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SPACE OFF |
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Come può il fracasso dell’informazione rompere il sacro silenzio che regna nello spazio profondo? La prima missione umana su Marte guidata dal capitano Thomas Lockyer (l’attore Adrian McCourt) ha un problema. Non si tratta di una dotta questione filosofica alla De Palma (o alla Lidón di Stranded) e non è neppure un grosso guaio di fantasmi che seminano il terrore tra i coloni come nell’ultimo Carpenter. Il dramma, se volete saperlo, è ritrovarsi lassù inseguiti da una stronza logorroica della televisione. Rovinarsi il momento più emozionante di tutta una vita mantenendo il contatto audiovisivo con la chiassosa Terra dopo una settimana di blackout.Lei (Jennifer Allen) è un bulldog determinato a non mollare l’osso. Conoscete il tipo: anchor-woman di ghiaccio senza un capello fuori posto. Odiosa. Ignorante. Inopportuna. Lavora per il colosso Global Television Network e conduce il programma News on Mars dedicato all’evento. È lì per fare carriera in fretta e perché ce l’ha messa qualcuno che probabilmente avrà beneficiato delle sue specialità amatorie imbavagliandola e posizionandola a quattro zampe. Piuttosto che averla alle costole, Lockyer e il suo equipaggio preferirebbero di sicuro vedersela con un’orda di alieni cannibali o con mostri vegetali che assorbono mediante osmosi tutto ciò che di vivo riescono ad avvicinare. Particolare importante: i membri dell’astronave Centauro hanno fatto una scoperta scientifica che potrebbe risultare addirittura rivoluzionaria per il futuro dell’umanità ma alla giornalista non importa sapere di cosa si tratti esattamente. Ho visto un corto italiano. E che gran film! Nastro d’Argento presentato a Venezia 2002 nella sezione ‘Nuovi Territori’, girato a Roma nel teatro di posa con blue-screen ‘Nel Blu Dipinto di Blu’, Space Off è il vero e proprio debutto nella regia di Tino Franco, trentottenne nato a Grosseto finora conosciuto principalmente presso gli addetti ai lavori come aiuto regista, cameraman, autore di clip per la pubblicità, produttore esecutivo. Le note biografiche ci dicono anche che è stato a Londra alla corte di MTV Europe, dove ha realizzato dei promo con Paolo Caredda, si è interessato molto alla tecnologia digitale (si vede), ha lavorato con Alessandro D’Alatri (per fortuna non si vede) e nel campo della comunicazione industriale. Girato in 35 millimetri (1:85), Space Off è un progetto curato nei minimi particolari. Sembra uscito da Hollywood, invece è stato realizzato a casa nostra grazie allo sforzo di un team eccezionale. L’idea, prima di tutto. Poi il ritmo, la cura dei dialoghi, l’invidiabile dono della sintesi. Il confronto con le altre ‘cosuccè passate per il XXIII Fantafestival (L’Armadio e Mummie di Gabriele Albanesi, Il Ronzio delle mosche di Dario D’Ambrosi) non si pone neanche perché Franco sa raccontare una storia con la macchina da presa in un tempo esiguo. È nato un talento!
(F.V.G.) |
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