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STARSKY & HUTCH |
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Bay City, California, negli anni ’70 che amiamo ricordare: KC & The Sunshine Band, i Jackson 5, il sabato sera con febbrone (da cavallo) allo Studio 54, i pantaloni a zampa d’elefante da abbinare alle Adidas blu con righe bianche e anelli, cinture, collanazze freak, le cheerleaders che negli stadi italiani non sono mai esistite (ma oggi ci sono le Veline che si fidanzano con i calciatori, farà notare qualcuno). West Coast. Fiori nei vostri cannoni (però fateli girare, ogni tanto). Capelli cotonati. Zatteroni. L’ispettore Callaghan. Bill Conti. Gli Oliver Onions. Frankie Valli. Olivia Newton-John. Etc. I Seventies, insomma. David Starsky, poliziotto tanto ligio al dovere quanto terribilmente maldestro e Ken "Hutch" Hutchinson, il suo collega biondo e spiantato, si ritrovano a far coppia (strana, alla Lemmon & Matthau) contro il miliardario trafficante di droga Reese Feldman (Vince Vaughn). Pronti? Via! Un’ora e quarantuno minuti di inseguimenti a piedi e in macchina (Ford Gran Torino bianca e rossa, naturalmente), zuffe, citazioni cinefile (da Easy Rider a Saturday night fever, passando per Il Cacciatore) e situazioni surreal-trash come nella scena del colloquio con il galeotto gay che si infiamma per Hutch o il primo incontro tra Starsky e Huggy Bear. È il prequel dell’omonima serie televisiva creata nel 1975 da William Blinn, prodotta da Aaron Spelling (l’uomo dietro le Charlie's Angels) e interpretata da Paul Michael Glaser e David Soul. Un cult? Di più. Ma, strano a dirsi, per una volta tutto funziona anche sul grande schermo con una trentina d’anni di distanza, giusto nell’età della Hollywood in crisi di soggetti. Funziona, merito di Ben Stiller e Owen Wilson e dell’agile regia di Todd Phillips (Road Trip, 2000; prossimamente The Six Million dollar man con Jim Carrey), di una toccante comparsata di Glaser e Soul nel finale, di un cast che brilla come un festival di fuochi d’artificio (il rapper Snoop Dogg nei panni dell’informatore Huggy, ruolo rivestito sul piccolo schermo da Antonio Fargas; Juliette Lewis fa la pupa del boss; Carmen Electra fa niente di più di quel che faceva in Baywatch e Vacanze di Natale 2000, ovvero la bambolona supercarrozzata). Scontato/furbetto/spensierato/frizzante/retrodatato/nuovo: tutte queste definizioni calzano a pennello su una cop-commedia intelligente ed estremamente curata (si dice che la Warner abbia speso un patrimonio solo per i costumi, gli oggetti di scena e le automobili d’epoca). Rétro è bello, anzi, necessario, se la fonte è una delle migliori serie tv realizzate negli anni 70: Phillips riesce a farci fare il tuffo nel passato che aspettavamo, a darci il déja vu dal groove giusto facendo il surf su una tramina sottile. Riappare tutto e tutto torna al suo posto con una sgommata da brivido sui titoli di coda: Wilson & Stiller, superlativi. Starsky & Hutch ancora duri, scanzonati e puri, come i ’70 della nostra memoria.
(N.G.D’A.) |
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