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 |
Titolo originale:
25th Hour |
Regia: Spike Lee |
Interpreti: Edward
Norton, Philip Seymour Hoffman, Barry Pepper, Rosario Dawson , Anna
Paquin, Brian Cox, Tony Devon , Paul Diomede, Levani Outchaneichvili ,
Tony Siragusa |
Soggetto: David
Benioff |
Sceneggiatura:
David Benioff |
Fotografia:
Rodrigo Prieto |
Scenografia: James
Chinlund |
Costumi: Sandra
Hernandez |
Coreografia: a |
Musica: Terence
Blanchard |
Montaggio: Barry
Alexander Brown |
Produzione: 40
Acres & a Mule Filmworks, Gamit Films, Industry Entertainment,
Touchstone Pictures |
Paese: USA
Anno: 2002 |
Durata: 134' |
Distribuzione:
Buena Vista International Italia |
Sito
ufficiale:
http://touchstonepictures.go.com/25thhour/ |
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La
25 ora
segna la svolta registica di Spike Lee. Abbandonato il manicheismo e la
retorica dei suoi precedenti lavori il regista si tira fuori dal ghetto e
allarga i suoi orizzonti filmando le debolezze, il dolore e le incertezze
di un’intera città ferita e amputata dopo l’11 settembre.
Così
la storia dello spacciatore Monty Brogan che ha 24 ore per ripensare alla
sua vita prima di finire in prigione
diventa la parabola ideale per
raccontare una realtà più ampia. Ci pare di vedere Spike Lee riprendere la
Storia dal punto in cui Scorsese in
Gangs of New York
l’aveva lasciata, per mostrarci l’età adulta di una città che vive le sue
contraddizioni e che ogni giorno deve fare i conti con quel sentimento
d’impotenza che conosce solo da poco e che per questo non sa gestire.
Allora il tempo si dilata e la sofferenza si moltiplica stordendo
e confondendo. La tensione portata al limite si consuma nel silenzio e la
necessità di difendersi è talmente urgente da far ricadere la colpa sugli
altri. Allora ‘fanculo agli ebrei, ‘fanculo agli italo-americani, ‘fanculo
ai neri di harlem che giocando a basket non passano mai la palla, ‘fanculo
ai portoricani, ‘fanculo agli irlandesi, ‘fanculo alla mafia russa,
‘fanculo a suo padre, ‘fanculo ai suoi amici, ‘fanculo alla sua donna che
forse lo ha tradito alla polizia. Ma in fondo ‘fanculo a se stesso, per aver
sprecato la propria vita. Così Monty inizia un
viaggio verso la presa di coscienza della responsabilità delle proprie
azioni incarnando egli stesso la città in cui vive. La stessa che lavorando
affannosamente anche di notte tenta di recuperare la propria sicurezza tra
le macerie di Ground Zero.
NY è
Monty. Monty che vive tutta la sua rabbia e il suo rancore. Monty che
confida nei suoi amici che non sanno
come aiutarlo, vittime essi stessi di
una situazione che non sanno come affrontare. Monty che ama la sua donna di
cui non si fida. Monty che ama suo padre che ha fatto finta di non sapere
perché gli faceva comodo.
Monty
che come il Cristo de L’ultima tentazione di Scorsese trascina la sua
croce, cadendo più volte sconfitto sotto il peso dei sensi di colpa e delle
paure e che forse ha un’ultima scelta, quella di cambiare il proprio
destino. Cambiare strada, allontanarsi dalle proprie colpe, ricostruirsi una
nuova identità facendo finta di niente. Vivere in quella ultima,
inesistente, immaginaria, lunghissima 25° ora, risorgere.
Ma
Spike Lee preferisce condurre Monty verso il
suo inevitabile e doloroso destino, l’unico possibile per un uomo/una città
che ha scelto di resistere malgrado tutto.
Rossella Macchia |