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BOWLING FOR COLUMBINE |
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questo film è stato censurato negli stati uniti d’america. È l’ultima trovata della democrazia statunitense. ne fu impedita la proiezione a Washington l’11 ottobre scorso, mentre, almeno, usciva a New York e Los Angeles. in Italia è arrivato il 18 ottobre. ne diamo il titolo originale perché non ne capiamo la traduzione in italiano.
esiste una banca dove, quando apri un conto corrente, ti regalano un fucile. dove gli abitanti scambiano il diritto alla difesa con il dovere di possedere armi. dove si organizzano in milizie cittadine, con tanto di campi di addestramento, tute mimetiche e fango in faccia. dove gli adolescenti puntano i fucili alle tempie di coetanee e poi premono il grilletto contro l’amica. dove ogni anno ci sono più persone uccise che in nessun altro paese al mondo. molte di più. oltre 11 mila. ma non è un genocidio. o forse sì. solo che è regolare. ogni anno. i più giovani, due, avevano sei anni.
come si dice: è una mattinata come tutte le altre in america. i bambini aspettano quei tondi scuolabus che li porteranno in colorate scuole, i genitori sperano che il loro compagno di banco abbia dimenticato la carabina sotto il letto, almeno oggi, il sole si alza sorridente, eccetera eccetera, fino, per dirla con Michael Moore, “il presidente ha dichiarato guerra a un altro paese di cui non riesce a pronunciare il nome”.
giocando a bowling al liceo colombine, a Littleton, in Colorado. c’era una lezione facoltativa che si poteva fare in quel liceo: bowling. il film non ne mette in discussione il valore educativo, racconta solo che i due adolescenti decisero di seguirla. correva il 1999 e dopo l’ultima partita, i 2 hanno fatto irruzione nel liceo e hanno sterminato 12 compagni e un’insegnante.
chissà perché? Michael Moore parte da fatti di cronaca. confuso, cerca di capire. lo fa con una macchina da presa e gira un documentario (il primo ad arrivare a Cannes in 46 anni), cercando una risposta: “siamo un paese di maniaci delle armi o siamo solo matti?”.
sinceramente - per forza, data la scelta del mezzo di comunicazione -, Moore ci spiega quello che non sappiamo dell’america. strane coincidenze. dettagli che il mondo mediatico, proprio quello statunitense, che ci bombarda in maniera assidua, ha deciso, neanche troppo inconsciamente, di ignorare. e che ne rivelano l’assurdo. se fosse un film, sarebbe divertente. non ci crederemmo, (del resto non ci è richiesto), ma godremmo ugualmente dei paradossi dell’assurdo.
poiché è un documentario, diventa esilarante.
passando attraverso alcuni di questi buffi dettagli trascorrono le due ore con Michael Moore, che ragiona, raramente commenta (piuttosto ci lascia commentare), e ci fa incontrare Marilyn Manson, John Nichols (che conosceva e per un periodo ha vissuto con Timothy McVeigh, prima che quest’ultimo facesse saltare un edificio del governo federale Usa a Oklahoma city, nel ‘98), Matt Stone, che per sfuggire all’alienazione della cittadina di Littleton (o per raccontarlo), ha disegnato i personaggi di South Park.
Moore ci fa entrare nella casa di Charlton Heston, il vecchio divo del cinema che per sostenere la national rifle association, insegue le stragi nel continente ...). Ci fa notare che nello stesso momento in cui si consumava la strage al liceo columbine, l’allora presidente Clinton, in diretta dai teleschermi nazionali, annunciava che, per ragioni umanitarie, si era appena bombardato il kosovo. ci fa notare che tutti i reporter accorsi improvvisamente copiosi alla scuola elementare (dove c’è il bimbo di sei anni che fa fuori la coetanea), non hanno, ovviamamente, mai avuto occasione di aggirarsi per i corridoi e nelle aule della scuola. e che non lo fanno nemmeno ora che pure sono stati catapultati nella provincia americana. anzi, con il cinismo più abietto della categoria, si spruzzano la lacca tra una pausa e l’altra. davanti alle telecamere, si sistemano ordinatamente uno accanto all’altro, con lo stesso identico sfondo, più o meno anche alla stessa distanza.
interrogandosi, ci fa riflettere sul fatto che sempre a Littleton, dove c’è il columbine, si costruiscono missili, armi di distruzione di massa, per rimanere nell’attualità. missili che, se vengono ordinati dal pentagono, attraversano la città di notte (“mentre i bambini dormono”).
se fosse stato girato apposta così, sarebbe stato una fantastica trovata, una regia ben fatta, con un montaggio non tecnicamente perfetto, e decisamente discutibile.
ma, ancora, è un documentario. non per questo noioso. affatto. anzi. ancora, esilarante, con interviste surreali, attualità più o meno recente, cronaca, - tutto quello, appunto, che mai ci hanno fatto vedere alla Cnn quando ‘era notizia’. È anche intermezzato da un cartone animato, che spiega come sia stata alimentata l’irrazionale, eccessiva e rovinosa paura che governa il popolo statunitense. e prima gli inglesi e poi i n e g r i, e poi i nordisti, e ora s a d d a m ... .... ............
una nazione a sé, che interpreta la storia - e pensa di poterne decidere il corso, o, peggio, lo fa (foto agghiaccianti raccontano alcuni stralci degli ultimi 50 anni), a suo comodo. dove non credono sia un affatto pericoloso distribuire fucili in una banca.
e che da quando ha cominciato a leggere STUPID WHITE MAN, la penultima fatica di Michael Moore e ha visto Bowling for Columbine, si è risvegliata, riappropriata delle responsabilità che le spettano e ha lanciato un’altra petizione su internet MICHAEL FOR PRESIDENT “è la nostra fede nel futuro dell’America, e il dover confrontare le dolorose realtà del passato e del presente, che ci porta a te. all’America serve Michael Moore nella sala ovale”.
non è uno scherzo. se volete firmare, per le elezioni del 2004, www.petitiononline.com/mmoore/petition.html Sito ufficiale : www.bowlingforcolumbine.com (C. L.) |