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DOPO MEZZANOTTE |
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Finalmente!!! Ne sentivamo la mancanza e avevamo veramente bisogno di un film del genere. Piccolo e prezioso ma soprattutto intrinseco di quella freschezza autoriale che in pochi riescono a produrre. Raramente un film italiano riesce a trasmetterre quell'internazionalità e modernità che alcuni cineasti stranieri sembrano facilmente possedere. Non è una questione di stile ma di atteggiamento. È un'opera nata libera che esprime una visione intima, proprio per questo è un film "vendibile" (acclamatissimo al festival di Berlino e vincitore del Caligari Prize), perchè esprime la visione di un uomo e non le istanze modaiole degli ultimi tempi. In italia, non esistendo un' industria cinematografica, l'unico modo per varcare i confini nazionali è quello di seguire esclusivamente se stessi, nel bene e nel male, data per scontata l'internazionalità dell'animo umano. Così, seguendo il suo essere, Ferrario (il suo ultimo film è il criticato Guardami di cinque anni fa) ci restituisce una Torino tutta da vedere, scrive una storia semplice e nello stesso tempo universale, sceglie coraggiosamente il cast, il televisivo e qui bravisimmo Giorgio Pasotti ma soprattutto Francesca Inaudi, giovane attrice dotata di indubbio talento e di un fascino decisamente fuori dal comune, al primo fotogramma si direbbe non bella, a metà film è decisamente carina, a fine film ci si riconcilia con il concetto di bellezza femminile. Dopo mezzanotte è un film spudorato, per certi versi osé, fondato sulla forza dei personaggi e sulla capacità degli interpreti di comunicare fino in fondo emozioni forti in piccole cose quotidiane ed in grandi gesti romanzeschi, è una favola reale, che malgrado qualche difetto di sceneggiatura nell'ultima mezz'ora, esprime fino in fondo la leggera pesantezza del sogno e l'utopica ossessione che il cinema possa rispecchiare fedelmente la vita. Sarebbe piaciuto a Truffaut, al quale il film comunque in parte rimanda e piacerà a chi cerca nel cinema la vita e non la morte. Stilisticamente Ferrario prendendo spunto dai film muti e da Buster Keaton (dichiarati i riferimenti nel personaggio di Pasotti) infonde nel film un atmosfera nostalgica che evita la prolissità ed aiuta a creare e portare avanti la strutura fiabesca in atto. Dimensione quest' ultima che viene delicatamente mitigata ed umanizzata da diversi momenti di vita quotidiana che da tempo non vedavamo inseriti in quella che comunque resta una commedia. Alcune scene sono pura poesia come la dichiarazione d'amore che Martino (Giorgio Pasotti) fa ad Amanda (Francesca Inaudi) all'interno della mole Antonelliana, senza parole (Martino non parla come i protagonisti dei film muti) ma con immagini (Il cinema è vita?), in questa scena osservate attentamente lo straordinario talento della Inaudi e la delicatezza con cui Ferrario filma il tutto. È un film che osa anche sbagliare, e questo è bello. Imperfetto come la vita, e questo è vero. Buona visione.
Davide Catallo |
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