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PAOLO MASCHERI: Poliuretano (Pendragon, pp. 124, € 12,00) |
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I racconti brevi non sono solo una palestra, non sono gli esercizi obbligatori prima di lanciarsi nell’esibizione ardua del romanzone. Presentano insidie e gorghi infernali che pochi riescono a domare. L’editoria italiana fatica a proporre libri di racconti, pare che i lettori non apprezzino e agli editori grossi davvero non va di rischiare di questi tempi. In nessun tempo. Paolo Mascheri ha metabolizzato bene Wallace, Palahniuk, Houellebecq, e naturalmente Carver, non si abbandona al rituale del colpo di scena nelle ultime tre righe, non ricrea microclimi artificiali, storie miniaturizzate e nane, è la narrazione pulita e omogenea di segmenti di vita che paiono spezzarsi per poi rinsaldarsi al racconto seguente, rendendomi come lettore ansioso e felice. In realtà troppo omogenea, chiuso il libro si ha netta la sensazione che i quattordici racconti altro non siano che capitoli di un libro potente e tagliente. La fidanzata Ilaria ce la ritroviamo a balzi, per nulla accomodante, si libera della mia carcassa, apre lo sportello e corre via, così come le potenti berline di papà. Percorrono le solite vie succhiando ettolitri di benzina, la Mercedes 300 SL, ventiquattro valvole. Sei cilindri in linea e duecentotrentaquattro cavalli… il cambio manuale con la quinta in presa diretta, presente solo sulle versioni destinate al mercato italiano, non era davvero il massimo: duro e con una difficoltà di innesti simile a quello di una Panda dell’87. Il ricorso alla televisione ipnotica, alla farmacologia competente, farmaci che non sballano definitivamente verso una deriva estrema e tossica, non eccitano particolarmente per renderci reattivi alla vita mondana, si limitano a rendere più sopportabile il quotidiano squallido, tutto pare sedare, anestetizzare il male di vivere che non supera mai il livello di guardia, è tenuto sotto controllo, segue parallelo lo svolgersi degli eventi, piccoli resoconti il cui minimalismo non infastidisce mai, punteggiati da intermittenze disperate, folli slanci intorpiditi da gocce di Lorazepam, anche l’aspirazione al suicidio è molle e goffa, la cicatrizzazione delle ferite è velocizzata dalla lampada U.VA. mentre fuori dalla finestra la pioggia è cessata. Gli autosaloni baluginano con le loro vetture d’importazione a chilometri zero. La città si fa pozzanghera scomposta dal vento.
Domani faccio venticinque anni. Mamma regalami un’iniezione di botulino che mi paralizzi la faccia. Un mutuo a tasso agevolato che mi renda più produttivo. Una storia che mi faccia vendere trecentomila copie e anche il culo. Un villaggio turistico e la sua gioia surgelata. Una liposuzione che risalti gli addominali. Mamma regalami l’atomica.
Un libro d’esordio importante, Paolo Mascheri l’attenderò al secondo libro con un coltello tra i denti, in Poliuretano ha tracciato profondo gli ingredienti base di malessere tenero e sgradevole, ha dimostrato una invidiabile padronanza della lingua, le frasi, i dialoghi, tagliano come rasoi, danno ferite infette. Sarò curioso di seguire i percorsi della sua scrittura e la naturale (necessaria) evoluzione. Polo Mascheri l’attenderò.
Saverio Fattori |
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