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ERA MIO PADRE |
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Era mio padre rasenta la perfezione, ed è proprio questo a renderlo inutile. Hanno scritto e riportato sui giornali (nel riquadro pubblicitario del film): - Un padrino più cupo e tragico (Corriere della sera). - Il film è spettacolare (La Repubblica). - Magnificamente condotto dal regista di “American Beauty” (Il Messaggero). Un padrino più cupo e tragico!!! ma non diciamo sciocchezze e soprattutto evitiamo di leggerle. È vero, Sam Mendes non sbaglia un’inquadratura. La sua, è un’esibizione tecnica degna della miglior lezione che un qualsivoglia esperto di linguaggio cinematografico abbia mai fatto, ma il suo film equivale inesorabilmente alla migliore delle carni in scatola: guardabile e nulla più. La purezza dello sguardo è continuamente calpestata dal desiderio della perfezione, la sceneggiatura più che raccontare una storia pretende di insegnarci come farlo, ma il cinema non è questo, non può e non deve essere lezioso, perfetto ed ammicante. Andrè Breton scriveva: "la bellezza sarà convulsa o non sarà". Hollywood detta: il cinema (il loro!) sarà perfetto o non sarà. Ebbene, sono lontani i tempi in cui il marchio di Hollywood stava a significare un’evidente sapienza artistica e tecnica in parte generalizzata, oggi l’Hollywood touch non solo è la morte del cinema, la manifesta presunzione del potere, ma è soprattutto un pericolo. Mina e condiziona il nostro essere nell’illusione di accontentarlo. I signori produttori sorretti dall’ignobile scusante/inganno di dare al pubblico ciò che esso desidera, in realtà, calpestano una doppia libertà: quella dell’artista di esprimersi senza vincoli e la libertà dello spettatore di maturare e formare il proprio gusto estetico. La perfezione formale di questo film è così calcolata che sembra di assistere alla messa in scena di un’equazione matematica, per di più, con lo svantaggio di conoscerne già il risultato. Ci racconteranno la bella favoletta del film post-moderno, o peggio, dei dichiarati riferimenti al cinema classico o della stupefacente mistione di generi, in verità, se i classici/padri avessero un’anima, in coscienza, non potrebbero affermare: Questo film è nostro figlio. Il cinema, lo sappiamo, è finzione, un’elaborazione visiva del reale del tutto soggettiva, ma ha sempre basato la sua illusione sulla sollecitazione emotiva, intellettuale e sensoriale dello spettatore, in quest’opera non v’è l’ombra di tutto ciò, Era mio padre è puro ghiaccio, ed il ghiaccio brucia. Brucia lo spettatore, atrofizzandolo, educandolo ad una concezione dell’arte figlia di una catena di montaggio, e non di uomini pensanti. Brucia, purtroppo, molti critici, abbindolati dal piacere effimero di un film transgenico. Brucia tanti soldi, prima nella produzione, poi nel marketing ed infine al botteghino. Brucia. Davide Catallo |
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