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ADRENALINA BLU - LA LEGGENDA DI MICHEL VAILLANT |
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Da qualche anno il filone popcorn movie dedica grossi sforzi al mondo dei fumetti. Dopo i supereroi dei comics americani (in arrivo presto una nuova ondata da Hollywood, dal Punitore a Cat Woman fino a Spiderman 2) anche la Francia si adegua e si lancia nel mercato. Lo fa con uno dei suoi personaggi più popolari: Michel Vaillant, automobilista intrepido che trasferisce l'eterna lotta tra buoni e cattivi sui circuiti più leggendari del pianeta. Il primo albo risale al 1959, il suo ideatore e disegnatore è Michel Graton. Da allora, milioni di copie vendute e una carriera che ancora oggi perdura. Un mix irresistibile tra fiction e realtà (spesso in corsa compaiono i nomi di piloti come Alain Prost o Michael Schumacher), dove i dettagli automobilistici vengono rigorosamente rispettati (dalle lancette dei contagiri ai grafici dei circuiti reali) per dare man forte ad un immaginario di avventura estrema e iperrealistica. La trasposizioni cinematografica, come nella maggior parte dei casi, è di quelle che non rimangono a lungo nella memoria: il team di Luc Besson (ormai lo Spielberg di Francia: dove c'è alto budget c'è lui) lavora soprattutto sull'aspetto visivo e sul ritmo, lasciando tutto il resto al pilota automatico. Il regista, Louis-Pascal Couvelaire, viene dalla pubblicità ed appartiene alla scuola visiva di Tony Scott, quello che nelle corse si era cimentato assieme a Tom Cruise in Giorni di tuono, film pessimo nella storia ma grandioso nell'inseguire i motori sull'asfalto: focali lunghe, colori sparati, fotografia annebbiata e fumosa, luce da Incontri ravvicinati del terzo tipo che inonda le stanze tagliando spazi e volti con grande suggestione, mascherini di ogni tipo davanti l'obiettivo e tutto un bagaglio di accorgimenti tecnici rubati al meglio del mondo pubblicitario. Notevole il montaggio e notevoli le scelte musicali, affidate per intero all'estro degli Archive. La storia è in una riga: due scuderie storicamente nemiche, la Vaillant (i buoni) e la Leader (i cattivoni) si danno aspra battaglia in una della gare più celebri dell'automobilismo, la "24 Ore di Le Mans", sfida leggendaria nata nel 1906 che ha già visto una trasposizione cinematografica nel '70 con Steve McQueen. La vera chicca da sapere è che le due scuderie hanno realmente partecipato alla competizione per girare alcune delle riprese del film, con l'obbligo di rispettare tutti i limiti del regolamento come qualsiasi altro concorrente, con in più il cruccio di dover badare alle macchine da presa montate sull'abitacolo e azionate dai piloti stessi. Il risultato, come al solito, funziona bene nel primo tempo e annoia un po' nel secondo. Di certo, i francesi vincono la sfida con il cinema industriale della grandi major americane, confezionando un film che non ha niente di meno e forse anche qualcosa in più rispetto ai campioni in carica del settore. In fin dei conti, perché non preferirlo a roba come Troy o L'alba del giorno dopo? Naturalmente, si parla di puro e aleatorio intrattenimento... dedicato a chi non desidera altro...
Antonello Schioppa |
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