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Red Hot Chili Peppers: By the way (Wea) |
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Vecchie glorie: a volte è bello che ritornino. Nel caso dei Red Hot Chili Peppers, gli anni della maturità anagrafica hanno prodotto i risultati migliori sul piano artistico e se Blood, Sugar, Sex Magik (1991) è il monumento che tutti conosciamo (un disco da isola deserta, classico come Electric Ladyland di Hendrix ed Exile On Main Street degli Stones), Californication (1999) e By the Way non sono da meno. Dentro e fuori Los Angeles, il quartetto composto da Anthony Kiedis, Flea, John Frusciante e Chad Smith ha tenuto testa al karma negativo di morti (quella di Hillel Slovak, primo chitarrista, seguita dall’altrettanto tragica dipartita di River Phoenix, grande amico della band), defezioni temporanee (storico l’abbandono di Frusciante nel 1993), flirt prolungati oltre misura con alcool e droghe pesanti. Sancita una tregua con il loro turbolento passato, oggi i R.H.C.P. (al debutto si facevano chiamare Tony Flow & The Miraculously Majestic Masters Of Mayhem) sono una superba macchina da soldi che ha i suoi punti di forza nel songwriting ispirato, nel suono potente, in un gioco di squadra coordinato in maniera a dir poco maniacale da quel produttore ‘con le pallè che risponde al nome di Rick Rubin. Moneymakers dallo spirito genuinamente cazzone (interessante l’opinione di Flea su Napster, Audiogalaxy e in generale sulla guerra alla pirateria in rete: "Non me ne frega niente, tanto i soldi li facciamo comunque!"), surfers tatuati che di tanto in tanto abbandonano gli strumenti musicali per darsi al cinema (apparizioni in ruoli minori in My Own Private Idaho; Point Break; Paura e Delirio a Las Vegas, ma anche F.I.S.T. con Kiedis, all’epoca tredicenne, chiamato ad interpretare il figlio di Sylvester Stallone). Atteso da tre anni, By the Way si presenta con una copertina ad opera del pittore Julian Schnabel e raccoglie sedici nuove canzoni già prenotate per il disco di platino. La band tenuta a battesimo da Andy Gill dei Gang Of Four e benedetta nel 1983 dal reverendissimo George Clinton (sua la produzione del secondo album Freaky Stiley), ha trovato una dimensione personale che si concretizza in una sintesi di tutti gli amori di sempre: il funk, i Beatles, le armonie dei Beach Boys, il rock sudato come un’amplesso, contagiato dal soul e dal fuoco hendrixiano. Temperatura al massimo: By the Way ha il suono di un’estate infinita, imita la voce dell’oceano, il sapore di una birra appena tirata fuori dal refrigeratore. È vita perché, da vent’anni, ci si riferisce ai R.H.C.P. come ad una celebrazione della vita oltre i momenti più duri (quanto insopportabile tedio nelle giovani promesse, nei figli di John Casablancas). Parental Advisory: musica che incoraggia le relazioni sociali, favorisce le congiunzioni bibliche, i rapporti fuori dal matrimonio, le posizioni estreme (non parlo di politica). Hot, very hot, insomma. Molti trucchi del mestiere ma niente calcolo: mettete su e sentirete la forza di quattro amici che suonano insieme e si divertono. Si avverte la bellezza di liriche scritte con l’anima (la stessa di Under The Bridge e Soul To Squeeze). Prevalgono le ballate, dall’iniziale By the Way ad Universally Speaking, da Dosed (dove la linea vocale del ritornello omaggia apertamente Let It Be), fino alla scarica di brividi procurata nel finale da Venice Queen. E non mancano momenti di sana allegria (il latin-sound di Cabron, l’andamento ska di Tear), ballabili da terrazza con canneto e luna alta nel cielo e candele accese tutte intorno. Poi, è normale, si finisce senza mutande a fare su e giù come conigli, infrattati da qualche parte. Difficile pescare il brano migliore tra sedici potenziali numeri uno. Mettetelo in valigia e portatevelo in vacanza anche se non avete i soldi per un volo fino a Venice Beach e vi tocca accontentarvi di Santa Marinella. Ascoltatelo tutto, anche più volte di seguito. E non dimenticate il preservativo! (J.R.D.) |