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BLONDE REDHEAD: Misery is a butterfly (4AD) |
La principale chiave di lettura di Misery is a butterfly va individuata nel passaggio della band newyorchese alla leggendaria 4AD records. Seppur in chiave post-moderna i Blonde Redhead fanno propri gli intenti poetici degli artisti che hanno scritto la storia di questa casa discografica . Evidente quanto oscuro il tributo al dream pop di band come Cocteau Twins e Dead can Dance, i primi fotografati nella loro capacità di creare paesaggi interiori, i secondi evocati in una spirale di rock tenebroso e ambient languido. In perfetto stile shoegazing, altro genere nato con la 4AD, le chitarre sono aperte e i delay, sparati a mille, creano accordi cristallini che si mescolano splendidamente alla voce di Kazu. È una via crucis deliziosa verso band del passato come Lush e Pale Saints. Un disco profondamente intimista, dimesso e spettrale, semplicemente anglosassone. Ed è nel rispetto della tradizione gotica e decadente britannica, nel suo romanticismo sfrenato che i Blonde Redhead trovano una nuova ragione d’essere, involontariamente dark. Come i Cure di Pornography, come i Radiohead di Ok computer ma soprattutto come i Beatles di Sgt. Peppers, i Blonde Redhead scoprono la loro indole europea generata da secoli di storia immanente con cui è impossibile non fare i conti entrando prepotentemente in un continuum spazio temporale che è difficile, ora, decodificare ma che può essere intuito.Per fare questo è necessario depurarsi, riscoprire l’ascolto puro fissando oggetti inesistenti nel buio della propria camera, dimenticare per un attimo le orde di canzonette superficiali che hanno annebbiato tutte le forme archetipe musicali. Misery is a butterfly, miracolo di struggente bellezza ha infine il sapore di una storia d’amore che volge al termine e nell’ineluttabilità di tale evento viene spontaneo pensare a ciò che cantavano i Bauhaus: "the passion of lovers is for death". Jo Laudato Sul web: http://www.4ad.com/ |
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