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ANTONY AND THE JOHNSONS: I am a bird now (Secretly Canadian / Wide) |
“One day I'll grow up…And be a beautiful woman…But for today I am a boy"
Un pianoforte, un angelo caduto dal cielo. Ad attenderli, un gruppo di amici, così che la solitudine lasci il posto alla solidarietà. Ma è Antony, l’essere alato, a catturare tutta l’attenzione del palcoscenico: ascolti la sua voce una volta e ne resti incantato, difficile poi privarsene. L’androgina creatura è approdata sul nostro pianeta da qualche anno, rivelata successivamente al grande pubblico da Lou Reed: celestiali le sue interpretazioni di Perfect Day nel concept album dedicato a Edgar Allan Poe, The Raven, e di Candy Says, nel live 2003 Animal Serenade. Candy Darling, donna della Factory, ambigua musa di Andy Warhol, non è soltanto protagonista del citato brano dei Velvet Underground, ma anche della copertina di I Am a Bird Now, in una foto realizzata da Peter Hujar sul letto di morte, prima che la leucemia se la prendesse a 25 anni. La voce di Antony è indescrivibile ed ogni paragone non ha ragion d’essere. Tocca perché vibra, cattura le orecchie, il cuore, l’anima. Come quelle degli autori da lui così amati: Otis Redding, Ella Fitzgerald, Nina Simone, Billie Holiday, CocoRosie. Se i riferimenti rischiano di apparire inutili, una doverosa menzione va fatta nei confronti di una donna che l’artista adora: Isabella Rossellini. Nei primi anni ’90 sognava di diventare come lei, nei panni di Dorothy Vallens, la chanteuse che si esibiva a notte fonda nei night del lynchiano Blue Velvet (http://www.lynchtown.com/lynchtown-film-Blue-Velvet.htm). Nello splendido ep I Fell In Love With A Dead Boy del 2001 è contenuta la sua personale interpretazione di una delle tracce chiave della soundtrack di tale film: la badalamentiana Mysteries Of Love. I Am A Bird Now: lo metti su e vieni catapultato in un mondo soul intriso di decadentismo, di disillusione e speranza, di serenità, di movimentata interiorità, di pathos. Versi di desolazione si trasformano magicamente in momenti di consolazione. “You are my sister and I love you may all of your dreams come true” canta un rigenerato Boy George in You Are My Sister, splendido, rassicurante duetto. Due farfalle, due donne costrette dentro involucri, dentro bozzoli che rifiutano. Subito dopo il delicato folksinger canadese Rufus Wainwright recita, struggente, What Can I Do? … when shès calling my name shès crying mama help me to live, è come se il cuore urlasse a squarciagola. E Lou Reed? Introduce il suo preferito in Fistfull Of Love e poi si mette alla chitarra, accompagnato da fiati sixties e dal nostro che gioca a fare il soul crooner, “Give me a fisfull of love…”, prima dell’arrivo in pompa magna del re dei folletti, Devendra Banhart, in Spiralling. Brano caratterizzato dal sussurrato iniziale dell’angelo che lentamente cresce ed esplode orgasmico a metà traccia, accompagnato dagli archi dell’iperpresente Julian Kent. Bird Gehrl è l’emozionante saluto con il quale lui si congeda dall’incantato pubblico. Grazie Messaggero della Dolcezza, grazie di cuore per essere arrivato sul nostro pianeta, alla ricerca delle tue sorelle.
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