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Before Sunset - Prima del Tramonto |
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Nella società moderna due schieramenti opposti si fronteggiano creando una lacerazione netta ed indelebile. Ma, al contrario di quanto si può pensare, l’acerrima contrapposizione non è dettata da fattori religiosi, politici o economici ma dall’intimo atteggiamento che ogni cittadino terrestre ha verso quella strana cosa chiamata amore. La semplice verità è che il globo è suddiviso tra romantici e non romantici, deve essere assolutamente così, altrimenti non si spiegherebbe la proporzionata spaccatura critica nei confronti dell’ultimo film di Richard Linklater: Before sunset, seguito “reale” di una storia iniziata ben nove anni fa con Before sunrise. Al contrario, bisognerebbe pensare che la metà dei critici abbia stroncato il film dopo un’attenta analisi critica, ma la cosa non sarebbe rassicurante, meglio allora tornare alla prima ipotesi e procedere mestamente con la recensione. Innanzi tutto, la genesi: Prima dell’alba (Orso D'Argento alla regia a Berlino 1995) è un cult rimasto nella testa di molti spettatori, ma, a quanto pare, soprattutto in quella dei protagonisti, al punto che hanno più volte discusso nei successivi anni sulla possibilità di realizzarne un seguito. Proprio dalle impressioni, idee, discussioni che nel corso del tempo Hawke, Delpy e Linklater si sono vicendevolmente scambiati, nasce l’ipotesi di realizzare un secondo capitolo ambientato a Parigi nove anni dopo; e proprio dallo scambio di e-mail tra i tre, nasce quella che oggi è la sceneggiatura del film. Considerando la carriera poco commerciale di Linklater (Waking life, School of rock...) e il fatto che i due attori hanno, circa, la stessa età dei protagonisti in entrambi i capitoli, si fa presto ad ipotizzare che Before sunset sia figlio del sentire più intimo delle persone in gioco, piuttosto che della furbizia di un modesto produttore. Di certo, nelle premesse esiste già l’intenzione di partire da qualcosa di vero. Il film: proprio nel rispetto dell’illusione del vero, Linklater decide di svolgere l’azione in tempo reale, dalla presentazione del libro che Jesse (Hawke) ha scritto sul primo incontro (avvenuto nel film del 1995) al tramonto (ora in cui Jesse deve prendere un aereo per tornare da moglie e figlio); in mezzo, Jesse e Celine che passeggiano per le strade di Parigi semplicemente chiacchierando. La scelta formale del tempo reale rimanda, gioco forza, al tempo reale che i due attori/protagonisti hanno dovuto attendere per recitare/incontrarsi nella finzione/realtà. I Nove anni, che hanno trasformato due ragazzi all’alba della propria maturità in due trentenni in attesa del tramonto, sono effettivamente passati per Ethan e Julie nella vita, così come per Jesse e Celine nella finzione. È un gioco intellettuale questo, che apre un’ulteriore riflessione sul rapporto mai risolto tra realtà ed illusione cinematografica, che copre di un velo sincero l’intera opera e di certo eleva il film al di sopra della media. E come se non bastasse, Linklater appone la sua firma tratteggiando una regia che, pur non arrivando mai alle sublimi vette di un Romher, rinuncia volontariamente a qualsivoglia esibizionismo formale adattandosi alla dimensione intima e quotidiana dell’incontro in atto. I personaggi sono gli unici protagonisti di questa storia, e le parole, il mezzo che usano per rimediare al tempo perduto. Jesse e Celine. C’è poco da dire: due ragazzi s’incontrarono e si amarono per un giorno e una notte nella Vienna del 1995. Avrebbero potuto rivedersi sei mesi dopo se il destino non gli fosse stato nemico... e magia del cinema e della vita... nel 2004 hanno la possibilità di trascorrere qualche minuto insieme cercando, prima del tramonto, di capire se la loro vita gli riserverà un’altra alba. Per chi fosse interessato a cosa Jesse/Ethan e Celine/Julie hanno da raccontarsi dopo nove anni d’attesa, prego, si accomodi pure. Per chi, dopo un’indigestione di baci perugina, volesse vedere un film sentimentale, lasci stare, perchè incapperebbe in un’opera deliziosamente demodè, con due soli attori/personaggi ed un testimone d’eccezione (il regista) che fa di tutto per nascondersi nel rispetto di quella strana cosa chiamata amore.
Davide Catallo |
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