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The Experiment |
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"He has loosed the fatal lightning of this terrible swift sword." His fatal lightning didn't cost as much in those days. Save a lot on the defence budget this way on back to flintlocks, matchlocks, swords, armour, lances, bows and arrows, spears, stone axes and clubs. Why stop there? Why not grow teeth and claws, poison fangs, stingers, spines, quills, beaks and suckers and stink glands and fight in out in the muck hein? That is what this revolution is about. End of game. New games? There are no new games from here to eternity. Da "The Electronic Revolution" di W. Burroughs Finalmente un po’ di violenza! Nei nostri giorni fiacchi e mollicci, finalmente un bel calcio nel culo ben piazzato! Questo film è un bel pugno nello stomaco, non troppo forte, non troppo debole. Le premesse c’erano tutte: dopo aver letto la trama (un esperimento scientifico condotto da un mad professor tetesco che prevedeva l’assunsione di 20 uomini per simulare una prigione con guardie e detenuti in una struttura sotterranea) mi precipito alla prima che, guardacaso, si svolge nei piani sotterranei della Anica in viale Regina Margherita…beh il primo pensiero è automatico: e se mi toccasse stare rinchiuso dieci giorni qua sotto con questa gente? Una rapida carrellata dei miei 'colleghi' e l’orecchio prestato rapidamente ai loro discorsi mi gelano il sangue nelle vene: questo sì sarebbe un vero incubo! Ma la proiezione si svolge senza stranezze, anche se mi rimarrà il dubbio su chi siano le vere 'cavie', se gli attori sullo schermo oppure noi poveracci lì su quelle sedie…cmq, il film mi é sembrato molto interessante, non è mai caduto in cliché o banalità che, visto l’argomento molto trendy, erano dietro l’angolo. La pellicola ha un ritmo ben calcolato e degli ottimi interpreti, delle belle scelte di fotografia; l’atmosfera claustrofobica non è ottenuta in modo forzato ma scaturisce solo dalle (ottime) scelte d’ambientazione e di ripresa, i dialoghi sono logici e piuttosto serrati, essenziali. Forse proprio i protagonisti vi lasceranno un curioso amaro in bocca, a me non hanno convinto fino in fondo. Effettivamente le scelte degli interpreti da parte del regista Hirschbiegel (limitandosi ad ottimi attori tedeschi ma sconosciuti al mercato internazionale) hanno funzionato bene per un’organizzazione di squadra, meno sull’aspetto di spicco per coloro i quali avrebbero potuto fare di un ruolo importante in questo film uno strumento per l’affermazione personale (Bleibtreu e la Eggert, Berkel). Tuttavia secondo me, che ho un modo di vedere il cinema piuttosto 'registocentrico', in certe occasioni questo è un meccanismo buono, che fa guadagnare punti ad opere molto 'di testa' come The Experiment senza accenti sulle 'stars', piuttosto sulle preziose ed elaborate dinamiche tra i personaggi. Mi ha stupito la presenza di una Black Box, proprio come l’abbiamo noi qui a BlackMailMag, una scatola nera senza luce e senza suoni, uno spauracchio che diventerà, sul finale, una vera e propria tortura per il protagonista. Ma tutta l’azione dall’inizio alla fine è una lenta tortura, che comincia con i ridicoli esercizi e test preparatori dei volontari per l’ingresso nella prigione fino alle terrificanti violenze che si scambieranno verso il termine della loro sciagurata avventura ipogea. Per carità non cerchiamoci una morale come ho sentito fare all’uscita, però! Questo film é in definitiva semplicemente un freddo esperimento, del professor Thon nella finzione quanto di Hirschbiegel nella realtà ed esprime solo, realmente, crudemente, se stesso. Andrea Capanna
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