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SE MI LASCI TI CANCELLO |
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Il regista Michel Gondry è la vera star in un film pieno di star. Più di Jim Carrey, di Kate Winslet (quella del Titanic) e dello sceneggiatore Charlie Kaufman (firma in gamba degli ultimi anni: Essere John Malkovitch, Confessioni di una mente pericolosa, Il ladro di orchidee). E allora qualcuno potrebbe chiedersi: chi? Chi...!?!! Dunque: uno dei più bei videoclip pop degli anni '90, cioè Around the world dei Daft Punk (scheletri, disco girls e robot impegnati in un ballo coreografico che nega il genere in chiave post moderna), poi Knives Out dei Radiohead (quello in cui Thom Yorke assiste in ospedale una ragazza con il corpo sostituito dalla tavola dell' "allegro chirurgo"), e ancora il meglio che vi ricordate di artisti come Beck, Bijork, Foo Fighters e Massive Attack, fino ai Rolling Stones di Like a Rolling Stone ed ai White Stripes di Fell in love with a girl. Tutta roba sua. Basta così? No, c'è la pubblicità. Innanzitutto la più bella che la Levi's ricordi: in una America d'altri tempi un ragazzo acquista da un farmacista in disappunto una scatola di preservativi. La sera stessa, ad aprire la porta di casa della ragazza con la quale fare baldoria, è lo stesso farmacista che si rivela esserne il padre... "watch pocket created in 1873... Abused ever since". A seguire Nike, Air France (geniale), BMW e altre cattive multinazionali. Il cinema arriva nel 2001 con Human Nature, passato inosservato in Italia: esordio interessante, sempre scritto da Kaufman ed interpretato da Patricia Arquette assieme a Tim Robbins, ma con un Gondry ancora non a pieno agio con la nuova esperienza del lungometraggio (comunque da recuperare in dvd). Ora il regista ci riprova con questa strana pellicola davvero notevole ma massacrata, come spesso accade, nel titolo italiano. L' originale è infatti Eternal Sunshine of the Spotless Mind, dai versi del poeta inglese Alexander Pope (1688-1744): "How happy is the blameless Vestal's lot! /The world forgetting, by the world forgot. / Eternal sunshine of the spotless mind! / Each pray'r accepted, and each wish resign'd..." Un film unico che non assomiglia a nulla, un viaggio improbabile nella mente di un uomo con un stile tutto alla Gondry (cioè personalissimo, ricco d'invenzioni strabilianti, trendy come un videoclip all'ultima moda e denso come il meglio del cinema indipendente americano) ma che non si esaurisce in un puro e folle esercizio di stile, come è capitato a tanti suoi colleghi che hanno tentato la strada del cinema. Eternal Sunshine ha una solidità insolita per una storia così improbabile. Usa le sue trovate con grande sobrietà, non facendone il motore del racconto ma mettendole al servizio dei sentimenti che descrive. E si preoccupa di costruire personaggi solidi, dando a Jim Carrey la possibilità di superare le sue più belle interpretazioni drammatiche, quelle cioè di Man on the Moon e di The Truman Show. Privo com'è del più impercettibile ghigno nei panni di un fragile e normalissimo innamorato affranto, Carrey raggiunge il suo picco nei panni di un comune mortale che si annoia alle feste e si ritrova sempre scoperto alle crudezze della vita. Brava anche Kate Winslet, donna stramba dai capelli multicolore, mediamente affascinante nella sua banale felpa arancione e scivolosa come nemmeno un lago ghiacciato nel complicato universo emotivo che la caratterizza. La pellicola riesce in un uncinetto di generi che pur essendo cervellotico e geometrico riempie gli occhi con tanta autentica poesia. Parlando di sentimenti vecchi come il mondo e di temi come la nostalgia dell'infanzia, l'astrazione dell'identità e l'innegabilità del destino. Lo fa inscenando una delle più belle distorsioni soggettive della realtà che il cinema ha realizzato di questi tempi, con una struttura contorta in cui sguazzano fantascienza demenziale e surrealismo moderno, commedia brillante e dramma esistenziale. Alla fine il numero di domande che ci si porta dietro è innumerevole ed elettrizzante, come solo una sensibilità tutta europea (Gondry è un francese che da anni lavora in Usa) di solito sa regalare. Antonello Schioppa |
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