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THE HUNTED - La Preda |
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Dio disse ad Abramo “Sacrificami un figlio” Abe disse “Amico, mi prendi in giro?” Dio disse “No”. Abe disse “Cosa?” Dio disse “Puoi fare come vuoi Abe, ma La prossima volta che mi vedi arrivare sarà meglio che teli” “Allora”, disse Abe, “Dove vuoi che avvenga questo omicidio ?” Dio disse “Sulla Highway 61”.
(Bob Dylan, Highway 61 Revisited)
William Friedkin sceglie
queste parole per aprire il suo film meno riuscito, The Hunted.
Soltanto pochi giorni fa ero un po’ impaziente di vedere il recente
A salvare lo scempio
interviene la splendida fotografia del film, che ci catapulta in una
dimensione documentaristica integrata alla regia di Friedkin. La camera
segue gli attori come farebbe un operatore di guerra o si integra
all’ambiente dove essi si trovano, un camaleonte meccanico alla ricerca
della perfetta inquadratura. I luoghi sono i veri protagonisti della
pellicola, le città sotto i bombardamenti, la foresta della caccia all’uomo
o le fogne, specchi interiori dei protagonisti e dove ogni ombra è un angolo
di paura. Il silenzio vorrebbe essere la chiave risolutiva di tutto il film,
ogni personaggio è chiuso nel suo universo e non riesce ad esternare i
propri pensieri, i dialoghi sono superflui, tutto si basa sull’azione e
reazione. Magari fosse vero. Questo è il punto debole dove un progetto
interessante crolla. Friedkin non è Antonioni e nessuno lo
Peccato, un altro film che non trova una sua giusta dimensione o meglio la cerca, la trova e ci sputa sopra. Sì, perché se si fosse puntato di più su una continuità logica e su una violenza più evidente, magari avremmo avuto un capolavoro, ma la necessità di vecchie leve come William Fredkin di dimostrare che sanno fare arte spazza via tutta la personale drammaturgia raggiunta negli anni. Un film carino, per i giocatori di Metal Gear Solid, ma poco gradevole per gli altri. Massimo Macchia |
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