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IN THE CUT |
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Pruriti puberal-adolescenziali ci spingevano nel corso di quest’inverno freddo freddo, nel voler aspettare e finalmente vedere l’ultimo capolavoro artistico di Jane Campion. Amanti fino al midollo del finto orgasmo di Meg Ryan in faccia a Billy Crystal nel famoso ristorantino di Harry ti presento Sally, abbiamo continuato a seguire la biondina tutto pepe anche in tutte le altre sue opere. Dalle melasse con l’intoccabile e premiatissimo Tom Hanks, alle limonate francesi tra Parigi e Costa Azzurra. Il tutto ad un mero fine voyeuristico ed onanistico. Vederla nuda. Vederla dare un effetto di veridicità a quegli spasimi. Sentirle dire che non è vero che le donne fingono. E che se le altre lo fanno, lei no. Lei era vera. Volevamo vederle tirar fuori la donna, oltre che la fidanzata di tutti, da quel corpicino esile ed innocente. Volevamo, volevamo, fortissimamente volevamo. Meg Ryan una di noi! Mai un seno, mai un amplesso. Niente di niente. Dopo di che, la luce. Improvvisamente veniamo a sapere che l’americanina è ad un bivio professionale. Basta con i ruoli perbenisti e da commediola preconfezionata per il mondo occidental-civilizzato. Basta con la brava ragazza ed altre menate. E finalmente basta con Tom Hanks. Tanto poi, il furbo, andava da solo a farsi i film per vincere l’Oscar. Ed allora ecco che la nostra si è cominciata a dare ad altri ruoli: prima a teatro, poi al cinema. Indi per cui, non ci è parso vero, alla fine dell’estate, di leggere sui rotocalchi nostrani che nella nostra penisola stava per sbarcare una pellicola a metà tra Basic Instinct e Seven. Ad accavallare le gambe, ma anche ad aprirle in favore di telecamera, stavolta sarebbe stata proprio lei: nientepopodimeno che…Meg Ryan. Ed allora abbiamo aspettato i trailer. Ed abbiamo detto, vedendola cavalcare il baffuto poliziotto, bhè non c’è male…andiamo a vederlo questo film. Fosse anche un bel thriller poi…il 19 dicembre il sogno si è avverato. Fila al multisala Adriano anche all’una di notte. Pubblico in prevalenza maschile, perché “italians do it better”, no?! Comincia il film, silenzio in sala. Lei è bellissima. Si vede che ormai ha una certa età, ma tanto gallina vecchia….vive con un’amica, una sorellastra. Parlano di sesso tra loro, ma hanno problemi con la loro sfera pubblica sessuale (come tutte le donne del globo, aggiungiamo noi..). Lei fa l’insegnante, ma solo perché ce lo comunica, nel film si vede poco e male. Va in un bagno di un bar pubblico e vede fare una fellatio ad un uomo ombrato in faccia. Il giorno dopo un poliziotto, belloccio, grassoccio ed anche un po’ viscido, le si reca in casa dicendole che la ragazza intenta nell’opera di cui sopra nel bar, è stata ritrovata fatta a pezzi nel giardino sottostante la casa della nostra amata. Lei si intriga di ciò e di tutta risposta, si masturba dedicandosi al viscido, cui poi deciderà di concedersi, in un amplesso squallido e neanche troppo lungo. Ti facevamo più lungo nei tempi, grassoccio. Evidentemente pure tu aspettavi da tempi immemori le nudità della biondina, ora ramata, quasi roscia! È inutile starvi a tediare con il resto del film. Il Ragionier Ugo Fantozzi gli riserverebbe lo stesso commento toccato in sorte ad Ejzenstein. E noi acconsentiremmo. Ma perché? Ma perché ci siamo cascati? Ma perché non l’avevamo capito subito? Perché siamo stati così fervidamente maschilisti e materialisti, per dirla con Elio? Perché il carro di buoi non tira più come una volta? Perché più del dolore può sempre di più il digiuno? Il film si risolve essere la nuova vita dell’ex signora Quaid. Ma Russell Crowe l’aveva capito prima di noi: è una bufala spaventosa!!! Oltretutto due sole scene appagano il bieco istinto maschile. La storia è inesistente, o meglio inesistente è il suo svolgimento. Torbida passione tra poliziotto e professoressa (sembra un film della Wertmuller..). il poliziotto indaga su un serial killer che, vuoi o non vuoi, coinvolge anche la vita della professoressa. Ma le cose tra loro mancano di un minimo collegamento. Che c’entra il sesso? Qual è il movente degli omicidi? Non c’è la benché minima attenzione né verso i dettagli, né verso il complesso della storia. Ci hanno dato in pasto Meg Ryan riveduta e corretta. Ci siamo scaldati ed abbiamo preso la fregatura. Vabbè, pazienza sarà per la prossima volta. Magari ci proporranno un’intervista “calda”a Rosy Bindi. Magari un programma con Formigoni sul sesso. O addirittura un Lezioni d’amore, di ferrariana memoria, con Don Gelmini. Magari. Ne vedremmo e ne capiremmo di più. E, poi scusate, un’ultima domanda, per tornare al film: ma un po’di sere dopo esser stati a letto con Meg Ryan, come fa il poliziotto, le chiedereste mai per telefono di toccarsi il “clitoride”? mah…
Simone Pollano |
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