STRANDED (Náufragos) Luna (María Lidón) STRANDED (Náufragos) Luna (María Lidón) STRANDED (Náufragos) Luna (María Lidón) | ||||||||||
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STRANDED (Náufragos) |
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Un’equipaggio di sei astronauti (quattro uomini, due donne) fa naufragio su Marte. Software di bordo in palla, comandante che muore sul colpo durante il violento impatto, notizie poco confortanti da casa (comunicate in tono asciutto da Johnny Ramone dei Ramones). Il tempo di riprendersi dallo shock, dare una sepoltura cristiana al capitano e fare il punto della situazione e si capisce che le speranze di sopravvivenza della squadra sono ridotte al lumicino. Bye, bye, Terra, qui ce la passiamo de mierda come da copione. Tutto nei primi minuti, sui titoli di testa. Subito dopo, i sopravvissuti hanno il dovere di prendere una drastica decisione: per risparmiare le scorte di energia e di ossigeno, tre di loro dovranno uscire dal modulo e camminare nel deserto marziano fino a morire. Rassegnarsi alla fine. Riprendere le prime/ultime immagini di Marte girate con una handycam da Sanchez (María Lidón), il secondo di bordo. Sabbia rossa, rocce, bellezza desolante da togliere il fiato. Le tute bianche non piantano bandiere sul suolo: fanno un video che qualcuno, un giorno, trasmetterà in tutto il mondo, nell’ora in cui le famiglie si riuniscono intorno al desco. Morte a milioni di Km. di distanza. Mistero che si nasconde in una grotta.
Prima missione umana sul Pianeta Rosso girata dall’attrice e regista María Lidón (alias Luna). Propellente utilizzato: pochi soldi - quasi tutti di tasca propria – una buona sceneggiatura, la certezza che le idee vincenti possono attecchire anche fuori dagli Studios di Hollywood. In Europa, addirittura. Dalla Spagna che ha dato i natali a Banderas e Almodòvar. Stranded è la sorpresa che arriva da un paese che non ha, cinematograficamente, una solida tradizione fantascientifica o, almeno, niente che abbia varcato i confini nazionali lasciando un segno significativo (El Rayo Desintegrador,1966; Planeta Ciego, 1975; Goomer, 1999). La sfida personale di Luna, al secondo lungometraggio dopo My Gun, è stata girata in inglese, in poco meno di due mesi, sfruttando la navicella di Space Cowboys e la faccia barbuta di Vincent Gallo (nel film, l’ingegnere Luca Baglioni!). Piccola produzione, tensione e plot alla De Palma (Mission to Mars, naturalmente), un po’ di Tarkovskij e di Antonioni nel cuore. Risultato? 101 minuti durante i quali lo spettatore non smette di chiedersi se i naufraghi daranno fuori di matto dedicandosi seduta stante all’omicidio e al cannibalismo, se Gallo/Baglioni sia la mente che ha architettato un piano diabolico e lucidamente paraculo per resistere in solitaria fino all’arrivo dei soccorsi, se nel deserto inospitale si nascondano creature rivoltanti e armate di cattive intenzioni, se Johnny Ramone canterà qualcosa in differita per tirare su il morale dei malcapitati. Claustrofobico. Semplice e lineare persino quando, verso la fine, la trama sembra ad un passo dal deragliamento, Stranded è l’anti-Star Wars: Episode II, quindi il secondo ‘colpo di fulminè del recente Fantafestival romano, insieme al diversissimo Ichi the Killer di Takashi Miike. In patria ha suscitato reazioni contrastanti, più o meno le stesse che all’epoca accompagnarono da noi l’uscita nelle sale di Nirvana di Gabriele Salvatores; altrove sta raccogliendo meritati premi e plausi. Da vedere senza pregiudizi. ( N.G. D' A.)
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