Aphid Moon ha lavorato con Tristan, Chris
Organic, Lucas della T.I.P. World, Stella Nutella e inciso per Dragonfly,
Alchemy, Transient, Koyote e molte altre labels dal 1995 ad oggi.
Il progetto dell'inglese Jules Hamer arriva al secondo disco su Nano Records,
una delle migliori etichette del panorama psychedelic trance degli ultimi
tempi. Brano per brano, le mie suggestioni all'ascolto del promo.
1 - Landed/smaller>/fontfamily>
Al brano d'apertura è caratteristico riferirsi mentalmente a ciò che già si
conosce: qui vedo echi di Wrecked Machines, Altom, Atomic Pulse, ma è un
modo che considero ingiusto per giudicare il lavoro di artisti perché ogni
progetto, come anche questo, ha un suo messaggio che va oltre i riferimenti
più vicini. Landed è introduttoria in ogni senso ma anche molto
caratteristica, delineando panorami piuttosto rarefatti, pericolanti.
2 - Nu Groove
Un esercizio di filtro a pettine. I timbri con il filtro comb sono molto
adatti a descrivere "divisioni", separazioni, decongiunzioni dello spettro
percettivo. La frase pronunciata dal synth è infatti estremamente
articolata, elencante. Lo stesso brano è spezzato brutalmente in due
tronconi netti, anche se simili.
Qui gli Aphid tocca un poco le altezze di storiche entità Goa francesi come
Infinity Project e The Antidote. Una piccola delusione è che il suddetto
timbro iniziale poteva essere più strutturale al brano, così com'è rimane un
pò troppo isolato dal resto.
3 - Global Culture
È una belva al passo leggero, felpato. Fantasie ritmiche che dimostrano una
grande padronanza del ritmo accentato, in barba ai profeti dell'house.
Questo brano si arrotola rapidamente in un vortice stretto e ostinato,
vagamente olandese, ma sapientemente modulato e rimodulato, mantenendo il
tutto estremamente filante, mai farraginoso, tanto che sul finale si azzarda
anche un cambio di tonalità. Nonostante la traccia sia piuttosto lenta,
penso si adatti facilmente alla programmazione notturna.
4 - K9
Piuttosto semplice, propone suggestioni più etniche ed immediate, di facile
presa. Si possono ascoltare alcune mere modulazioni di risonanza, che non
sentivo da molto tempo nella trance.
Da qui in poi mi è chiara una cosa: Aphid Moon ama lanciare stacchi prima di
ogni nuova configurazione d'arrangiamento, dando la sensazione di
controllare lo sviluppo alla maniera djistica, ripetuta.
5 - Human Race
Bella e abbastanza originale. Il brano migliore perché qui ci vedo qualcosa
di estremamente personale, esclusivamente Aphid: la fretta apparente, la
disco segmentata in particelle vive, brulicanti, la natura divisionistica,
tenuta assieme saldamente dal manto scuro di uno stile asciutto e
determinato. Dal'unico inesistente, il soffio, grido primordiale, si genera
infatti la moltitudine dei cicli vitali, infinita.
6 - He Who Survives
E' come una pantera nera moderna alla corsa disperata, che compie un
percorso rapido scorto solo attraverso i fili d'erba d'una savana
elettronica, osservata tra quegli steli in parata ritmica con rispetto
naturale, tradotta di lontano, posto al margine ultimo dell'orbita celeste.
Ecco forse questo sistema descrittivo dell'odierna psichedelia è un poco
periferico, sembra non voglia mai cadere nel fulcro, valorizzando piuttosto
i confini possibili, lontanissimi. Sono sicuro però che la prossima
generazione di artisti tenterà una cabrata e a mio parere fin troppo tempo
si è atteso.
7 - Rockstar
Le durezze si intuiscono subito dalla partenza, e sono confermate da un
blocco iniziale estremamente massiccio, col basso sugli ottavi e presto con
un intenso fraseggio di synth e un curioso modulo interrogativo di risposta.
Effettivamente la prerogativa degli oggetti robusti e' anche quella di
essere impenetrabili, inspiegabili, poco confortanti.
Saggia la decisione di porla per settima, è il suo posto nella tracklist.
La parabola di ogni stella del rock si capovolge sempre con la notorietà,
che corrisponde alla seconda parte di questo bel numero. Ma le domande sulla
sua vera identità permangono sempre.
8 - Axle
Anche questo è un numero molto interessante, acido fino al midollo,
divagante e dirompente, poco meditato e molto punk. Addirittura
meta-concepibile, pur rimanendo in stile. Qui il nostro amico va un po' oltre
il linguaggio caratteristico della trance ed è coraggioso, ma l'arte ripaga
il suo coraggio col tradimento del riferimento naturale: più cerchiamo di
spingere avanti le lancette dell'orologio, più esse torneranno beffardamente
indietro all'acid di Detroit e ancor prima alle sinfonie spaziali tedesche
dei Tangerine Dream.
Il messaggio, dopotutto, è solo uno e Axle ne è una degnissima versione.
9 - Total Psy
Liberazione. La genesi libera rivela la fantasia del creato, senza
gerarchie, ricco di escrescenze melodiche, formazioni spontanee. Un discreto
finale per una raccolta davvero curata, fedele alle atmosfere dei party più
scatenati.
Andrea Capanna |