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OASIS: Heathen Chemistry (Sony) |
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La buona notizia è che gli Oasis hanno retto all’urto: questo disco è stupendo! Attesi al varco dopo il debole Standing on the shoulders of giants, i fratelli Gallagher hanno ricucito gli ultimi scampoli del loro turbolento rapporto personale ed artistico. Un declino che aveva portato Liam ad allontanarsi dalla formazione e Noel a meditare sulla possibilità di intraprendere una carriera come solista. L’uscita nel 2000 di Familiar to millions, doppio album registrato dal vivo a Wembley, suonava più o meno come l’amaro epitaffio della band che nel 1994, complice il fiuto di Alan McGee della Creation, aveva mosso da Manchester una massiccia offensiva contro il mondo musicale. Ricordate? Erano i tempi di Supersonic e Live forever, della mediatica, fittizia ‘Battle of the Bands’ Oasis vs. Blur, del rapido passaggio dalla dimensione club a quella degli stadi stipati. Il proclama era: "Siamo la più grande rock band della terra". Polemiche e cazzotti, bevute colossali, l’Inghilterra in delirio, singoli devastanti: troppo di tutto. Proclama alternativo: "Andate a farvi fottere voi e i Pearl Jam!" La notizia del momento è che gli Oasis sono una squadra determinata a non retrocedere in classifica. Dalle prime note del singolo The hindu times si intuisce quanto Heathen Chemistry sia frutto di un’intesa ritrovata, l’opera inaspettatamente più vicina all’alchimia degli esordi. La memoria torna senza fatica alcuna a Definitely maybe e (What’s the story) morning glory, si colora di una maturità compositiva che ha fatto tesoro dei vecchi miti (Beatles, Kinks, Who e Stone Roses) e messo da parte (almeno così sembra) esternazioni ed atteggiamenti buoni per i tabloid scandalistici. Risse, arresti, divorzi, stati di dissociazione prodotti da alcool e droghe scompaiono per far posto ad undici brani compatti per un totale di 42.53 minuti di grande musica. Rock and roll, psichedelia, ballate emozionanti. Come sempre. Qui ci sono canzoni che entrano in testa al primo ascolto (quanti amori nasceranno o finiranno sulle note della struggente Stop crying your heart out?), uno strumentale (Jam out) che a qualcuno sembrerà preso di peso da un album fantasma dei Doors, chitarroni (punk vecchia scuola Stooges in Hung in a bad place, firmata da Gem Archer) e chitarre acustiche, organo Hammond, archi e armonie vocali da lunghi brividi sulla schiena. "All of the stars have faded away, just try not to worry, you'll see them someday/Take what you need and be on your way/And stop crying your heart out". Con la benedizione del fratello maggiore, Liam è autore di Songbird; Born on a different cloud (100% Lennon) e della conclusiva Better man. Lascia il segno tre volte su tre, ribaltando la vecchia convinzione familiare che lo voleva scarsino in songwriting. Noel (per la par condicio, evidentemente) è voce solista in Force of nature; Little by little e She is love mentre Gem Archer ed Andy Bell, recenti sostituti dei transfughi Paul ‘Bonehead’ Arthurs e Paul ‘Guigsy’ McGuigan possono finalmente mostrare le loro innegabili qualità anche in studio di registrazione (furono reclutati quando Standing on the shoulders of giants era praticamente in fase di rifinitura) consolidando l’idea che Heathen Chemistry sia nato in un clima rilassato e di forte coesione. "In the end we'll leave it all behind/Because the love I think I'm trying to find is all in my mind" Pollice su. Miracoli che accadono nei tempi supplementari, quando la posta è alta oltre ogni limite e i tifosi sugli spalti tirano tristemente su col naso mugugnando un "porcaboia". Prendete nota: Heaten Chemistry durerà almeno fino ai vostri pronipoti. Ruffiano, potente, pop, universale (che è come ripetere ‘ruffiano’ una seconda volta). Sarà un classico e venderà tonnellate di copie in tutto il mondo. È un album che ci riporta all’inizio della parabola Oasis e, allo stesso tempo, il capolavoro che la gente aspettava all’indomani del zoppicante Be here now. I Gallagher hanno fatto pace tra loro per sfidare quanti li credevano finiti. Speriamo che duri. (J.R.D.) |