NEWS  
CINEMA  
CINQUE PUNTO 1  
MUSICA  

Black Sabbath  

Casino Royale  

Chaos| Order  

Dave Gahan  

Deadburger  

Depeche Mode  

Depeche Mode: SOTU  
 
Depeche Mode:Discografia  

Duran Duran  

Editors  

Ennio Morricone  

Federico Fiumani  

John Frusciante  

Grinderman(Nick Cave Side Project)  

Guns N’ Roses  

Jarvis Cocker  

Killing Joke  
 
Kraftwerk  
 
Madonna  
  Marilyn Manson  
 
LCD SOUNDSYSTEM  

Marlene Kuntz  
 
Massive Attack  

Miles Davis  

Nine Inch Nails  
 
Pankow  
 
Pere Ubu  

Psychic Tv  

Portishead  

Primal Scream  
 
Psycho Sum  

Rammstein  

Recoil: subHuman  

Recoil: Selected  
 
Red Hot Chili Peppers  
 
Scott Walker  
 
Sonic Youth  
 
Stars  
 
Studio Davoli  

The Good The Bad & The Queen  
 
The Orange Man Theory  
 
The Stooges  

Tobia Lamare & The Sellers  

Tom Waits  
 
UNKLE: Self Defence  
 
UNKLE: War Stories  
LETTURE  
ARTE  
FUMETTI  
INCONTRI  
BLACKBOX  
IL POTERE DEL MEDIO  
OLTRE  
STANLEY KUBRICK  
TEMI DEL DESKTOP  
LINKS  
ARCHIVIO  
DEPECHE MODE TOUR 2005-2006
 
Google
Web blackmailmag.com
 

MILES DAVIS: 50th Anniversary Kind of Blue (Columbia/Legacy)

Sì, sono tempi duri per la musica: niente di eccitante, niente di nuovo sotto il sole, la routine del mercato e bla-bla-bla. Ve l’ho già raccontata questa? Beh, stavolta ci aggiungo qualcosa di diverso, tranquilli. Tempi cialtroni, si diceva, eppure abbiamo già tanta musica importante alle spalle, pezzi di futuro magari vecchi di mezzo secolo. Solo anagraficamente vecchi, intendo. Prendete certi dischi baciati dalla grazia divina, nati in periodi particolarmente buoni e poi entrati nelle case di milioni di persone (quando milioni di persone non si rincoglionivano con il duo Ventura-Venier alla tele, intendo). Sono lì, e ci hanno fatto battere forte il cuore, ci hanno portato in posti lontanissimi, dentro mondi sconosciuti distanti anni luce dal nostro psicotico mondo, dalle magagne quotidiane e bla-bla-bla...

   Miles Davis registrò Kind of Blue tra il 2 marzo e il 22 aprile 1959. In studio (con una paga sindacale di 64,67 dollari al giorno), insieme a lui c’erano Julian ‘Cannonball’ Adderly, Bill Evans, Paul Chambers, Jimmy Cobb, il nuovo pianista Wynton Kelly (sul brano Freddie Freeloader) e soprattutto John Coltrane, in quel periodo con un piede nel gruppo e uno fuori, verso una carriera solista che lo avrebbe portato molto lontano.

   Jazz modale: gli accordi non hanno l’obbligo di rispondere alla tonalità, cioè di essere costruiti per armonizzazione dei vari gradi della tonalità. Diverse scale dalle diverse sfumature vengono associate ad ogni accordo sempre infischiandosene della tonalità. Tutto chiaro, no? Vabbe’. È roba dalle radici africane, quello stesso seme che porterà Coltrane all’illuminazione chiamata ‘New Thing’. Miles si butta a pesce dentro questa cosa: basta col Bebop. Basta con l'Hard bop, si cambia completamente pagina, e le prime avvisaglie si erano già avute con Milestones del 1958. Bill Evans ci mette del suo, è il complice perfetto per il piano che il grande uomo di Alton, Illinois ha in mente. So What  si muove su un singolo accordo rivoltato come un calzino: puoi ascoltarla all’infinito e sarà sempre come guardare dentro un caleidoscopio dai cromatismi ora blues, ora orientali.  Freddy Freeloader  è appena più semplice, più accessibile ai puristi del blues. Stesso discorso per Blue in Green, dove il pianoforte scorre tranquillo con pochi scarti mentre gli altri strumenti improvvisano (e qui viene fuori un memorabile confronto Evans-Coltrane). Tempo dispari per  All Blues, 11 minuti e 33 secondi con un ottimo lavoro di Coltrane e Adderley mentre Miles fa planare tranquillo la tromba sull’insieme. Poi arriva Flamenco Sketches, elegante al punto da essere diventato per molti il pezzo preferito del lotto. Testimonianza di Bill Evans: "Durante quelle registrazioni stavamo bene, ma non avevo la minima idea – anzi credo che nessuno di noi l'avesse -che ciò che stavamo facendo sarebbe sopravvissuto così a lungo". La musica e la vita intese come una questione di stile: Kind of Blue, inciso in una chiesa greco ortodossa sconsacrata di New York sulla Trentesima Strada, acquistata e trasformata in studio di registrazione dalla Columbia, è  il disco più famoso e venduto della storia del jazz. Per celebrarne la grandezza, la Columbia Legacy ha dato alle stampe un costoso cofanetto con doppio cd, Dvd, un Lp in vinile colorato (blu) 180 grammi, un poster e un libretto di 60 pagine. Intendiamoci, pochi spiccioli in confronto al mutuo che un povero cristo dovrebbe fare per entrare in possesso del box set The Cellar Door Sessions 1970. Il Dvd contiene un documentario già edito (sottotitolato in Italiano) interamente curato da Ashley Kahn, critico musicale un po’ più famoso del sottoscritto e autore di un documentatissimo libro sulla nascita dell’album in questione tradotto in italiano da Francesco Martinelli e pubblicato da Il Saggiatore. Interviste a Herbie Hancock, Jimmy Cobb, Bill Cosby, Ron Carter, Eddie Henderson, Shirley Horn, Jackie McLean, Dave Liebman, Horace Silver, John Scofield e Carlos Santana, poi la storica trasmissione del 1959 ‘Robert Herridge Theater: The Sound of Miles Davis’ messa in onda dalla CBS in occasione del lancio dell’album. Il resto? Versioni alternative, memorabilia, roba per collezionisti feticisti. Ma che disco sublime, che sound, ragazzi miei. Il rapper Q-Tip lo paragona alla Bibbia e forse questa non è esattamente una di quelle puttanate colossali che i rappers dicono davanti a un microfono dopo aver spento la centesima canna della giornata. Squadra perfetta, tutti primi della classe. Quando la musica aveva ancora un senso.

(J.R.D.)