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LIONEL ATWILL: STORIA DI UN VERO CATTIVO

di Nino G. D’Attis                Speciale Cattivi :  Buoni e Cattivi - (c)ATTIVI - Lionel Atwill

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Lionel AtwillSi chiamava Lionel Atwill ed era un attore.

La sua fortuna sul grande schermo era cominciata nel 1932, quando la Warner distribuì nelle sale un film diretto da Michael Curtiz dal titolo Dr. X. Fu il primo ruolo da villain (ma a teatro era stato Jack lo Squartatore) per questo inglese trapiantato ad Hollywood.

Un exploit in Technicolor. Pensare che la ricca famiglia aveva vanamente sognato per lui un futuro da architetto. Lo ripudiarono. Lui si fece un sacco di donne. Un anno più tardi, Atwill vestì i panni di uno scultore sciroccato con mani e faccia deturpate in Mystery of the Wax Museum (La Maschera di Cera, sempre per la regia di Curtiz). A seguire, i lugubri dottori di The Vampire Bat ; Murders in the Zoo; The Sun never Sets, Man made Monster ; The Mad Doctor of Market Street. Grana e fica a palate. Fama alle stelle. Era nato un cattivo di razza, dotato di sguardo magnetico e timbro baritonale della voce dall’accento britannico. All’apice della sua carriera lavorò con Tod Browning e James Whale facendo allegramente il surf sulle tre S: Soldi-Successo-Sesso. Fino al giorno in cui lo portarono alla gogna.

Lionel aveva una moglie. Bella e di nobile schiatta, Louise Cromwell piantò il consorte stanca dei suoi eccessi. Sul set di Murders in the Zoo quel degenerato si era invaghito di Elsie, un pitone di quattro metri e mezzo e aveva deciso di portarselo a casa. Quando è troppo è troppo: introdurre un boa nelle orge del fine settimana non è che scateni le fantasie inconfessabili di tutte le signore. Louise chiese il divorzio e Lionel festeggiò il Natale del 1939 con un party ‘tuttinudi a mezzanottè nella sua villa di d’Este Drive. Memorabile in tutti i sensi.

Appena un mese dopo, l’orgia tra il muschio e il biancospino costò al padrone di casa l’accusa di aver coinvolto una minorenne in quel convivio di puttane e invertiti dai nomi altisonanti.

Sylvia, sedicenne del Minnesota, aspirante attrice in combutta con un pappone e una nota ruffiana di nome Virginia Lopez per spillare un discreto gruzzolo al vecchio porco.

Fu il principio della fine. Riconosciuto in un primo tempo estraneo ai fatti, Atwill fu condannato nell’ottobre del 1942 per falsa testimonianza: aveva dichiarato solennemente e sotto giuramento di non aver proiettato materiale pornografico nel corso del party in onore di Santa Claus.

Cinque anni con la condizionale. Peggio gli andò nell’ambiente del cinema (vigeva il temuto Codice Hays): gli Studios lo misero alla berlina, i compagni di merende lo abbandonarono. Finì disoccupato e sul lastrico. Tornò a New York (suo primo approdo negli anni della gavetta), con la segreta speranza di ricominciare dai teatri di Broadway. Niente.

Gli ultimi anni di Lionel Atwill, attore, furono tristemente scanditi da particine di infimo piano. Morì di polmonite nel corso delle riprese del serial Lost City of the Jungle mentre Hollywood continuava a sfornare nuovi mostri.

Questa, probabilmente, è la storia di un cattivo.