|
|||||||||||||||||||
SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI |
|||||||||||||||||||
Quando mi è stato detto di andare a vedere questo film, solo a leggere la sinossi volevo grattarmi, una storia che ruota intorno alla ricerca di un loculo non è certo di grande allegria. Ora devo ricredermi. La cosa che da subito mi ha affascinato è l’utilizzo della camera digitale come se fosse una cinepresa a 35 mm. I colori sono incredibilmente puliti e l’immagine guadagna uno spessore che nei prodotti italiani è difficile trovare. La fotografia di Gino Sgreva è tra le migliori che abbia visto ultimamente e ti lascia senza fiato e affiancata alla regia di Nello Correale ci mostra una Bari tutta da scoprire. Le riprese migliori sono quelle degli ambienti, come i piccoli vicoli, con la gente seduta per le strade o il centro con i negozi alla moda ed il mare punto focale della vita di ogni barese, intrappolato nella pellicola diviene testimone neutrale delle storie della città. Le vite degli abitanti si raccontano attraverso i loro occhi, i volti espressivi, i gesti quotidiani e non si sente la necessità di parole perché è tutto lì in quelle figure che si muovono sullo schermo e ci mostrano uno spaccato di vita Pugliese tanto vicina alla realtà. La trama non è tra le più originali, ma il pretesto della riunione di famiglia in questo caso viene utilizzato come denuncia sociopolitica della situazione meridionale. Personaggio ottimamente riuscito è Rosa, l’attrice Laura Del Sol che grazie alla sua sensibilità riesce a riproporre la perfetta donna del sud, fiera e orgogliosa che lotta per i suoi ideali e trattiene le lacrime per essere la colonna della famiglia. I continui primi piani fondono il personaggio con l’ambiente esterno come se l’uno sia parte dell’altro ed ogni vicenda si ricollega alla dimensione di questa donna. Nello Correale ha visto in ogni singolo attore un carattere ben definito, scindendo in tante piccole parti lo spirito di Bari. Il desiderio di fuga dalla realtà pugliese, l’autoironia, le macchiette delle vecchie generazioni e il disagio di non trovare lavoro sono racchiuse da un equilibrio raffinato in un percorso umano che non ha pretese e si racconta da solo. Singolare la scelta di non utilizzare il dialetto, ma a detta del regista sembra voglia evidenziare maggiormente i diversi stadi culturali delle famiglie. Su questo non posso dargli torto, anche se un po’ si avverte la necessità di una lingua colorita come il barese, affidata solo ai personaggi di contorno. La cura per il particolare è esplicita nelle piccole nervature che si diramano dalla trama centrale. Il parcheggiatore senza licenza, i mafiosi mascherati da vigilanti, l’assessore che distribuisce biglietti dello stadio e gli uomini d’affari che criticano la gente comune, tutte ‘vittimè della rabbia di Rosa, specchio del singolo cittadino che malgrado tutto continua a lottare per i suoi diritti. Metafora della rassegnazione comune è invece Alberto (Alfredo Pea) che fuggendo a Milano quasi sembra essersi dimenticato il modo di vivere della sua città. Un viaggio culturale lungo la costa pugliese dove il mare "assorbe tutti i problemi", un bel film che stupisce per l’incredibile cura delle immagini anche se alcune scelte sono discutibili, come i rallenty utilizzati per drammatizzare alcuni eventi o i troppi dialoghi quando si avverte al contrario il bisogno di più silenzi. Ho chiesto personalmente a cosa sono dovuti questi scivoloni e sembra si tratti di scelte stilistiche, una sorta di mixaggio musicale applicato alle immagini. Personalmente continuo a non condividere tali scelte, ma in definitiva il lavoro finale non ne risente. Sotto gli occhi di tutti è un’opera ben riuscita che nel panorama generale conserva la sua dignità e non delude lo spettatore, un piccolo tuffo nelle molteplici sfumature di una città del Sud. Massimo Macchia |
|||||||||||||||||||
|