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OSCAR 2004…. Ovvero seguendo il bianconiglio Crystal si diventa Alice in un paese meravigliosamente (?) al contrario…….. |
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Non girate pagina al calendario. Cambiatelo direttamente, non con uno più bello o più pratico, ma con quello dello scorso anno perché a Hollywood il tempo non si è fermato, è tornato indietro. Indietro a un anno fa quando la notte degli Oscar doveva essere una cerimonia sobria e diretta ché il paese era in guerra e mentre muoiono i figli d’America non si poteva stare a perdere tempo davanti alla tivvù per ingozzarsi di pop corn e ammirare le tolette delle star. Vero. Tutti gli show del mondo possono attendere quando c’è da falsificare rapporti dell’Intelligence per inventare depositi di fantomatiche armi di distruzione di massa. E mentre qualche topo di biblioteca studiava cartine dell’Iraq per piantarci immaginari carri armati, depositi e campi addestramento manco fosse stata una partita a Risiko, l’industria cinematografica festeggiava se stessa. E spillette della pace e Michael Moore a parte, non si era visto gran segno di morigeratezza. Complice forse la frivolezza del film evento Chicago, le signore non rinunciarono ai gioielli da milioni di dollari né agli abiti glamour. Tutto considerato lo spettacolo (di una noia mortale) andò avanti senza intoppi regalandoci la sorpresa dell’Oscar a Roman Polanski…..unico vincitore impossibilitato a mettere veramente in imbarazzo l’Academy perché realmente impossibilitato a mettere piede negli Usa. Ma le stranezze fanno capolino proprio quando non ci speri più. E forse Rod Serling ha tirato indietro le lancette di un curioso orologio trascinando il Kodak Theatre Ai Confini Della Realtà….quella che avrebbe dovuto palesarsi 365 giorni fa e che invece vediamo solo ora in versione castigata. A cominciare dalla moda. I colori pastello impazzano, il bianco rimbalza dai cravattini ai vestiti con lo strascico. I collier sono stati rubati da qualche ladro gentiluomo per evitare che le signore facciano gaffes (certo qualcuno è rimasto, ma si sa la classe, almeno per ora, non si può comperare). I distintivi della pace abbandonano l’incomprensibile colomba stilizzata per la consueta forma circolare. L’Academy manda in onda il tutto con 5 secondi di ritardo per evitare sermoni anti governativi, anti interventisti, anti americani, ma premia due tra gli attori più in linea con questa mentalità. Due dai cui ci si può aspettare tutto: Tim Robbins, migliore attore non protagonista, e Sean Penn, migliore attore, che non si lascia sfuggire l’occasione per ribadire che "non esistono armi di distruzione di massa in Iraq". Della guerra parla addirittura lo sconosciuto regista di The fog of war, miglior documentario, sperando che l’America "smetta di mandare a morire i propri soldati per guerre inutili come il Vietnam". È un’edizione infinitamente migliore rispetto a quella "falsata" dello scorso anno e non c’era da dubitarne. Il mattatore Billy Crystal è tornato a far ridere e Dio sa se ce ne sarebbe stato bisogno lo scorso anno. Soprattutto se, come molti dissero, lo show si faceva anche per supportare e rinfrancare le truppe distaccate in medio-oriente. Ma all’epoca sbeffeggiare un anti militarista come Moore o il cattivone Saddam sarebbe sembrato fuori luogo……meglio limitarsi a sbattere la sua faccia su una carta da poker. Tanto il trionfatore si chiama Il ritorno del Re e insegna che alla fine la guerra può essere vinta solo dai giusti…no matter what will happen. Restano solo un paio di domande: 1) Perché Sean Astin non ha ottenuto la nomination come miglior attore non protagonista per il suo Sam? (Sarebbe stata l’unica nomination a non trasformarsi in premio, quindi perché fare gli avari?) 2) Qualcuno dell’Academy si è accorto che hanno mandato la premiazione per quest’anno nel marzo 2003 e quella per lo scorso anno ieri sera? Valentina Neri
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