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RECOIL: SELECTED (Mute)

Recoil selected

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A volte anche le antologie hanno un senso. A memoria, si potrebbero citare la rigorosa operazione condotta nel 1987 dalla Factory Records per Substance dei New Order, poi gli ottimi Underworld 1992-2002 e Collected dei Massive Attack (2006), esempi di operazione commerciale “ragionata” dalla tracklist al packaging. Con Selected, Alan Wilder ha realizzato qualcosa di analogo, assemblando una raccolta sicuramente indirizzata ai neofiti che tuttavia non deluderą chi del progetto Recoil possiede gią tutto. Questi ultimi, di sicuro apprezzeranno in particolare il remastering certosino delle tracce (14 nell’edizione a disco singolo, 26 in quella doppia, molte di pił nella versione deluxe in box a tiratura limitata a tre dischi con un Dvd aggiuntivo).

   Aldilą della perizia tecnica riversata in un’opera che non presenta materiale inedito, viene facile pensare ad una sorta di diario del  progetto solista intrapreso dall’ex componente dei Depeche Mode nel 1986 con i suoni minimali contenuti nel debutto 1+2. Elettronica d’ambiente destinata ad evolversi lungo un cammino che assimila le esperienze dell’EBM, del gospel (Unsound Methods, 1997) e del blues (SubHuman, pubblicato nel 2007) fino a spingersi verso un misurato splendore sinfonico ben rappresentato dalle tensioni cinematicamente technoir di Strange hours e Stalker, brani rispettivamente valorizzati dai contributi vocali di Diamanda Galąs e Douglas McCarthy.

   Wilder č un outsider di lusso, un musicista che ha contribuito enormemente al sound di una tra le band pił famose del pianeta. Il suo progressivo eclissarsi dai riflettori e dal clamore del circo rock č andato di pari passo con il recupero pressoché totale di una dimensione legata al febbrile lavoro in studio di registrazione e allo sviluppo di un percorso personale che si avvale dei contributi del sound engineer Paul Kendall e di un manipolo di cantanti e musicisti che vanno dal pił famoso Moby (in Curse, quinto brano dell’album Bloodline del 1991) alla scrittrice e performer newyorkese Nicole Blackman (suo l’erotismo sottilmente malato che si sprigiona dalle liriche di Want: “I want to keep you alive so there is always the possibility of murder later / I want to be there when you learn the cost of desire / I want you to understand that my malevolence is just a way to win…”).

   Mondo sensuale, onirico, sovente cupo e perturbante in cui convergono musica, letteratura e immagini (da sempre, Wilder dichiara di essere attratto dal cinema), Recoil č un progetto che accosta l’esperienza del musicista inglese a quella di un cineasta come David Lynch per le atmosfere evocate e in ragione di un approccio trasversale alla materia, dove l’elemento maistream si perde puntualmente (e volutamente) nel buio imprevedibile di un immaginario fitto di messaggi misteriosi. La musica racchiusa in Selected evoca il sangue e il respiro degli amanti chiusi in una camera d’albergo, labbra e unghie dipinte di rosso vivo, femminilitą fatale dai torbidi e perversi segreti, softcore fetish alla Andrew Blake e l’occhio anomalo, ossessivo/ossessionato di Weegee, quindi i vicoli della New Orleans che fu (Prey). Si tinge di sfumature dub/jazz apparentandosi alle pił recenti sortite di David Holmes e DJ Hell che sposano senza squilibri di sorta istantanee vintage e partiture sintetiche.

   Una collezione di brani che mette in evidenza le linee forza che attraversano l’insieme di un work in progress che in futuro potrebbe riservare altre meraviglie.

 

(Joan Santarelli)