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USA 2002 |
Regia: Daniel Algrant |
Sceneggiatura: Jon Robin Baitz |
Cast: Al Pacino, Téa Leoni, Kim
Basinger, Ryan O'Neal |
Direttore della Fotografia:
Peter Deming, A.S.C. |
Durata: 100' |
Produzione: Myriad Pictures Inc.,
South Fork Pictures |
Distribuzione: CDI/Medusa |
Uscita prevista: 04 Ottobre 2002
(cinema) |
People I know narra le ultime 24 ore di Eli Wurman (Al Pacino), leggendario
pr newyorkese i cui giorni di gloria sono ormai lontani. Un debole per
alcool e farmaci riesce a mitigare temporaneamente i suoi malesseri ma non
gli impedisce di rendersi conto che ha trascorso la sua vita nella
superficialità. Per aiutare il suo cliente più importante, l'attore Cary
Launer (Ryan O'Neal), si intromette in un losco giro di starlettes, droga,
sesso e politica, mondo pericolosissimo che non gli perdonerà la sua
intrusione.
Di certo non ci ricorderemo di questo film per la trama avvincente, tanto
meno per l'impegno liberal-democratico che lo pervade, in alcuni momenti
anche stucchevolmente!
La morale antirazzista, per quanto sincera, sembra
appioppata a forza ed è forse l'elemento più debole del film: la
sceneggiatura, nonostante un' ironia insolita, stenta a puntualizzare gli
obiettivi narrativi, rendendone sfuocato il quadro drammaturgico. Riesce,
però, a rendere in maniera riuscita il personaggio di Wurman, uomo vinto e
stanco di ciò che lo circonda, nauseato da una città e una fauna di cui
riesce a vedere soltanto lo squallore. E ci riesce soprattutto grazie alla
prova di Al Pacino, impareggiabile in questo ritratto di uomo stropicciato
dalla faccia sbattutissima,dai sospiri lancinanti di chi ha già visto tutto
e non riesce più a stupirsi, di chi osserva malinconicamente una città
invernale dai colori metallici come New York (fotografata benissimo da
Peter
Deming (quello di Mulholland Drive per intenderci) senza riuscire più ad
assaporarne più la poesia.
Wurman-Al Pacino, buono tra i cattivi, buono forse solo perché non riesce
più ad essere lucido, danza con la morte per tutto il film, ce l'ha scritto
in faccia sin dall'inizio, e non si fa ingannare dall'ultimo barlume di
dignità rimastagli (la festa che organizza per i nigeriani ingiustamente
detenuti) né dall'alternativa dell'amore di Victoria (una
Kim Basinger
sfiorita e brava). Il film di Dan Algrant,che viene dalla tv (suoi alcuni
episodi del fortunato Sex and the city) è un oggetto strano,un giocattolo
difettoso ma dai meccanismi preziosi: avrà successo!
Antonio Cesari
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