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LIBERTY STANDS STILL (USA, 2001) | |
Regia: Kari Skogland Interpreti: Wesley Snipes, Linda Fiorentino, Oliver Platt, Martin Cummins, Jonathan Scarfe Sceneggiatura: Kari Skogland Fotografia: Dennis Maloney Montaggio: Jim Munro Costumi: Alisa Krost Musica: Michael Convertino Durata: 94’ ca. Distribuzione: CDI/Medusa Film
Libertà di armarsi, praticare il culto delle armi come un atto di materializzazione concreta del concetto di libertà. Esorcismo discutibile e illusorio solo per una mentalità europea: l’America, è noto, è la terra in cui tutto diventa oggettivo, a cominciare dalla follia. Ogni cittadino armato è un cittadino libero (e se un ragazzino uccide i suoi compagni di scuola a colpi d’arma da fuoco, la colpa è del rock di Marilyn Manson). Ogni cittadino americano crede nel diritto di portare armi per difendersi da psicopatici, terroristi, alieni, nemici della democrazia. È scritto nel Secondo emendamento della Costituzione Americana, lo stesso che ha portato Joe (Wesley Snipes) a progettare un piano di vendetta contro Victor Wallace (Oliver Platt) e sua moglie Liberty (Linda Fiorentino), trafficanti d’armi. Perché Misery, la figlia di Joe, è stata trucidata a scuola da un suo coetaneo. Perché l’America confonde la civiltà con la barbarie mascherando quest’ultima da conseguimento di tutti i benefici della libertà. Joe non ha più niente da perdere. Padre dal cuore spezzato, reduce di orrori perpetrati sotto la bandiera a stelle e strisce, cittadino che si ribella. Il suo giorno di ordinaria follia prevede la trasformazione dell’ ex agente dei corpi speciali in Colombia nel giudice cecchino che dalla finestra di un palazzo nel centro di Los Angeles tiene sotto tiro Liberty. La donna è dentro un giardino pubblico, incatenata ad un carretto degli hot dog pieno di esplosivo. Cinica discendente di una dinastia arricchitasi smerciando armi in ogni angolo del mondo, era lì per comprare un po’ di roba dall’uomo dei panini prima di assistere all’ultima replica a teatro di Russell, il suo amante. Il povero Russell (Martin Cummins) non se la passa meglio: chiuso a chiave in camerino, legato a una sedia di fronte a una bomba così sensibile da esplodere al primo movimento. Paura. Goccioline di sudore. All’interno del teatro si recita in divisa ed elmetto (Addio alle armi di Hemingway), all’esterno ci sono pallottole che schizzano da tutte le parti. Il tifo è tutto per Joe e per il suo ghigno di pietra da dio con il dito sul grilletto. Come in un De Palma infettato dal furore politico di Oliver Stone, la tensione di Liberty Stands Still gioca su altre corde, chiede allo spettatore un’attenzione diversa che non contempla necessariamente l’attesa della prossima vittima da abbattere, l’esplosione finale, tantomeno l’arrivo dei ‘buoni’ inviati a salvare Liberty. Muore chiunque le si avvicini: bersagli americani che i media santificheranno come eroi (ma c’è speranza in una confessione registrata della donna), coscienze sporche con una pistola nella fondina e una mazzetta in tasca, mezzibusti televisivi in odor di scoop. Kari Skogland, regista che arriva dalla pubblicità, dai videoclip e dalla serie televisiva Traders, al quarto film firma un Insider in salsa suspence thriller. Vittime disincantate ed holdings potentissime a confronto: la Skogland sceglie la strada delle domande martellanti saltando il vuoto delle risposte banali, proiettando i suoi personaggi all’interno di uno spazio claustrofobico, in una dimensione che si rivela volutamente teatrale fin dalle prime sequenze. Tempo ‘realè (i 90 minuti della storia), tempo impensabile, davvero breve, per girare nel cinema di oggi (19 giorni di riprese a Vancouver, tutto realizzato in sequenza con Snipes e la Fiorentino costretti a studiare anche 40 pagine di dialoghi al giorno). Non c’è action in Liberty Stands Still, non ci sono patriottismi alla Collateral Damage e manca (finalmente) lo spettacolo in canottiera della serie Die Hard. Un pregio, indubbiamente. Snipes, colosso liberato dall’imbarazzo di un cinema idiota raggiunge i livelli del premio Oscar Denzel Washington, Linda Fiorentino è una (statuaria) Libertà che si spoglia in pieno giorno davanti ad un poliziotto corrotto trasformandosi progressivamente da spregiudicata affarista in creatura desnuda, bersagliata da interrogativi che colpiscono con una violenza superiore a quella di una pallottola. Sopravvive a Joe, ma non è proprio un happy end. Solo una (normale) curiosità: che effetto avrà fatto questo film sugli americani? vai al sito ufficiale (N.G.D’A.) |