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NEW ORDER |
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www.newordergetready.com
Il problema con le tipe più giovani è che ti puntano in faccia una digicamera a mo’ di pistola e ti sparano a bruciapelo una domanda di quelle capaci di mandare al tappeto persino Tyson: "Ascolti ancora quella roba anni Ottanta?" Chiariamolo una volta per tutte, benedette ragazze: mica c’erano solo Dean Arrow e i Visage negli Ottanta. Tanto per cominciare ho tra le mani Get Ready, il nuovo album di un gruppo di ultraquarantenni recentemente definiti dall’autorevole Times «La band più importante degli ultimi venticinque anni». E Billy Corgan, messi a nanna gli Smashing Pumpkins si è appena fatto arruolare tra le loro fila insieme a quella vecchia canaglia di Bobby Gillespie dei Primal Scream. Nome in codice: New Order. Si chiamavano Joy Division, una volta, e in ogni caso insieme a P.I.L. e Depeche Mode hanno influenzato una lista spaventosa di gente apparentemente insospettabile (U2, Pet Shop Boys, Chemical Brothers, Underworld in cima).
L’aggettivo giusto in questi casi è seminale. Dal post-punk alla new wave, alla techno, ai giorni della Manchester che (s)ballava dettando al resto del mondo i dieci comandamenti della musica futura (e della moda: cappellini alla pescatora e compagnia bella). Get Ready è una nuova partenza dopo otto anni di silenzio per Bernard Sumner, Peter Hook, Stephen Morris e Gillian Gilbert. Un disco di tutto rispetto, nel segno di un elettropop adulto che recupera la chitarra per affiancarla al synth. Ballabile, melodico, carico di energia: quando si arriva alla fine dell’ultimo brano, si riparte daccapo. Crystal, il singolo apripista, regge il confronto con la vecchia Blue monday (successo planetario da 12 milioni di copie vendute, presente nelle soundtracks di numerose pellicole). Turn my way con Corgan alla voce suona molto Smashing Pumpkins, così come Rock the shack ha il tocco inconfondibile degli ultimi Primal Scream e Close range i colori dance-psichedelici dei Chemicals. Echi di Joy Division nel giro di chitarra di Vicious streak, molto vicino a quello di Love will tear us apart. Più Ibiza-sound Someone like you: ritornello potente, chissà cosa potrebbe diventare, se la affidassero alle mani di William Orbit e della signora Ciccone. Dieci brani in tutto, dieci potenziali singoli, dieci e lode: il miglior disco del 2001. (N.G.D’A.)
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