CHI LO SA? Jacques Rivette CHI LO SA? Jacques Rivette CHI LO SA? Jacques Rivette CHI LO SA? Jacques Rivette | ||||||||||||||||||||||||||||||||||
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CHI LO SA? di Giorgio Giliberti |
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Questo è Jacques Rivette: un giovane di settantatre anni che cammina sui tetti di Parigi con la stessa grazia e sublime leggerezza con la quale continua a fare cinema, un cinema che dopo oltre quarant'anni non smette di ricordar(si)ci la fondamentale lezione della Nouvelle Vague. Già nel titolo dell’ultimo film di Rivette c’è una dichiarazione d’intenti: filmare senza certezze mettendo in discussione ogni idea precostituita, aprire le porte alla libera creatività degli attori e scoprire insieme a questi ultimi, con stupore partecipe, ciò che si sta realizzando. Lavorare con questa umiltà, rendendo invisibile l’esperienza ed esercitando una sorta di professionismo “dilettantesco”, nel senso del diletto in sé, del piacere per chi lo fa e per chi lo fruisce, è recuperare l’ innocenza perduta del cinema. VA SAVOIR è una schnitzleriana “ronde” amorosa che ruota attorno ad una compagnia teatrale italiana in trasferta a Parigi per presentare “Come tu mi vuoi”di Pirandello. Come spesso accade nelle opere di Rivette, vita e teatro entrano in cortocircuito: gli enigmatici protagonisti, infatti, rendono teatrale la loro vita e credibile il teatro, in definitiva recitano più nella realtà che sul palcoscenico, custodendo segreti che li porteranno ad incrociare i destini di altri uomini e donne. Il rapporto tra la vita vissuta e la sua rappresentazione fittizia è reso ancora più stretto dai continui inserti pirandelliani che scandiscono le traiettorie sentimentali di questi sei personaggi in cerca di un happy-end. Un sempre più bravo Sergio Castellitto, che interpreta la parte del regista e del primo attore della compagnia , innesca una ulteriore spirale di cortocircuiti vita-messa in scena avendo questo ruolo anche nella realtà del set. Questa commedia, divertente e divertita, “fotografata” con raffinatezza dal geniale William Lubtchansky, capace di passare brillantemente dall’estremo rigore di Godard e Straub-Huillet alla leggerezza pensosa di Ioseliani e Rivette, è anomala anche nella durata: due ore e trentacinque minuti che scivolano addosso al pubblico senza che se ne accorga. E pensare che esiste anche un’altra versione, più lunga di quasi un’ ora, fortemente voluta dal suo autore e proiettata in un unico cinema di Parigi con il titolo di VA SAVOIR PLUS, comprendente più parti di teatro filmato. Secondo Rivette non è una versione lunga, ma solo un altro modo di vedere questo film, che comunque ci appare sottilmente misterioso e che, come ci suggerisce sui titoli di coda la romantica “Senza fine”, potrebbe non confezionarsi, non chiudersi mai.
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