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PRIMAL SCREAM: Evil Heat (Columbia)Scarica i Temi del desktop dei Primal Scream |
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Bobby Gillespie l’ha sempre sostenuto: "Dai Primal Scream potete aspettarvi di tutto". Adesso, per esempio, è il caos: mentre venivano consegnate alla stampa le prime copie promozionali, è giunta voce di un ritorno in studio della formazione per registrare un brano dal titolo Substance D. L’ultimo (surreale?) comunicato al mondo lo firma il tastierista Martin Duffy: "George Michael is the new Freddy Mercury, David Beckham is the new George Michael, Evil Heat is the new Primal Scream". Chiaro come il sole, anzi: Deep hit of the morning sun, per dirla con l’abbagliante mantra elettro-psichedelico che apre la raccolta precedendo di pochi minuti il singolo tech’n’roll Miss Lucifer (pensate alle cattive ragazze, a Rollercoaster dei Jesus & Mary Chain, ad una Swastika eyes parte seconda).
Fondamentale l’apporto creativo di Kevin Shields (My Bloody Valentine), Andy Weatherall, Robert Plant (armonica nel blues dallo spazio profondo di The Lord is my shotgun) e, ancora (probabilmente) Giorgio Moroder, Jagz Kooner, Jim Reid (Jesus & Mary Chain), Alec Empire. Un progetto aperto, più che una band, poiché dal 1990 i Primal Scream hanno smesso di essere una band in senso stretto. Lo spartiacque resta ovviamente Screamadelica, terzo album destinato ad essere il manifesto imprescindibile di un nuovo corso che nei dodici anni successivi alla sua pubblicazione ha prodotto altre prove interessanti registrando altresì sporadiche battute d’arresto (Give Out But Don’t Give Up, 1994 ed il relativo, disastroso tour USA insieme ai Depeche Mode).
Rispettare i miti significa attraversarli e stravolgerli: ecco la forza dei Primal Scream. Fanno a pezzi tutto in ossequio ai loro padri putativi, ad un background che comprende i Felt (gruppo di provenienza di Martin Duffy, coverizzato in Space blues # 2), gli Stone Roses per il bassista Mani, i Jesus & Mary Chain, formazione nella quale un giovanissimo (e perennemente ubriaco) Gillespie suonava la batteria. Il revival è per gli altri, lo lasciano volentieri all’indie rock (termine che Gillespie giudica osceno) dei vari Strokes e The Vines. Rigenerare, non emulare: questo è il segreto. (J.R.D.) |