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MEMORIA PIENA: CARTOLINE DA VENEZIA di Nise No |
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Ho la memoria piena, mi sento come un computer intasato di dati, immagini fisse o in movimento, suoni piacevoli/disturbanti captati nel corso di un’estate che sta morendo. Kermesse. Kermesse. Kermesse! Sogno un posto di pescatori, una baia dai ciottoli candidi e levigati e mi ritrovo tra gondolieri-bottegai, in una triste città cassonetto che non amerò mai. Aver rifiutato di dormire al Ritz è snob? "Buongiorno, signore. Siamo lieti di averla tra gli ospiti del nostro albergo." "È già arrivata Naomi Watts?" A Venezia, un anno dopo, c’è ancora meno dell’anno scorso: mostra del cinema numero sessanta, corteo di mummie riesumate per l’occasione e tanti, troppi pixel che finiscono per infognare lo sguardo in una situazione di crisi. Ma ho una mezza chance di poter incontrare Naomi, forse solo per chiederle cosa l’abbia spinta a fare un film con James Ivory. È giovane, carina, talentata: perché diavolo ha accettato di girare Le divorce? Mistero. Il mio onorevole quanto squilibrato amico Masao T. Honolulu è qui in cerca di finanziamenti per Here, il suo prossimo film. Al momento c’è solo la locandina progettata dal sottoscritto e una vaga idea del soggetto. Masao sta pensando in grande. Non so bene cosa stia assumendo negli ultimi tempi (a Cannes lo avevo lasciato in regime di ragionevole sobrietà), però ha in mente una storia d’amore, robotica e coprolalia con attori di grido tipo Angelina Jolie, John Malkovich e Vincent Gallo. "Se non dovessi riuscirci, userò dei sosia", dice. "Oggi diventa più che mai necessario perseverare sul tema dell’oggetto simbolico più che funzionale." Vuole portarmi a vedere Le Soleil assassiné di Abdelkrin Bahloul, sulla vita di Jean Sénac, poeta simbolo della libertà per i giovani algerini, poi Floating landscape di Carol Lai Miu Suet e Last life in the universe del thailandese Pen-ek Ratanaruang, storia di una ragazza che uccide sua sorella e di un ragazzo che stende uno yakuza. Ok, prima però Zatoichi, l’omaggio di Takeshi Kitano ai classici del genere ‘jidai geki’ e Il Ritorno di Cagliostro di Daniele Ciprì e Franco Maresco con Robert ‘Krueger’ Englund nei panni di un attore di Hollywood alcolizzato che si ritrova a girare un film di serie Z in Sicilia. Alla larga da questi Winspeare, Bertolucci, Sayles, Tsai Ming-Liang. Che me ne faccio? Che ve ne fate? "Il suo Bellini, signore." La Kidman diserta. La Kidman snobba. Dopo l’esperienza con Kubrick, Nicole ha (finalmente?) smarrito il cinema. Ci credo, la stessa cosa accadde a suo tempo a Jack Nicholson, colpevole di non averne più imbroccata una dal 1980 ad oggi. Matthew Modine, benedetto ragazzo, sembra quasi una mosca bianca, un caso a parte. Perfetto nelle mani di Abel Ferrara per lo stupefacente Blackout (1997, guarda caso a dieci anni di distanza da Full metal jacket)."Il suo Bellini, signore." Devo tenere a bada Masao. Continua ad ordinarmi Bellini invece che Martini e vuole invitare a cena Maya Sansa, protagonista femminile del film di Marco Bellocchio. "A tutti i costi", mi fa. "Sono anche disposto ad uccidere." L’atmosfera di un festival (qualsiasi festival!) ha il potere di comunicargli un’esperienza meta-religiosa, rendendolo euforico e coglione oltre misura. Mi ha messo in mano un volantino che invita alla mostra ‘Cinema & Stile Italiano’ allestita nel piazzale antistante il Casinò e inaugurata da un pool che comprende il ministro Giuliano Urbani, il commissario alla cultura Viviane Reding e Beniamino Quintieri, presidente dell'ICE, alla presenza di quindici Ministri della Cultura europei. Cielo, ho un malore improvviso! L’evento (che vorrebbe spacciare il cinema come veicolo della cultura e dello stile italiano nel mondo) è sponsorizzato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Ministero degli Affari Esteri e dall'Istituto del Commercio Estero come omaggio alla visita dei ministri della Cultura europei presenti a Venezia nell'ambito del Semestre Italiano. Commerciocommerciocommerciocommerciocommerciocom… Mi piace un pezzo del rapper inglese Dizzee Rascal che fa: "Sto diventando troppo debole perché i miei pensieri sono troppo forti". Mi piace il culo di Penny Lancaster, l’ultima fiamma bionda di Rod Stewart. Posso dormire sonni tranquilli: so ancora cosa mi piace. Scandaloso: mi hanno appena informato che Margarethe von Trotta fa ancora film! Die bleierne zeit era una palla allucinante, figuriamoci questo. Il ’68 di Bernardo. Il film più "estremamente personale" di Bernardo. C’è una che vuole farsi suo fratello insieme all’amico mentre a Parigi si inscena la rivoluzione. San Bernardo: "Hanno censurato il ’68 perché lo considerano un fallimento. È un’ingiustizia storica." Andateci voi a vederlo, poi fatemi sapere. Qualcuno ha incrociato Kristanna Loken? Kris è intrigante. Sarei felicissimo di fare la sua conoscenza e magari di darle qualche consiglio in privato per migliorare il sito www.kristanna.com . Non vedrò niente, lo so. Mi conosco bene: chiuso in albergo a cazzeggiare con un DVD che Masao mi ha portato da Parigi. È un catalogo di nuovissime collezioni intimo femminile, un tripudio di raso lucido, liscio, elasticizzato nelle varianti nero, avorio, rosa con profilo azzurro e lacci, pezzi unici in pizzo e chiffon, coulottes, perizomi…A Kris piaceranno. |
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