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Gabriele SalvatoresGABRIELE SALVATORES

AMNÈSIA

   

Sergio Rubini in Amnèsia di Gabriele Salvatores

Regia: Gabriele Salvatores

Interpreti: Diego Abatantuono (Sandro), Sergio Rubini (Angelino), Martina Stella (Luce), Maria Jurado (Alicia), Antonia San Juan (Pilar), Ugo Conti (Dani), Orazio Donati (Pier), Daniel Fernandez (Felipe), Daniel Gonzales (Tony), Ivan Hermes (Miguel), Alessandra Martines (Virginie), Ian McNeice (Doug), Ruben Ochandiano (Jorge), Juango Puigcorbe' (Xavier), Ramon Salazar (Emilio), Bebo Storti (Ernesto)

Soggetto: Andrea Garello, Gabriele Salvatores

Sceneggiatura: Andrea Garello, Gabriele Salvatores

Fotografia: Italo Petriccione

Scenografia: Rita Rabassini

Costumi: Patrizia Chericoni

Musica: Bad Religion

Montaggio: Massimo Fiocchi

Produzione: Medusa Produzione - Colorado Film Production - Alquimia Cinema S.a.

Paese: Italia/Spagna Anno: 2000

Durata: 115'

Distribuzione: Medusa Film

Sito ufficiale: www.amnesia.it

   

Tre storie si incrociano nell’arco di tre giorni sull’isola di Ibiza (sì,raves acidi, techno sparata nei timpani, disco biscuits, dj-culture): per Sandro (Diego Abatantuono), regista porno in procinto di girare un nuovo film (rigorosamente in pellicola), è giunto il momento di confrontarsi con Luce (Martina Stella), la figlia diciassettenne alla quale ha sempre tenuto nascosto il suo lavoro. Angelino (Rubini) gestisce un bar sulla spiaggia, ha un piccolo commercio di fumo e sogna un futuro al riparo dal rumore degli aereoplani insieme alla sua donna e a un bambino che non arriva. Quando il destino gli fa trovare una valigetta zeppa di cocaina, Angelino prova a svoltare sul serio giocandosi tutto, rompendo i sacrosanti agli amici e mettendo a dura prova i nervi di un grasso killer americano a sua volta tormentato da problemi sentimentali. E c’è una terza, toccante vicenda che vede impegnati in uno scontro cruento Xavier un padre poliziotto e Jorge un figlio troppo fragile ( rispettivamente Juango Puigcorbé e Ruben Ochandiano, le vere rivelazioni del film). Amore sepolto in un roseto, stretto in una morsa di rancore, urlato come un pezzo nu metal. Generazioni diverse che cercano la stessa cosa: quella libertà che nei primi minuti di Amnèsia è il sogno di un vecchio hippie che muore sorridendo in sella a una superba Norton lanciata Sergio Rubini in Amnèsia di Gabriele Salvatoressulla strada. Generazioni ritratte con la stessa forza del Soderbergh che in Traffic metteva in comunicazione il mondo di Michael Douglas, giudice irreprensibile con quello della figlia tossicomane trascurando l’happy end hollywoodiano. Come l’omonima discoteca nella quale alla fine si ritrovano quasi tutti i personaggi del film, Amnèsia è un luogo di anime che si inseguono, cercano un contatto, uno spiraglio di luce, una seconda possibilità. Curioso come di incidenti e di amnesie sia fatto anche il recente Mulholland Drive di Lynch: la distanza tra le due pellicole sembra più breve quando Sandro/Abatantuono disserta (solipsisticamente) sul porno o si muove sul ‘suo’ set, dirige gli attori con un occhio alla macchina da presa ed uno a sua figlia, alla sua vita reale fino a quel momento sotterrata da un cumulo di menzogne (altre vite immaginarie: titolare di un’azienda tessile, viaggi in America, soci importanti e viziosi).

Il cinema di Gabriele Salvatores è diventato adulto in fretta e, insieme a quello di Argento, rappresenta il respiro internazionale che difetta al resto delle produzioni italiane. I critici impegnati a sdoganare il trash italiota della ditta Boldi-Vanzina-Parenti, non lesineranno stroncature anche a quest’opera che arriva nelle sale a breve distanza dal cupo, sperimentale Denti (horror tra Kubrick e Cronenberg, dove Nirvana parlava la lingua di Philip K. Dick sconosciuta al sopravvalutato Blade Runner di Scott). Nessun danno: Amnèsia ha l’invidiabile pregio di unire commedia e dramma sfuggendo alla facile trappola dell’istantanea sociologica, alla Gabriele Salvatores, Diego Abatantuono e Sergio Rubini sul set di Amnèsiatentazione di rifarsi al Bertolucci di Io Ballo da Sola. Sintetizza stilisticamente il vecchio ed il nuovo corso di Salvatores mettendo insieme gli amici-attori di sempre e volti quasi sconosciuti al pubblico italiano, quindi servendosi di un montaggio nervoso, appena smussato dai brevi momenti di quiete (la sequenza dell’eclissi di sole o quella in cui Sandro e Luce fumano una canna in riva al mare). Punto più importante, Amnèsia ci rammenta la verità perennemente sfuggita agli occhi dei detrattori di Salvatores: esiste un cinema personale in Italia e bisogna difenderlo come merce rara mettendo da parte i pregiudizi oppure (dura, eh?) decidersi finalmente a cambiare mestiere.

 

N. G. D’A.