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Regia: |
Takashi Miike |
Interpreti:
|
Tadanobu Asano, Nao Omori, Shinya Tsukamoto, Alien
Sun, Sabu |
Sceneggiatura:
|
Sakichi Sato (dal manga Koroshiya 1
di Hideo Yamamoto) |
Fotografia: |
Hideo
Yamamoto |
Montaggio: |
Yasushi Shimamura |
Musica: |
Karera Musication |
Produzione: |
Dai Miyazaki, Akiko Funatsu |
sito
ufficiale: |
www.ichithekiller.net |
Giappone 2001, 35mm,
Col., 126 min. |
Caustico,
demenziale, cinefilo fino al midollo. Con la sua violenza da cartoon, il
nuovo film di Takashi Miike (Audition;
City of Lost Souls) ha scatenato l’entusiasmo del pubblico del XXII
Fantafestival di Roma portando il delirio in sala. Applausi ad ogni
sbudellamento, tifo da stadio che ha messo in secondo piano le grosse lacune
organizzative di un appuntamento – vox populi - sul viale del
tramonto (ufficio stampa fantasma, retrospettive raffazzonate, repentini
cambi di programma, pellicole in concorso invisibili). Consola la visione di
questo roboante trionfo di splatter d’altri tempi, mixato ai toni
parodistici di Pulp Fiction, Il
Grande Colpo e Natural Born Killers,
alla satira dei Monty Python, alle trovate della trilogia di Evil Dead.
Fonte: un manga
di Hideo Yamamoto che nel Sol Levante (ma anche
presso il popolo di Internet) è oggetto di un vero e proprio culto con
migliaia di fans sparsi per il globo.
Il
protagonista del titolo è un nerd che dopo aver assistito inerme a uno
stupro di gruppo, sviluppa una doppia, inquietante personalità dalle
evidenti pulsioni sadiche. Manipolato dal vendicativo Jijii (Shinya
Tsukamoto, il regista di Tetsuo), gangster emarginato
dall’Organizzazione, lo sfigato, timido Ichi si trasforma in un killer dalle
scarpe armate di lame affilatissime con le quali fa strage di tipacci della
Yakuza e papponi psicopatici che gonfiano di botte ragazze indifese. Le
stesse fanciulle appena salvate dai bruti non fanno in tempo a ringraziare
che si ritrovano ridotte a dadini sul pavimento. Tutta colpa del caos che
alberga nella mente del ragazzo: le sue missioni punitive gli provocano
delle spaventose erezioni e alla fine il già precario equilibrio mentale del
nostro va a farsi benedire. A rubargli la scena arriva il biondo Kakihara:
look dandy tra David Bowie e Gary Oldman,
faccia sfregiata, portamento flemmatico e filosofia di vita basata
sull’equazione dolore = piacere.
Kakihara è sulle
tracce di Anjo, il suo boss scomparso insieme a una prostituta e a
100.000.000 di yen. È determinato a trovarlo e, nel corso della sua ricerca,
si divertirà a torturare a morte (coi pretesti più banali) chiunque gli si
pari davanti. Aspettando, s’intende, l’esilarante scontro finale con Hichi.
Sesso
& (ultra)Violenza. Troppo hard per i gusti correnti dei distributori
italiani, non c’è dubbio. Estremo come un disco dei Painkiller o dei vecchi
Napalm Death, in alcuni tratti prolisso e
ripetitivo, il film di Takashi Miike centrifuga horror trash e satira,
cultura S/M e gore. Tutto è palesemente finto: macelleria barocca e sequenze
che omaggiano Tarantino, Besson, Kitano,
Lynch,
il nostro Argento e le opere di Damien Hirst
(il tronco di un uomo diviso in due porzioni perfette). I personaggi si
materializzano sullo schermo col beneficio di veri e propri riti di
apparizione ai quali partecipano l’inquadratura, la musica, il montaggio. L’
incastro sottolinea la natura di una pellicola che funziona soprattutto in
qualità di film-referenza, di immagini che richiamano in modo più o meno
consapevole altre immagini (anche quelle dei fumetti ‘sporcaccioni’ genere
Oltretomba). Troppo facile pensare a Braindead di
Peter Jackson o al grand-guignol di Yuzna: nel
suo divorare e rigurgitare cinema, più che crogiolarsi in un citazionismo
autosufficiente, Miike è un regista che non si prende troppo sul serio, e
questo è un bene.
Momenti-clou: 1)
Kakihara riconosce di aver sbagliato davanti ai suoi capi e non esita a
tagliarsi un pezzo della lingua, piercing incluso, dichiarando con fierezza:
"Vi offrirò la mia fonte di piacere"; 2) Kakihara trova l’anima gemella
nella perversa Karen mentre sta torturando una delle sue vittime; 3)
l’espulsione di Kakihara dai ranghi della Yakuza (per comportamento indegno)
comunicata in videoconferenza al diretto interessato; 4) Ichi in lacrime,
dopo l’ennesimo eccidio, preso a calci da un bambino sul terrazzo di un
grattacielo.
Qualcuno dovrebbe
far vedere Ichi the Killer a
Sam Raimi.
Anche coi metodi coercitivi di Kakihara, se necessario.
Nino Gianni D'
Attis