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Quasi niente (Presque Rien) |
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Quasi niente: solo il tentativo di raccontare il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, l’incontro con il sesso e la scoperta dell’omosessualità. Protagonisti sono due adolescenti che si innamorano sul litorale di Nantes: storie di contatti, solitudini, passione, gioco, sensualità, infantilità. Da una parte l’inesperto Mathieu, dall’altra Cédric, rozzo ed elegante al tempo stesso. Estate, autunno e inverno più che scandire i tre piani degli eventi ne incorniciano gli umori: il tempo cronologico infatti viene dilaniato e ricomposto a frammenti, attraverso una non linearità che aiuta a focalizzare gli accadimenti interiori dei protagonisti, riuscendo a far ben respirare l’immaterialità e l’indefinitezza dei loro mondi personali. Un tentativo interessante di riuscire a «descrivere il mondo e filmarlo», come nelle intenzioni dichiarate del regista, che guarda ai propri personaggi come a delle «persone che si stanno costruendo», e che riesce a disegnare l’amore tra due uomini con la stessa naturalezza di un comune incontro tra ragazzi: «vedere due persone che fanno l’amore su una duna è molto bello, che siano un uomo e una donna o due uomini è la stessa cosa». Bravi i due giovani protagonisti: Geremy Elkain (Mathieu) è al suo esordio nel lungometraggio, mentre Stéphane Rideau (Cédric) viene dalla notevole esperienza di Les Roseau Sauvages di André Techiné (1995). Alle spalle del regista Sébastien Lifshitz c’è invece un visibile passato di studente d’arte e fotografo. (A. S.)
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