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CAT POWER: You are free ( Matador ) |
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Torna Chan Marshall, in arte Cat Power, e ci consegna il suo miglior lavoro dopo cinque anni di silenzio, interrotti solo da una manciata di cover poco convincenti e progetti e collaborazioni mai portate a termine. Cinque anni passati togliendo e scarnificando, limando il superfluo, evitando inutili orpelli per raggiungere l’essenza e l’anima della canzone, cuore nero del sud. You are free è stato prodotto da Adam Kasper, che ha curato Riot Act dei Pearl Jam e One by One dei Foo Fighters e non è quindi un caso che siano Eddie Vedder e Dave Grohl gli ospiti illustri di questo disco. Ma sono tanti quelli che avrebbero voluto parteciparvi perchè a New York Chan è amata e vezzeggiata come una regina fin dal suo esordio, una sorta di mascotte della scena alternativa. In Cat Power vive tutto l’enigma e l’incanto di una voce in stato di grazia che recita testi profondamente blues: è un country emozionale per esperienze ipnotiche figlio di Nick Drake più che di Bob Dylan.. Basterebbe Maybe not per spiegarne la bellezza, perché a volte una canzone può aprire uno squarcio nel cuore difficilmente ricucibile, una voragine di maliconia nella quale è dolce lasciarsi sprofondare. Arrangiamento minimale di pianoforte, la voce struggente di Chan e irresistibili controcanti ad accompagnare il tutto. Le voci multiple sono fondamentali in questo You are free, mai invadenti, quasi sussurrate come nella tenera Good woman dove Eddie Vedder interviene per la definitiva lacerazione della nostra anima mentre udiamo tutto l’amore di una donna che lascia il proprio uomo per completarsi e crescere. Toni dimessi, personali, fin dalla canzone iniziale I don’t blame you, dove è ancora un pianoforte funereo a creare un desolante paesaggio che fa da cornice ad una storia d’amore finita male, o nella tristissima Werewolf, un pezzo che potrebbe scrivere Joni Mitchell in punto di morte mentre intorno a lei un violoncello imita il lamento umano. Siamo in pieno Sturm und Drang musicale in cui la passione celebra se stessa e il dolore di una donna diviene voce universale. Singing along with your teen love crying canta nella solenne e autobiografica Fool, perché non c’è passato e non c’è presente, aspettiamo semplicemente di vivere. Un disco forse troppo lungo ma ben bilanciato dove non mancano i momenti rock come He war, quasi un tributo a Patti Smith, o la convincente Speak for me in cui il ritmo cresce rabbioso fino a completarsi ancora una volta in un’orgia di controcanti. La sensibilità di Chan Marshall è fuori discussione, una poetessa americana capace di commuovere. Jo Laudato |
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