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Pearl Jam: Riot Act (Sony) |
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….and therès just one word that I still believe and it’s love, love, love… Abbandonate le melodie di ricerca e i suoni di sperimentazione di Binaural i Pearl Jam tornano a mettere tutti d’accordo con un album politico (il Riot Act era una legge inglese, emanata nel 1715 che prevedeva l’incriminazione o la dispersione per un numero di 12 persone che si fossero riunite, senza preventiva autorizzazione, a scapito della quiete pubblica. L’atto è stato abrogato nel 1973) incazzato, ma capace di far sognare ancora. Messa da parte la ricercatezza delle atmosfere ipnotiche dominanti nel loro lavoro di due anni fa, tornano a urlare che è l’amore la cosa più importante e che malgrado tutto quello che è successo durante il loro periodo di silenzio (la morte degli spettatori di Roskilde, la vittoria di Bush alle presidenziali, le due torri, la guerra all’Afghanistan) e quello che potrebbe succedere ancora (possibili nuovi attacchi preventivi) loro saranno sempre lì a mostrarci la strada dell’amore e a incitarci di percorrerla. Canzoni come Love Boat Captain, Thumbing my way e You Are, con i loro messaggi romantici, sono l’anima di questo cd, mentre I am mine, Green Disease, Ghost, Help Help fungono da struttura fondendo ritmi rock, ballate e testi polemici….the man they call my enemy, I’ve seen his eyes he looks just like me. Not my enemy; don’t speak for me….Insomma il tema romantico, da sempre caro alla band di Seattle, non cede il passo, anzi. Sembra quasi voler ribaltare le leggi del taglione e del più forte: l’amore è la chiave. L’amore può ridarci fiducia e abbattere i venti di guerra. Speranzosi che una stagione migliore di questa, prima o poi arriverà……no matter how cold the winter, therès a springtime ahead….Ci pensano pezzi come Bushleaguer o Arc, lamento di dolore di Eddie Vedder, a farci confrontare di nuovo con il mondo: un mondo governato da gente che non ci piace…..hès not a leader, hès a Texas leaguer….e dove si muore per assistere a un concerto perché le misure di sicurezza non hanno impedito alla folla di schiacciarti. Un solo rimpianto: la produzione di Adam Kasher. Quando nel ruolo del produttore c’era Brendan O’brien i pezzi non finivano perchè il mixer li sfumava. Ci pensavano gli accordi di chitarra di un Gossard o un McCready, la batteria di Cameron o magari la voce penetrante di Vedder.
sito ufficiale: http://www.pearljam.com/ Valentina Neri |
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