Bestia (premio Goya per la miglior regia nel 1996); Perdita Durango (1997) e Muertos de risa (1999) mescolando splatter, science-fiction e comicità crudele e/o surreale in storie piene di personaggi improbabili, situazioni a tinte forti figlie di Mirindas asesinas, bellissimo cortometraggio del 1991 in cui de la Iglesia metteva in scena uno psicolabile che per i motivi più banali compie una strage in un bar e, tra un omicidio e l’altro, non fa che chiedere al barman spremute d’arancia (le “mirindas” del titolo). In Crimen perfecto invece abbiamo Rafael (Guillermo Toledo, visto in L’Altro lato del letto di Emilio Martínez-Lázaro), ambizioso, elegante responsabile del reparto donna del grande centro commerciale Yeyo's che si concede alle commesse più carine e mira a diventare signore assoluto dell’intero piano in cui lavora. Pensiero-chiave: “Ciò che mi fa paura è diventare una persona normale. Un idiota in più in mezzo a migliaia di idioti, con una vita mediocre e noiosa, piena di bambini e tende in tinta con il divano…” Il suo rivale è Don Antonio (Luis Varela), responsabile del reparto maschile che muore improvvisamente proprio nel bel mezzo di un’accesa discussione con Rafael. Unica testimone dell’evento è Lourdes (Mónica Cervera), commessa ultra-cozza e complessata però talmente perspicace che pensa bene di cogliere la palla al balzo e ricattare l’uomo fino a farne il suo marito/schiavo personale. Lei ama Rafael da sempre, non ricambiata. Lei si offre di dargli una mano ad occultare il cadavere di Don Antonio. Le ambizioni di Rafael crollano di colpo: si apre un baratro e la sua vita futura all’interno del ‘mondo perfetto’, asettico dei grandi magazzini Yeyo's precipita nell’abisso. Di qui l’idea di un uxrocidio alla Hitchcock (Dial M for murder, 1954, con Grace Kelly e Ray Milland) in bilico tra commedia e giallo, ovvero proprio il territorio in cui il regista era caduto miseramente con La Comunidad. Insiste, de la Iglesia, ma non trova sbocchi, non riesce a fare di meglio causa una sceneggiatura prevedibile e ultra-citazionista che infiacchisce con eccessive lungaggini l’elemento grottesco. Risultato? Poca cattiveria (proprio come in 800 Balas, che nel trailer era sembrato un invitante omaggio agli spaghetti-western degli anni ’70), qualche bel piano sequenza in atto di riverenza al suo mito Scorsese e sorriso tirato in un paio di scene al massimo, quando il nostro sembra prendersi una vacanza dal regista modello Raimi degli ultimi anni per tornare a fare il picchiatello puro e cinico come all’epoca in cui disegnava fumetti e giochi di ruolo. Film ferpecto, cioè francamente inutile. Veronica Lago |
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