Speciale John Woo: Windtalkers Filmografia Woo's talking |
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WINDTALKERS (USA, 2001) di Nino G. D'Attis |
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Le prime immagini sono quelle di un deserto infuocato. Sole a picco sulle rocce, canyons profondi, segni anteriori all’alba dell’uomo. La macchina da presa vola come un’aquila in territorio navajo e, per dirla con Baudrillard: "Si comprende come sia stata necessaria molta magia, agli indiani, e una religione particolarmente crudele, per scongiurare una simile grandezza teorica dell’evento geologico e celeste del deserto, per vivere a misura di un simile ambiente". Dopo aver trovato la pace, l’anima tormentata del soldato Joe Enders (Nicolas Cage) raccoglie l’invito a visitare quei luoghi unici al mondo e torna dall’amico Ben Yahzee (Adam Beach) in un inizio che è già epilogo, chiusa di una lunga, toccante poesia sull’amicizia in tempo di guerra. Deserto, allora. E silenzio che spazza via dallo schermo la retorica del valoroso corpo dei marines, la Pearl Harbor in chiave Disney di Michael Bay, i soldati Ryan da salvare (con Spielberg che clona spudoratamente le inquadrature di Kubrick in Full Metal Jacket) per accostarsi alla forza di Terrence Malick e Michael Cimino. Il deserto non è la cattedrale disegnata con la farina da Enders nel villaggio nemico ma un altrove della preghiera biascicata in punto di morte. Dopo l’orrore, ancora le torri, le guglie di rocce, il vento che soffia parole ancestrali che solo i puri come Ben sanno interpretare. Non c’è Tom Cruise che pratica il freeclimbing nei panni di Ethan Hunt perché questo – lo sapevamo da tempo - è un film diverso, un altro John Woo al quarto round di un personale confronto con il complesso sistema produttivo di Hollywood dopo Hard Target; Face/Off e M:I-2. C’è l’action di Woo. Ci sono due attori molto amati da Woo (Cage e Slater). C’è uno sguardo sul cinema e sul mondo che oggi solo pochi registi come Woo sono in grado di offrire al pubblico violando apertamente i limiti dei generi cinematografici. Un western? Un film bellico? Windtalkers è una pagina inedita della storia americana riportata alla luce da un regista asiatico giunto negli States nel 1993 e finora procrastinata dagli studios (la pellicola era pronta da un anno) dopo gli eventi catastrofici dell’11 settembre scorso. Code talkers: navajos utilizzati durante il secondo conflitto mondiale nella campagna del Pacifico perché in possesso di una lingua, fatta codice segreto, che i giapponesi non riuscirono mai a decrittare. Mescolati agli yankees sulla terraferma, i code talkers ("coloro che parlano il codice") trasmettevano le coordinate di fuoco alle navi ancorate al largo delle Isole Salomone, servivano una patria che li aveva sterminati quasi per intero e solo recentemente, fuori tempo massimo (sono quattro gli anziani superstiti) si sono visti conferire a Washington la Medaglia d’Oro del Congresso da George Bush Jr. Come Apocalypse Now, Full Metal Jacket, Platoon e La Sottile Linea Rossa, anche Windtalkers non è semplicemente un film di guerra ma è la guerra fatta dagli uomini, dalla carne da macello, dai ragazzi che giocano a poker nelle tende del campo-base e sognano l’odore delle ragazze rimaste a migliaia di chilometri di distanza. Tra le esplosioni, i combattimenti furiosi, i cadaveri, le pallottole che fischiano, il fuoco vomitato dai lanciafiamme ("Sono stufo di girare con un gigantesco Zippo attaccato dietro la schiena" dice uno dei personaggi), ci sono le paure di un gruppo di esseri umani spediti nella giungla a combattere il nemico. Joe Enders è uno di loro: il suo attaccamento al dovere è all’origine di una maledizione che si porta dentro e di una psicosi traumatica da bombardamento che si accompagna alla menomazione fisica lasciatagli da una bomba. Lo promuovono sergente, gli offrono una missione: proteggere il codice ad ogni costo; uccidere, se necessario, il navajo affidatogli, per impedire che il codice possa cadere in mano nemica. Joe non vuole questa missione. Joe ha barato al test dell’udito per tornare sul fronte a massacrare musi gialli. Joe vuole vendicare i suoi commilitoni e liberarsi dai fantasmi che di notte continuano a maledirlo. Perché fare da balia a un indiano? Quando Joe Enders incontra ‘l’altro da sé’ Ben Yahzee, la battaglia più grande che i due uomini dovranno combattere sarà quella per conservare dignitosamente un po’ d’innocenza in tanta barbarie. Questo è il nuovo Woo. Con tanto del vecchio, del Woo che spiana le pistole, fa saltare in aria jeep e mezzi pesanti, amplifica il suono, il movimento per comporre una sinfonia emozionante. Slow motion, volti che rivelano sempre qualcosa (un’anima sgretolata, un inferno interiore o, nel caso di Ben Yahzee e del suo amico Charlie Whitehorse, la spiritualità di una cultura che i bianchi hanno condannato all’estinzione). Nei suoi numerosi momenti di action, Windtalkers è una scossa di adrenalina difficile da dimenticare; uscendo dal cinema, tuttavia, l’impressione è quella di aver assistito ad uno spettacolo arricchito dalla presenza di personaggi forti, mai bidimensionali, e costruito su una sceneggiatura solida nella quale la Storia si mescola alla fantasia senza stonature di sorta. Onore a John Woo. |