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Regia: Jane
Campion |
Interpreti: Meg
Ryan, Mark Ruffalo, Kevin Bacon, Jennifer Jason Leigh, Nick Damici,
Sharrieff Pugh |
Soggetto:
Susanna Moore |
Sceneggiatura:
Jane Campion, Susanna Moore |
Fotografia: Dion
Beebe |
Scenografia: David
Brisbin |
Costumi: Beatrix
Aruna Pasztor |
Musiche: Hilmar
Orn Hilmarsson |
Montaggio:
Alexandre De Franceschi |
Produzione: Red
Turtle, Screen Gems Inc |
Paese:
Australia/Usa
Anno: 2003 |
Durata: 99' |
Distribuzione:
Nexo |
Sito ufficiale:
italiano |
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Pruriti puberal-adolescenziali ci spingevano nel corso di quest’inverno
freddo freddo, nel voler aspettare e finalmente vedere l’ultimo capolavoro
artistico di Jane Campion. Amanti fino al midollo del finto orgasmo di Meg
Ryan in faccia a Billy Crystal nel famoso ristorantino di Harry ti presento
Sally, abbiamo continuato a seguire la biondina tutto pepe anche in tutte le
altre sue opere. Dalle melasse con l’intoccabile e premiatissimo
Tom Hanks,
alle limonate francesi tra Parigi e Costa Azzurra. Il tutto ad un mero fine
voyeuristico ed onanistico. Vederla nuda. Vederla dare un effetto di
veridicità a quegli spasimi. Sentirle dire che non è vero che le donne
fingono. E che se le altre lo fanno, lei no. Lei era vera. Volevamo vederle
tirar fuori la donna, oltre che la fidanzata di tutti, da quel corpicino
esile ed innocente. Volevamo, volevamo, fortissimamente volevamo.
Meg Ryan
una di noi! Mai un seno, mai un amplesso. Niente di
niente. Dopo di che, la
luce. Improvvisamente veniamo a sapere che l’americanina è ad un bivio
professionale. Basta con i ruoli perbenisti e da commediola preconfezionata
per il mondo occidental-civilizzato. Basta con la brava ragazza ed altre
menate. E finalmente basta con Tom Hanks. Tanto poi, il furbo, andava da
solo a farsi i film per vincere l’Oscar. Ed allora ecco che la nostra si è
cominciata a dare ad altri ruoli: prima a teatro, poi al cinema. Indi per cui,
non ci è parso vero, alla fine dell’estate, di leggere sui rotocalchi
nostrani che nella nostra penisola stava per sbarcare una pellicola a metà
tra Basic Instinct e Seven. Ad accavallare le gambe, ma anche ad aprirle in
favore di telecamera, stavolta sarebbe stata proprio lei: nientepopodimeno
che…Meg Ryan. Ed allora abbiamo aspettato i trailer. Ed abbiamo detto,
vedendola cavalcare il baffuto poliziotto, bhè non c’è male…andiamo a
vederlo questo film. Fosse anche un bel thriller poi…il 19 dicembre il sogno
si è avverato. Fila al multisala Adriano anche all’una di notte. Pubblico in
prevalenza maschile, perché “italians do it better”, no?! Comincia il
film, silenzio in sala. Lei è bellissima. Si vede che ormai ha una certa
età, ma tanto gallina vecchia….vive con un’amica, una sorellastra. Parlano
di sesso tra loro, ma hanno problemi con la loro sfera pubblica sessuale (come tutte le donne del globo, aggiungiamo noi..).
Lei fa l’insegnante, ma
solo perché ce lo comunica, nel film si vede poco e male. Va in un bagno di
un bar pubblico e vede fare una fellatio ad un uomo ombrato in faccia. Il
giorno dopo un poliziotto, belloccio, grassoccio ed anche un po’ viscido, le
si reca in casa dicendole che la ragazza intenta nell’opera di cui sopra nel
bar, è stata ritrovata fatta a pezzi nel giardino sottostante la casa della
nostra amata. Lei si intriga di ciò e di tutta risposta, si masturba
dedicandosi al viscido, cui poi deciderà di concedersi, in un amplesso
squallido e neanche troppo lungo. Ti facevamo più lungo nei tempi,
grassoccio. Evidentemente pure tu aspettavi da tempi immemori le nudità
della biondina, ora ramata, quasi roscia! È inutile starvi a tediare con il
resto del film. Il Ragionier Ugo Fantozzi gli riserverebbe lo stesso
commento toccato in sorte ad Ejzenstein. E noi acconsentiremmo. Ma perché?
Ma perché ci siamo cascati? Ma perché non l’avevamo capito subito? Perché
siamo stati così fervidamente maschilisti e materialisti, per dirla con
Elio? Perché il carro di buoi non tira più come una volta? Perché più del
dolore può sempre di più il digiuno? Il film si risolve essere la nuova vita
dell’ex signora Quaid. Ma Russell Crowe l’aveva capito prima di noi: è una
bufala spaventosa!!! Oltretutto due sole scene appagano il bieco istinto
maschile. La storia è inesistente, o meglio inesistente è il suo
svolgimento. Torbida passione tra poliziotto e professoressa (sembra un
film
della Wertmuller..). il poliziotto indaga su un serial killer che, vuoi o
non vuoi, coinvolge anche la vita della professoressa. Ma le cose tra loro
mancano di un minimo collegamento. Che c’entra il sesso? Qual è il movente
degli omicidi? Non c’è la benché minima attenzione né verso i dettagli, né
verso il complesso della storia. Ci hanno dato in pasto Meg Ryan riveduta e
corretta. Ci siamo scaldati ed abbiamo preso la fregatura. Vabbè, pazienza
sarà per la prossima volta. Magari ci proporranno un’intervista “calda”a
Rosy Bindi. Magari un programma con Formigoni sul sesso. O addirittura un
Lezioni d’amore, di ferrariana memoria, con Don Gelmini. Magari. Ne vedremmo
e ne capiremmo di più. E, poi scusate, un’ultima domanda, per tornare al
film: ma un po’di sere dopo esser stati a letto con Meg Ryan, come fa il
poliziotto, le chiedereste mai per telefono di toccarsi il “clitoride”? mah…
Simone Pollano |