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Regia:
Guillermo Del Toro |
Interpreti:
Wesley Snipes; Kris Kristoferson; Leonor Varela; Luke Goss; Norman
Reedus; Ron Perlman;Thomas Kretschmann; Matt Schulze |
Sceneggiatura: David S. Goyer (dai
fumetti di Marv Wolfman e Gene Colan) |
Fotografia: Gabriel Beristain |
Montaggio: Peter Amundson |
Musica originale: Marco Beltrami; Danny
Saber; Buck Sanders |
Effetti speciali: Nick Allder; Effects
Associates Ltd; Steve Johnson’s XFX Inc |
Produzione: Amen Ra Films/Imaginary Forces/Justin Pictures/New Line
Cinema |
Distribuzione: Eagle |
Durata: 1h, 56’ |
Sito ufficiale: www.blade2.com |
Dopo
l’ottima prova di Stephen Norrington, datata
1998, è toccato a Guillermo Del Toro l’onore di
dirigere il secondo atto delle avventure di Blade il ‘Diurno’. La scelta non
delude, considerati il curriculum del regista (Chronos; Mimic;
El espinazo del diablo), l’apporto creativo del disegnatore
Mike Mignola (il papà di Hellboy, accreditato
come ‘visual consultant’), ed una storia che rispetta l’alternanza di
passato e presente tipica dell’universo Marvel.
Metà umano,
metà vampiro, il supereroe (incazzato) nero nato negli anni ‘70 dalla
fantasia di Marv Wolfman e dalle matite di
Gene Colan (prima storia sul periodico Tomb of
Dracula), è un ciclone che spazza via tutte le pessime versioni
cinematografiche passate e presenti degli eroi a fumetti. Il segreto? Quasi
due ore di inseguimenti, esplosioni, kung-fu, nespole di piombo (anzi,
d’argento) e lame che duellano. E sangue, ci mancherebbe. Questo è un film
di vampiri con piercing, tatuaggi e colonna sonora hip-hop ma, diamine, si
tratta pur sempre di creature con una solida tradizione alimentare alle
spalle.
Primo
colpo di scena: Whistler (Kris Kristoferson), amico e alleato storico di
Blade nella lotta contro la stirpe zannuta, non è affatto morto. Il nostro
lo ritrova malconcio nei primi dieci minuti del film, lo rimette rapidamente
in sesto con un siero e si sforza di scacciare dalla testa l’idea che, dopo
due anni d’assenza e una dieta a base di sangue, il vecchio barbabianca
possa essere passato al nemico.
Secondo colpo
di scena: Wesley Snipes (produttore ed interprete), oltre a confermarsi come
uno degli attori più sottovalutati dell’ultimo decennio (vedere Liberty
stands still per credere), merita una segnalazione speciale per: a)
presenza fisica, eleganza e portamento anche nelle situazioni più
difficili; b)
scelta della partner femminile (mollata la dottoressa del primo
episodio, si fa avanti Nyssa, proprio uno schianto di vampira); c)
ghigno granitico esente da sospetta paresi facciale. In sostanza:
Blade è lui, non si scappa.
Il
cattivo di turno è invece Jared Nomak (Luke Goss), vampiro occupato a far
strage di rappresentanti della sua stessa razza dopo aver perso il lume
della ragione in seguito ad un esperimento di mutazione genetica. Battuta
fulminante, pronunciata a metà di un fiero pasto: “Vampiri, odio i vampiri!”
Nomak
vuole la vecchia pellaccia di Damaskinos (Thomas Kretschmann, psicopatico ne
La Sindrome di Stendhal di Dario Argento), il leader indiscusso della
Corporazione dei Vampiri. S’impone dunque una tregua tra Blade ed i suoi
nemici giurati e, a tal fine, Damaskinos non esita a far leva sul lato umano
del cacciatore, piazzandogli davanti agli occhi la figlia Nyssa in tutto il
suo splendore (voi cosa avreste fatto?)
Blade
II è un sequel che funziona e che, come il suo fortunato predecessore,
non ha deluso i fans dell’omonimo fumetto. Non mancano i brividi cinefili:
se il make-up di Damaskinos cita il Dracula
di Coppola, quello di una comparsa rimanda al giovane Jason di Venerdì 13;
se in diverse sequenze d’azione affiora l’ombra di
John Woo, la fine che Blade riserva a un vampiro particolarmente
fetente rende omaggio allo splatter Ichi The Killer.
L’attesa per il terzo episodio – già in cantiere e annunciato dallo
sceneggiatore David S. Goyer come un ritorno al tema centrale del primo
film, con un Blade demonizzato dagli umani - nasce davvero sotto una buona
stella.
(Veronica Lago)
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