“Tutto quello che sei / In ogni cosa che fai.”
Il ritmo e le parole
non dicono il falso: dentro queste dieci nuove canzoni dei Casino Royale
c’è l’essenza di una band che ha voglia di rimettersi in gioco con
l’onestà e l’istinto di sempre. Sommati a una storia di tutto rispetto,
sono fattori che, a un decennio di distanza da CRX, bellissimo e
cruciale mosaico sonoro rivalutato da molti solo a posteriori (e per chi
scrive, precursore di
100th window
dei Massive Attack),
producono il miracolo di un disco pop di alta classe. Bello nei suoni,
curati da Howie B, “regista di dischi” che vanta nel suo curriculum
collaborazioni con U2 e Björk. Bello
nei testi, urgenti e forti, scritti da qualcuno che ha ancora cose da
dire. Quell’Alioscia che una volta, prima del doloroso scisma, spartiva
il microfono con Giuliano ‘The King’ Palma e adesso ha imparato a fare
tutto da solo, anche le linee melodiche.
Commenti estratti
dal sito ufficiale del gruppo:
“Uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! GRAZIE RAGA!!! il disco è una figata, e se
il king non c’è non sa cosa si sta perdendo!!” (El Toro);
“Sto ascoltando il vostro cd… Sto ascoltando il
vostro cd… Sto ascoltando il vostro cd… Sto ascoltando il vostro cd… No
adesso uno di voi CR viene a casa mia e mi spegne lo stereo! Io non ci
riescoooo!” (Mattia); “20 anni di groove e non vi siete spenti, bravi
ragazzi!!!” (Ago).
Con Reale
torna a dare segnali positivi una tra le poche formazioni italiane da
esportazione (e dagli anni ’80 ad oggi si contano sulle dita di una
mano: Afterhours, Almamegretta,
Planet Funk), un progetto partito dall’amore per lo ska di marca
Specials e Skatalites, giunto a rapida maturazione artistica, prima con
il tellurico crossover di Dainamaita (1993), poi con le
raffinatezze di Sempre più vicini (1995, il produttore era il
bristoliano Ben Young, due anni dopo sarebbe stato il turno di Tim
Holmes nel successivo CRX). La novità è che, uscito dal letargo
(e dalle pressioni dei discografici a caccia del disco d’oro a tutti i
costi) adesso il quintetto fa esattamente quello che gli pare. È nel Dna
dei Casino: esserci sempre, con la sincerità e l’entusiasmo di sempre,
tirando fuori un background di assoluto rispetto che comprende i
Clash e Lee ‘Scratch’ Perry, il soul,
il funk, l’hip hop, il trip-hop e il drum’n’bass. Così, è bello leggere
in giro le dichiarazioni di Alioscia su un album nato tra Milano e
Londra da un felice momento creativo, pensando alle canzoni, al feedback
con i vecchi fans, all’eventualità di una distanza con i sedicenni di
oggi.
Reale
si veste di accenti
britannici, alterna toni nervosi (Easy tranquillo) a
colori più morbidi (la meditativa Prova, primo singolo estratto,
e In my soul kingdom, brani che, insieme all’iniziale
Tutto e a Protect me, rappresentano il picco estetico del
disco), bassi profondi e lucidi scatti urbani (Plastico mistico),
lampi di disco-wave ’80 (Milano double standard, altri
riferimenti nel tessuto sonoro potrebbero essere !!! e
LCD Soundsystem, soprattutto
nell’ipnotico gioco di basso, batteria e chitarra in coda).
Per farla breve
(meglio ascoltare la musica che leggere le stronzate di chi scrive di
musica): questo è il mio disco italiano dell’anno.
(J.R.D.)
www.casinoroyale.it
|