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MADONNA: American life (Wea) |
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Non sono nato negli USA e non conduco uno stile di vita americano (almeno non in senso stretto). Il fatto che la redazione mi abbia consegnato una copia dell’ultimo cd di Madonna chiedendomi di recensirlo mi ha messo lievemente a disagio, dato che mi ha costretto a togliere dal lettore la Callas di Tre sbirri, una carrozza nella Tosca di Puccini che alterno volentieri a La Bella mafia della svergognata Lil’ Kim e al terrificante Eye candy delle Mis-Teeq (sì, sono in un periodo sfacciatamente autolesionista). Ma non importa, da una divina all’altra vediamo di far bene...
"This type of modern life is it for free?"
È un po’ come quando ci hanno spiegato che Jack Kerouac era un conservatore maccartista che odiava a morte i comunisti. Questa Madonna che si autocensura dopo 24 ore di heavy rotation sostituendo la prima versione del videoclip di American life diretto da Jonas Akerlund con un secondo girato piuttosto innoffensivo ("Non volevo urtare la sensibilità degli americani") e che mentre l’album arrivava nei negozi ha inviato un messaggio intimidatorio agli hackers disseminati per la rete è una gigantesca icona che ostenta il suo lato oscuro. L’ultima vera grande star su scala mondiale si fa ritrarre in copertina in posa da Che Guevara ma difende le corporazioni. Bel casino, no? Però la musica è un’altra cosa. American life contiene 11 pezzi, dura 49’ e 39’’, è stato prodotto dal francese Mirwais, lo stesso di Music e in fondo si lascia apprezzare per questa voglia di mettersi a nudo in qualche canzone come Mother and father e I’m so stupid (che immagino coverizzata dai Ciccone Youth in un ipotetico The Whitey album n.2). Qualcuno ribatterà che non bisogna mai credere a un’esperta di marketing, una manipolatrice di media, un’illusione vivente. Diranno (stanno già dicendo) che i falsi miti della moda e della cultura a stelle e strisce attaccati dall’artista a suon di bombe in passerella sono gli stessi che fin qui l’hanno nutrita. Tutto vero. It’s all true, volendo tirare in ballo Orson Welles (uno che di icone se ne intendeva parecchio, avendo dormito nello stesso letto di Rita Hayworth). Tuttavia dovremmo aver accettato dai tempi di Like a virgin e di Material girl la ricerca di una trasgressione di tutto ciò che appiattendoci in modo continuo e ripetuto siamo costretti ad accettare. Questa fase più recente di Madonna segue indubitabilmente il medesimo programma che in passato l’ha portata a realizzare un libro ‘scandaloso’ come Sex e ad interpretare sul grande schermo Evita (Ok, due palle di film, come Chicago, come ogni musical che si rispetti). Alla maniera del Warhol dell’ultimo ciclo con i ritratti di Lenin e gli Autoritratti, dell’Abel Ferrara di Blackout e New Rose Hotel o del corto Love on a train, la signora è soltanto più adulta, consapevole, padrona della macchina che fabbrica il fumo, di quell’autoreferenzialità ironica che, se portata all’eccesso, la porterebbe (pensiero sublime!) ad incidere un disco prodotto dallo scrittore Mark Leyner.
"Fuck it!"
A me piace. Mi piacciono in particolare la ballatona Hollywood e Love profusion. Mi piace questa elettronica un po’ sguaiata, tutta effettini anni ’80. E mi piace pensare che il file audio immesso sul web sia un invito velato a giocare/far l’amore con Madonna remixando i brani di American life. Qualcuno lo sta già facendo e la cosa, mi dicono, non costituisce reato.
Nise No |
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