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BLADE II (Usa, 2002) |
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Dopo l’ottima prova di Stephen Norrington, datata 1998, è toccato a Guillermo Del Toro l’onore di dirigere il secondo atto delle avventure di Blade il ‘Diurno’. La scelta non delude, considerati il curriculum del regista (Chronos; Mimic; El espinazo del diablo), l’apporto creativo del disegnatore Mike Mignola (il papà di Hellboy, accreditato come ‘visual consultant’), ed una storia che rispetta l’alternanza di passato e presente tipica dell’universo Marvel. Metà umano, metà vampiro, il supereroe (incazzato) nero nato negli anni ‘70 dalla fantasia di Marv Wolfman e dalle matite di Gene Colan (prima storia sul periodico Tomb of Dracula), è un ciclone che spazza via tutte le pessime versioni cinematografiche passate e presenti degli eroi a fumetti. Il segreto? Quasi due ore di inseguimenti, esplosioni, kung-fu, nespole di piombo (anzi, d’argento) e lame che duellano. E sangue, ci mancherebbe. Questo è un film di vampiri con piercing, tatuaggi e colonna sonora hip-hop ma, diamine, si tratta pur sempre di creature con una solida tradizione alimentare alle spalle. Primo colpo di scena: Whistler (Kris Kristoferson), amico e alleato storico di Blade nella lotta contro la stirpe zannuta, non è affatto morto. Il nostro lo ritrova malconcio nei primi dieci minuti del film, lo rimette rapidamente in sesto con un siero e si sforza di scacciare dalla testa l’idea che, dopo due anni d’assenza e una dieta a base di sangue, il vecchio barbabianca possa essere passato al nemico. Secondo colpo di scena: Wesley Snipes (produttore ed interprete), oltre a confermarsi come uno degli attori più sottovalutati dell’ultimo decennio (vedere Liberty stands still per credere), merita una segnalazione speciale per: a) presenza fisica, eleganza e portamento anche nelle situazioni più difficili; b) scelta della partner femminile (mollata la dottoressa del primo episodio, si fa avanti Nyssa, proprio uno schianto di vampira); c) ghigno granitico esente da sospetta paresi facciale. In sostanza: Blade è lui, non si scappa. Il cattivo di turno è invece Jared Nomak (Luke Goss), vampiro occupato a far strage di rappresentanti della sua stessa razza dopo aver perso il lume della ragione in seguito ad un esperimento di mutazione genetica. Battuta fulminante, pronunciata a metà di un fiero pasto: “Vampiri, odio i vampiri!” Nomak vuole la vecchia pellaccia di Damaskinos (Thomas Kretschmann, psicopatico ne La Sindrome di Stendhal di Dario Argento), il leader indiscusso della Corporazione dei Vampiri. S’impone dunque una tregua tra Blade ed i suoi nemici giurati e, a tal fine, Damaskinos non esita a far leva sul lato umano del cacciatore, piazzandogli davanti agli occhi la figlia Nyssa in tutto il suo splendore (voi cosa avreste fatto?) Blade II è un sequel che funziona e che, come il suo fortunato predecessore, non ha deluso i fans dell’omonimo fumetto. Non mancano i brividi cinefili: se il make-up di Damaskinos cita il Dracula di Coppola, quello di una comparsa rimanda al giovane Jason di Venerdì 13; se in diverse sequenze d’azione affiora l’ombra di John Woo, la fine che Blade riserva a un vampiro particolarmente fetente rende omaggio allo splatter Ichi The Killer. L’attesa per il terzo episodio – già in cantiere e annunciato dallo sceneggiatore David S. Goyer come un ritorno al tema centrale del primo film, con un Blade demonizzato dagli umani - nasce davvero sotto una buona stella.
(Veronica Lago)
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