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Regia: Nello
Correale |
Interpreti:
Paolo Sassanelli, Laura Del Sol, Loredana Cannata, Alfredo Pea, Barbara
Cupisti, Regina Bianchi , Tiziana Schivarelli |
Soggetto:
Chiara Balestrazzi |
Sceneggiatura:
Chiara Balestrazzi |
Fotografia:
Gino Sgreva |
Scenografia:
Manuel Giliberti |
Costumi:
Grazia Colombini |
Musica: Carlo
Siliotto |
Montaggio:
Cesar Augusto Meneghetti |
Produzione:
Caterina Nardi, Leonardo Giuliano, I.P.E., con il contributo del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali |
Paese: Italia
Anno: 2003 |
Durata: 85' |
Distribuzione:
Gruppo Pasquino |
Sito ufficiale: |
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Quando mi è stato
detto di andare a vedere questo film, solo a leggere la sinossi volevo grattarmi, una storia che ruota intorno alla ricerca di un loculo
non è certo di grande allegria. Ora devo ricredermi.
La cosa che da
subito mi ha affascinato è l’utilizzo della camera digitale come se fosse
una cinepresa a 35 mm. I colori sono incredibilmente puliti e l’immagine
guadagna uno spessore che nei prodotti italiani è difficile trovare. La
fotografia di Gino Sgreva è tra le migliori che
abbia visto ultimamente e ti lascia senza fiato e affiancata alla regia di
Nello Correale ci mostra una Bari tutta da scoprire. Le riprese migliori
sono quelle degli ambienti, come i piccoli vicoli, con la gente seduta per
le strade o il centro con i negozi alla moda ed il mare punto focale della
vita di ogni barese, intrappolato nella pellicola diviene testimone neutrale
delle storie della città. Le vite degli abitanti si raccontano attraverso i
loro occhi, i volti espressivi, i gesti quotidiani e non si sente la
necessità di parole perché è tutto lì in quelle figure che si
muovono
sullo schermo e ci mostrano uno spaccato di vita Pugliese tanto vicina alla
realtà. La trama non è tra le più originali, ma il pretesto della riunione
di famiglia in questo caso viene utilizzato come denuncia sociopolitica
della situazione meridionale. Personaggio ottimamente riuscito è Rosa,
l’attrice Laura Del Sol che grazie alla sua
sensibilità riesce a riproporre la perfetta donna del sud, fiera e
orgogliosa che lotta per i suoi ideali e trattiene le lacrime per essere la
colonna della famiglia. I continui primi piani fondono il personaggio con
l’ambiente esterno come se l’uno sia parte dell’altro ed ogni vicenda si
ricollega alla dimensione di questa donna. Nello
Correale ha visto in ogni singolo attore un carattere ben definito,
scindendo in tante piccole parti lo spirito di Bari. Il desiderio di fuga
dalla realtà pugliese, l’autoironia, le macchiette delle vecchie
generazioni e il disagio di non trovare lavoro sono racchiuse da un
equilibrio raffinato in un percorso umano che non ha pretese e si racconta
da solo. Singolare la scelta di non utilizzare il dialetto, ma a detta del
regista sembra voglia evidenziare maggiormente i diversi stadi culturali
delle famiglie. Su questo non posso dargli torto, anche se un po’ si avverte
la necessità di una lingua colorita come il barese, affidata solo ai
personaggi di contorno. La cura per il particolare è esplicita nelle piccole
nervature che si diramano dalla trama centrale. Il parcheggiatore senza
licenza, i mafiosi mascherati da vigilanti, l’assessore che distribuisce
biglietti dello stadio e gli uomini d’affari che criticano la gente comune,
tutte ‘vittimè della rabbia di Rosa, specchio del singolo cittadino che
malgrado tutto continua a lottare per i suoi diritti. Metafora della
rassegnazione comune è
invece
Alberto (Alfredo Pea) che fuggendo a Milano
quasi sembra essersi dimenticato il modo di vivere della sua città. Un
viaggio culturale lungo la costa pugliese dove il mare "assorbe tutti i
problemi", un bel film che stupisce per l’incredibile cura delle immagini
anche se alcune scelte sono discutibili, come i rallenty utilizzati per
drammatizzare alcuni eventi o i troppi dialoghi quando si avverte al
contrario il bisogno di più silenzi. Ho chiesto personalmente a cosa sono
dovuti questi scivoloni e sembra si tratti di scelte stilistiche, una sorta
di mixaggio musicale applicato alle immagini. Personalmente continuo a non
condividere tali scelte, ma in definitiva il lavoro finale non ne risente.
Sotto gli occhi di tutti è un’opera ben riuscita che nel panorama generale
conserva la sua dignità e non delude lo spettatore, un piccolo tuffo nelle
molteplici sfumature di una città del Sud.
Massimo Macchia |